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I fratelli Gallagher si sono esibiti insieme per la prima volta dopo 16 anni In un circolo operaio a Londra.

Bling Ring Ligresti

Viaggio intorno al palazzo-compound romano di Salvatore Ligresti in uso a poteri più o meno forti, da Alfano a Bocchino, stretto tra i Caltagirone (vicini di casa), carabinieri e carmelitane scalze.

07 Novembre 2013

C’erano anche truppe santoriane, mercoledì 6 novembre, a indagare a via delle Tre Madonne, mistico indirizzo romano dei Parioli sontuosi, dove l’ingegnere Salvatore Ligresti possiede uno storico compound in uso a poteri più o meno forti. Carabinieri identificavano la troupe di Servizio Pubblico, lì per una vicenda d’inquilini scacciati per far posto, si sospetta, a potenti in ascesa nel residence meno meritocratico di Roma. Nel compound in questione (ai civici 14,16 e 18) abitano o hanno abitato, infatti, in affitto, forse a rotazione, a seconda di ascese e declini, oltre al ministro dell’Interno Angelino Alfano, l’ex ministro Renato Brunetta, il figlio del presidente della Consob, Marco Cardia, il ragazzo ye-ye dei postfascisti Italo Bocchino, oltre alle sorelle Geronzi, figlie di Cesare, e l’ex direttore generale della Rai, Mauro Masi.

Per Alberto Statera, i palazzoni di via delle Tre Madonne sono come quello di Al Pacino nell’eponimo Avvocato del Diavolo, equo canone in cambio di vendita di anime più o meno belle; però Ligresti è ingegnere e non avvocato, e in realtà a vederli questi edifici Novecento sono poco inquietanti, anzi abbastanza solari, molto manutenuti, con le loro facciate giallo-romano, giardini ben illuminati e timpani e lesene e statuotte di gesso, e fontane zampillanti. Difficile immaginare riunioni di condominio sulfuree alla Rosemary’s Baby, e niente gotici e neogotici lugubri qui: semmai un lusso un po’ balneare, tipo parte chic di Santa Marinella, o cooperative tramvieri di via Taranto a Roma. Unico segno di potere una macchina dei carabinieri di fronte alla sbarra d’ingresso. E vicini illustri: di fronte alle unités d’habitation ligrestiane, oltre un muraglione, villa Taverna, residenza dell’ambasciatore americano (mimeticamente, il complesso è poi immerso in un arredo urbano democratico-sgarrupato con buche tipo Mombasa e cassonetti un po’ lerci).

Soprattutto, contrasti: il quartiere Milton-Ligresti fa angolo con la via, questa sì misterica e di vero chic proprietario, dei Tre Orologi. Sorta d’Olgiata in miniatura (ma più blindata), qui si eterna il potere vero dei millesimi (e le case di Alfano in confronto sono un po’ un Aler di lusso). La via si apre con la secentesca villa Caltagirone, già Parodi Delfino, già Sacchetti. Probabilmente la casa più opulenta di Roma, castelletto turrito spagnolesco che occupa un intero isolato, guardando tutta la città accanto a un convento di carmelitane scalze. Ci sono le alte cancellate con i delfinotti di ferro battuto dei Parodi, e iniziali PD a ricordare l’epoca degli armatori genovesi; che la vendettero a metà anni Ottanta a Francolino Caltagirone (padrone tra le altre cose del Messaggero, vero re di Roma per liquidità e potere; così chiamato in famiglia per distinguerlo da Gaetano, quello di “A Fra che te serve”, nei confronti di un sodale di Andreotti).

Anche la moglie di Ligresti fu rapita, durò poco e andò malissimo agli utilizzatori finali: la signora Antonietta detta Bambi venne liberata dopo un mese, nel 1981, e due dei suoi tre sequestratori, appartenenti a cosche siciliane, subito sparati.

Dentro, si narra, leggendari Renoir. Fuori, sorveglianze tipo Fort Knox; perché la villa fu teatro, nel 2000, di uno strano rapimento, quello della moglie di Caltagirone, Luisa Farinon, sequestrata per ventiquattrore dal domestico filippino che, in preda a sbrocco, la trascinò fino in Slovenia per poi liberarla e spararsi (si disse che fu una rapina andata male, come poi quella di dieci anni prima all’Olgiata a cui forse ci si ispirava; però la Caltagirone reagì e si salvò; e poi divorziò anche). Anche la moglie di Ligresti (altro Ingegnere, anche lui di origine siciliana, ma praticante a Milano) fu rapita, e anche lì durò poco; e anche lì andò malissimo agli utilizzatori finali: la signora Antonietta Ligresti detta Bambi venne liberata dopo un mese, nel 1981, e due dei suoi tre sequestratori, appartenenti a primarie cosche siciliane, subito sparati.

Di qui le sicurezze: i Tre Orologi, che costeggiano da un lato i Caltagirone e dall’altro i Ligresti, sono il posto più sicuro d’Europa. Provate a farli qui, i bling ring; una camionetta dei carabinieri protegge l’ingresso di questa “Via Privata”, come avverte il cartello, di lussi immobiliari da telefoni bianchi: al numero 6 il villino razionalista Malvezzi-Campeggi, con autisti che attendono insieme a una cameriera in crestina e uniforme. Al 3, di fronte, il convento che guarda dentro casa Caltagirone, con telecamera. Più in là, al 10, un villone “Il cedro”, tipo casa di Psycho sulla collina, con arcata ogivale e molte bouganville, sul genere sgarrupato-inquietante; poi un complesso di cottage bassi ricoperti d’edere e archetti, con persiane bianche e ghiaie, e dietro staccionate senza serrature, di legno, persino orti: tipo Downton Abbey o Ispettore Barnaby, e davanti Smart con adesivi “bebè a bordo” e “comune di Monte Argentario” (e dappertutto, mini telecamere di sicurezza; e anche davanti a casa Caltagirone, però, molte buche e marciapiedi sderenati: forse anche qui per far paese reale, o forse per vendette del sindaco Marino, che da mesi dal Messaggero viene stalkerato).

Ma poi però la strada prima di finire diventa improvvisamente linda e ordinata, e dalle buche si passa a un pavé addirittura decorativo, in un grande spiazzo parte tutto un opus latericium a nascondere un’alta cattedrale di mattoni, previa garitta di sorveglianza. È la rappresentanza tedesca presso la Santa Sede; opera di un architetto von Branka specializzato in ambasciate: sovradimensionata, con sorveglianti e autisti, e una cancellata esagerata e tensioni ingiustificate da Guerre Fredde alla vista del visitatore; e grande aquila teutonica che sventola in campo giallo, e dentro, forse, centri di ascolto (si spera, altrimenti non si giustifica la cubatura).

Tornando indietro, si vede il campanile del convento dei Tre Orologi: ci si installarono le monache nel 1901, su un’antica catacomba ancor oggi visitabile, e comunicante con casa Caltagirone: e la vicinanza di questi alti luoghi mistici deve offrire all’Ingegnere meditazioni importanti. Gli inquilini dell’altro ingegnere, invece, nell’altra via, si affacciano sui loro giardini ordinati e sul parco di villa Taverna dove l’ambasciatore americano organizza hot dog di Stato a cui occorre farsi invitare (di qui, forse, tra una Finanziaria e una Fiducia e una caparra, diverse meditazioni in finestra sulla caducità del contratto d’affitto, della cedolare secca e sulla natura del potere).

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