Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
Il portiere e il mare
La Virtus Entella, rivelazione di Chiavari in Serie B, e Andrea Paroni, il portiere degli ultimi sette anni, dai Dilettanti alla storica serie cadetta. Storia di un portiere, e di un rapporto suggellato dall'alluvione ligure, quando Andrea ha salvato il tifo chiavarese dall'acqua.

Pioveva, a Chiavari. Pioveva molto. Era una di quelle notti in cui non sai cosa sta per accadere o forse sì, ma non ci vuoi credere. Non vuoi credere che proprio a te, proprio nella tua città, proprio nella tua strada. Sta arrivando l’inferno e non te ne fai una ragione, perché sin da piccolo ti hanno spiegato l’inferno come un posto di fiamme e caldo atroce e invece qui viene giù acqua. Alluvione, si chiama ancora nonostante lo sforzo evitabile per coniare parole orrende di qualcosa che già fa paura di suo: due torrenti esondati nello stesso momento, l’Entella e il Rupinaro, e la città sott’acqua, qualche giorno dopo la furia abbattutasi su Genova. A quaranta chilometri da Genova.
Entella è il nome di un fiume e di una squadra di calcio. Di un piccolo miracolo sportivo che ha permesso a una città di ventisettemila abitanti di arrivare fino alla B. O meglio: di arrivare in sette anni dalla D alla B. Ha i suoi tifosi, figli di una città alle prese con un dramma e a loro volta con pezzi della vita passata sui gradoni travolti dall’infamia dell’acqua. «Un momento difficile per noi e per molti altri ragazzi della gradinata che hanno perso tutti i ricordi di una vita», scrivono alcuni di loro sui social network, mentre raccontano i danni pure al tifo fatti dall’alluvione. Non tutto è andato perso, però: la parte bella di una storia faticosa sta in chi ha strappato all’allagamento e quindi alla rovina tutto quello che si poteva dei ricordi, dei simboli e persino dell’onore dei tifosi. Scrivono del «nostro portierone Andrea Paroni che è stato fondamentale per salvare gran parte degli striscioni e del nostro materiale presente nel magazzino», e Andrea Paroni allora, comincia a raccontare. Un po’ sorpreso per l’importanza acquistata dal gesto, molto colpito perché è stato tutto così spontaneo: «Abito di fronte allo stadio e, quando la pioggia era diventata ormai fortissima e le strade si stavano allagando ho sentire urlare dal bar che è sulla via: era richieste d’aiuto e le ho ascoltate, sono andato in strada e ho cominciato a dare una mano a tutti: il bar, l’officina che è pure lì. Buttavamo fuori l’acqua con le scope, cercavamo di arginarne il flusso con le tavole».
Paroni è l’Antonini di Chiavari, che però lega il soccorso immediato alla gente di una città ormai sua al lato calcistico della solidarietà attiva: di mestiere fa il portiere, ha venticinque anni e gioca nella Virtus Entella da sette. Ha fatto l’intera scalata dalla D alla B da protagonista, ora fa il secondo di Ivan Pellizzoli e ha comunque tre presenze in questa Serie B («È stato bello entrare in campo tra i cadetti dopo aver vissuto tutti i campionati qui, in una città che ormai mi ha adottato»). Per una notte, ha dimenticato tutto o forse no: perché dentro lo stadio, mentre dal cielo arrivava ancora acqua e per terra c’era già fango, è comunque arrivato: «Mentre aiutavo il bar e l’officina, e la situazione peggiorava, uno dei nostri ultras è arrivato nei pressi dello stadio e ha iniziato a chiederci aiuto per portare in salvo tutto quello che di loro c’era nel magazzino: bandiere, sciarpe, striscioni… e pure la coreografia del centenario, quello vista l’anno scorso in campionato». Gli striscioni sono per chi tifa il simbolo della propria identità: hanno polvere addosso, partite da raccontare con il sole contro o con il vento in faccia. O con la pioggia, appunto. Solo che questa era troppa, il magazzino dello stadio si stava riempendo d’acqua e tutto sarebbe andato distrutto, non fosse arrivato Paroni a raccogliere quello che si poteva e portarlo a casa sua, in una camera utilizzata perché tutto torni definitivamente normale il più presto, alla prossima partita in casa, e chi tifa abbia i suoi strumenti per riconoscersi.
Andrea è cresciuto tra i giovani dell’Udinese e poi ha fatto la sua scelta: fare tutto il percorso dal basso, riuscendolo a fare sempre nella stessa squadra. Di cui era, numeri alla mano, una delle bandiere e di cui adesso sarà idolo autentico, il salvatore della storia. Quando torneranno gli striscioni, nel prossimo turno dell’Entella in casa (il 29 novembre, contro l’Avellino), sarà per merito suo: «Gli apprezzamenti mi hanno fatto piacere, quello che hanno scritto i tifosi pure. Ma per me era importante in quel momento aiutare chi ne aveva bisogno. Abbiamo vissuto tutti ore drammatiche: avendo Genova vicino avevamo visto le difficoltà, la paura, la gente rimasta senza casa e attività. Sono immagini che ti colpiscono, ma che comunque non comprendi fino in fondo se non quando ti toccano. E noi ora abbiamo visto tutto questo da vicino, abbiamo avuto paura. La conquista adesso è la normalità: anche ritrovarci per l’allenamento è stato difficile, anche un nostro compagno ha perso la casa, non abbiamo giocato contro il Modena. Cose semplici, che mancavano». Cose semplici anche nelle parole: «Ma infatti non è stato un atto di eroismo il mio. E nemmeno quello degli altri compagni. È bello quello che ha fatto Antonini a Genova e quasi imbarazza l’accostamento, ma la verità è che gli eroi veri sono quanti il giorno dopo erano ancora per strada, con le maniche rimboccate, a spalare, a pulire, a contare i danni subiti, ad aiutare gli altri. Io quella notte ero lì e ho fatto quello che potevo, ero davanti allo stadio e non ci ho pensato un attimo, quando mi è stato chiesto aiuto».
Ora che gli striscioni sono in salvo, l’Entella ancora no: «Il campionato è lungo e strano, la classifica corta: non abbiamo giocato una partita e siamo stati risucchiati in basso. Ma ora l’obiettivo è doppio: che l’Entella resti in Serie B al suo primo anno, che Chiavari si riprenda in fretta». Quando poi serve una mano nella fase più complessa, Paroni è pronto. Anche in campo, visto che già due anni fa era diventato eroe. Questa volta in campo: segnando al 95′, su calcio d’angolo, nella semifinale playoff contro il Casale per andare in Prima Divisione. Quel colpo di testa servì per il 2-2, per arrivare in finale (poi persa contro il Cuneo) e salire di categoria (grazie al ripescaggio). Quando c’è qualcosa da salvare, contateci.
Fotografia originale di Agnese Carilli

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