Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
La maggior parte dei brand alimentari fa capo a 10 aziende

Oxfam, un’organizzazione internazionale di aiuti umanitari e progetti di sviluppo, ha realizzato un’infografica che mostra tutti i (famosi) marchi alimentari posseduti da dieci grandi gruppi che operano nel settore. Sugli scaffali dei supermercati scorgiamo quotidianamente centinaia di marche, prodotti e confezioni diversi, ma molte delle cose che acquistiamo sono proprietà di un pugno di holding e marchi: tra gli altri, Coca Cola, Nestlé e Danone sono alcuni dei nomi presenti nella grafica.
Secondo quanto riporta Oxfam, questo accentramento ostacola soprattutto le startup e le piccole imprese che si affacciano nel settore, per cui competere diventa quasi impossibile. Il magazine Good inoltre sottolinea quanto inaspettati e, spesso, imprevedibili siano i legami di parentela tra i prodotti all’interno delle singole famiglie che fanno capo a una stessa macro-azienda: nello specifico, ad esempio, Nestlé produce varie marche di barrette di cioccolato, pizze surgelate, latte in polvere per neonati, acqua in bottiglia (da San Pellegrino a Perrier), caramelle, biscotti e merendine, mentre Unilever tiene sotto l’ombrello del suo marchio dadi da cucina, tè e prodotti dietetici.

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.