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Perché non parli, Bianca Censori?

Nude look dopo nude look, ancora non abbiamo capito se è vittima di Ye o sua complice, se la nudità fa parte di una performance di arte e moda o è una violenza che sta subendo.

05 Febbraio 2025

Guardando Bianca Censori posare da sola sul red carpet dei Grammy – dopo che Ye le sussurra qualcosa, si allontana, e lei avanza di un passo, rimanendo sola come una bellissima statua al centro della scena – mi sono chiesta quanto queste “performance” messe in atto dalla coppia ormai da qualche anno cambierebbero se lei, o magari entrambi, sorridessero. Ho notato, infatti, che la maggior parte dei commenti alle fotografie tende a “diagnosticare” lo sguardo di Censori, definendo la sua espressione come “persa, lobotomizzata, assente, dissociata, depressa”. “È evidente che non sta bene”, scrivono, “qualcuno salvi questa donna”. È vero, Bianca Censori ha un’espressione seria e impassibile, ma lo stesso si potrebbe dire delle modelle e dei modelli che vediamo sfilare in passerella durante le fashion week (spesso, anche loro, con molte parti del corpo nudo bene in vista). Mi sono chiesta cosa cambierebbe se lei sorridesse: l’effetto sarebbe più rassicurante oppure, al contrario, ancora più pornografico? I commenti diventerebbero “contenta lei contenti tutti” o la gente inizierebbe a insultarla dando per scontata la sua connivenza nel progetto (mentre adesso è considerata da tutti una vittima)?

Non possiamo saperlo. Quello che non cambierebbe è il messaggio inevitabilmente comunicato da due persone che hanno ormai rodato un look di coppia che prevede sempre la stessa dinamica: lui bardato all’inverosimile (anche se a quanto pare ha superato il periodo della full-balaclava), lei praticamente nuda. A scandalizzarci, infatti, lo sappiamo bene, non è tanto la nudità di lei – di naked dress, anche se forse mai di così radicali, ne abbiamo visti tanti (eccone alcuni), e poi non ci hanno fatto una testa tanta a dirci che se una donna vuole esporsi e celebrare il suo bel corpo non c’è nulla di male? – ma la nudità di lei in confronto alla non-nudità di lui (come commentano i simpaticoni sotto alle foto di coppia: nessuno di noi desidera vedere Ye nudo, Dio ce ne scampi, se mai siamo curiosi di vedere lei vestita).

La sottomissione femminile al maschile rappresentata da questo rapporto di potere scandalizza “le masse” da sempre. Nel 1863 l’opera “Le Déjeuner sur l’herbe” di Manet sconvolse i francesi per due motivi: primo perché pensavano fosse dipinto un po’ a cazzo, con pennellate veloci e approssimative (in un periodo in cui andava di moda roba leccatissima a tema storico o mitologico: venne infatti esposto nel Salon des Refusés, mica nella mostra ufficiale); secondo, perché rappresentava una donna completamente nuda (che in questo caso però osserva lo spettatore con una faccina furbetta) che fa una specie di picnic insieme a due signori elegantemente vestiti. Esattamente cento anni dopo, nel 1963, questa volta in un museo, il Pasadena Art Museum di Los Angeles, Eve Babitz giocò a scacchi con Duchamp completamente nuda. E cinquant’anni dopo, nel 2013, su YouTube compariva una versione censurata di “Blurred Lines”, il video della canzone di Robin Thicke e Pharrell che, di fatto, lanciò la carriera di Emily Ratajkowski. Nella versione originale c’erano lei e altre modelle che, completamente nude (a parte dei sottilissimi tanga color carne), giocavano, ballavano e si divertivano con dei signori elegantemente vestiti. Nel caso di “Blurred Lines” il lato erotico (che, ricordiamo, ha una sua controparte che rientra nell’universo del femdom e dei giochi di ruolo: la pratica del CFNM, Clothed Female Naked Man) era abbastanza sfacciato. Il video venne accusato di misoginia, sessismo e oggettificazione del corpo nudo femminile. Ratajkowski, ai tempi, lo difese, dicendo che si era divertita tantissimo a girarlo e che lei lo vedeva come una celebrazione della bellezza delle donne e del sentirsi a proprio agio col proprio corpo. Qualche anno dopo, in un’intervista, lo definì «la rovina della mia esistenza». Infine, nel 2021, nel suo libro My Body, disse che Thicke l’aveva molestata durante le riprese.

Se pensiamo alla situazione “lei nuda e lui vestito”, però, dobbiamo pensare anche al classico rapporto tra l’artista, il genio, il pigmalione, e la sua musa e modella. Quando Jack ritrae Rose, in Titanic, vediamo un uomo vestito e una donna nuda (cuore dell’oceano a parte). È una scena a cui siamo abituati: l’artista, il fotografo, il regista (uomo) e il soggetto (la donna) che posa, nuda. La donna può avere diversi stati d’animo: può essere emozionata, vulnerabile e un po’ imbarazzata, come Rose di Titanic, oppure potente e sicura di sé come Julia Fox nelle sue foto per Playboy, oppure può essere seria, professionale e anche un po’ distaccata, come le modelle e le attrici abituate a mostrarsi nude per lavoro. Conoscendo Ye e il suo ego, la simbologia artistica potrebbe interessargli molto di più di quella erotico-sessuale: in questo caso Bianca Censori sarebbe il suo soggetto e la sua musa, una scultura vivente. Resta da capire il coinvolgimento di Censori in questa “opera d’arte umana”: presta soltanto il suo corpo, come una modella professionista, o anche la sua mente? Censori è davvero una vittima, succube di un manipolatore come Sara Tommasi quando faceva i video con Andrea Diprè, oppure è una complice, una socia in affari, la metà di un duo di creativi (lei e Ye, alla pari) che da anni sta sperimentando con queste performance fashion-artistiche finché non ne imbroccano una o finché noi non iniziamo a capire (o a comprare, chissà: magari tra poco lanceranno una linea di vestiti per andare in giro nudi?). In tanti notavano come lei, posando per le foto, si sistemasse l’orlo del “vestito” tirandolo verso il basso, come a “coprirsi” meglio. Una mossa messa in atto per enfatizzare il paradosso o un gesto automatico?

Quando ancora si chiamava Kanye West ed era uno dei musicisti più talentuosi del mondo, Ye lavorava tantissimo con Vanessa Beecroft, l’artista italiana diventata famosa con le sue sculture viventi, letteralmente installazioni di donne nude, tutte vestite uguali o con lievi variazioni. Anche lì arte e moda si mescolavano. Ma essendo tutte donne, sia l’artista che le modelle, ed essendo il contesto un museo, era tutto più facile. Qui, invece, c’è di mezzo Ye, un ex grande genio ormai ritenuto da tutti un grande coglione, un personaggio socialmente e artisticamente caduto in rovina, un uomo con un disturbo mentale diagnosticato che non sappiamo se e come sia sotto controllo (tantissime volte ci ha dimostrato che no, non era sotto controllo), uno che a quanto pare obbligava i suoi dipendenti a guardare foto porno di Kim. Uno che adesso il corpo nudo della sua partner ce lo mostra in carne e ossa, altro che foto. Ma, se ci pensiamo, anche Kim si prestava a questi giochi: quanto abbiamo riso col cringissimo video di “Bound 2”, in cui lei lo cavalca nuda mentre lui va in moto (vestito)?

Tutte queste elucubrazioni non mi hanno portato da nessuna parte, se non ad ammirare la strepitosa bellezza di Bianca Censori. A questo punto mi appello a te, Bianca Censori, splendida donna e brillante architetta, carissima compaesana: se vuoi essere liberata, se vuoi che Ye smetta di s-vestirti, indossa qualcosa di rosso. Ah no: non puoi. Allora ti prego parla, dì qualcosa, così noi capiremo che sei davvero in difficoltà. Oppure facciamo così: adesso continua a subire per un po’ – o a partecipare, perché se siete d’accordo, noi, ancora, mica l’abbiamo capito – però, quando vi lascerete, prometti che scrivi un bel libro e ci spieghi tutto? L’ha fatto Julia Fox che con Kanye ci è uscita per finta tre o quattro volte, figuriamoci se non devi farlo tu.

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