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La turistificazione in Albania è stata così veloce che farci le vacanze è diventato già troppo costoso I turisti aumentano sempre di più, spendono sempre di più, e questo sta causando gli ormai soliti problemi ai residenti.
Nell’assurdo piano di Trump per costruire la cosiddetta Riviera di Gaza ci sono anche delle città “governate” dall’AI Lo ha rivelato il Washington Post, che ha pubblicato parti di questo piano di ricostruzione di Gaza che sembra un (brutto) racconto sci-fi.
Stasera La chimera di Alice Rohrwacher arriva per la prima volta in tv, su Rai 3 Un film d'autore per festeggiare l'apertura della Mostra del Cinema di Venezia 2025.
Emma Stone, che in Bugonia interpreta una donna accusata di essere un alieno, crede nell’esistenza degli alieni E ha spiegato anche perché: lo ha capito guardando la serie Cosmos di Carl Sagan.
Miley Cyrus è diventata la prima celebrity a fare da testimonial a Maison Margiela La campagna scattata da Paolo Roversi è una rivoluzione nella storia del brand.
Andrea Laszlo De Simone ha rivelato la data d’uscita e la copertina del suo nuovo album, Una lunghissima ombra Lo ha fatto con un post su Instagram in cui ha pubblicato anche la tracklist completa del disco.
Il Van Gogh Museum di Amsterdam rischia la chiusura a causa di lavori di ristrutturazione troppo costosi Lo dice il museo stesso: servono 121 milioni di euro per mettere a posto la struttura. Il Van Gogh Museum pretende che a pagare sia il governo olandese. Il governo olandese non è d'accordo.
C’è grande attesa attorno a The Voice of Hind Rajab, il film che potrebbe essere la sorpresa di questa Mostra del cinema Per i nomi che lo producono, per il regista che lo dirige e soprattutto per la storia vera che racconta: quella di una bambina di 6 anni, morta a Gaza.

La sinistra conservatrice

Ma alla sinistra basta difendere il passato e attaccare il presente per governare il domani? Parla David Miliband

12 Luglio 2012

David Miliband, già enfant prodige del Partito Laburista, ministro nonché pupillo di Tony Blair e fratello dell’attuale segretario del Labour Ed, è il prestigioso guest editor dell’ultimo numero del settimanale politico inglese The New Statesman. Cura un numero che affronterà i grandi temi della crisi mondiale e dei conseguenti modelli da attuare per uscire da essa e ricominciare a parlare di futuro. Previsti prestigiosi interventi fra cui quelli di Hillary Clinton e del Presidente della commissione europea, Barroso.

In attesa del numero, il sito del settimanale ha pubblicato la riflessione con cui David Miliband apre questo speciale. E’ un articolo che assume una rilevanza particolare in un momento in cui le diverse fazioni politiche, continentali ma non solo, sono (o dovrebbero essere) alla ricerca di nuove soluzioni pratiche, ideali e ideologiche per affrontare le sfide tutte inedite che ci si stanno vorticosamente ponendo di fronte. Da tutti i punti di vista: politico, sociale, economico.

Questa crisi – prima di tutto europea – ha politicamente infatti ribaltato le carte e, come ben spiega Gianni Riotta nel numero di Studio in uscita nei prossimi giorni, risulta davvero complicato ostinarsi a misurare quel che sta succedendo oggi con gli strumenti e i paradigmi del passato. Schematizzando, questa fase delicata a sinistra è incarnata sempre di più dallo scontro in atto fra due modi di intendere la propria missione politica, uno di stampo cosiddetto più socialdemocratico e uno di stampo decisamente più liberale. Uno che prevede più Stato e sostanzialmente mira a curare i presunti squilibri sociali, economici e di mercato con i soldi pubblici schierandosi apertamente col lavoro subordinato e difendendone a spada tratta i diritti acquisti negli anni, e uno che invece non spara a zero su concetti come mercato, libertà individuale e di impresa, ricchezza privata, identità di vedute e di obiettivi fra chi il lavoro lo da e lo riceve. Il tema è ovviamente molto più complesso di così, contiene infinite sfumature, raccontate in profondità da Claudio Cerasa in un lungo pezzo sul numero di Studio in uscita dal titolo “Che sinistra è la nuova sinistra europea?”.

Tornando a Miliband, David è da sempre un esponente della sinistra più liberale, di cui il suo padrino politico Tony Blair è stato e continua a essere un faro, non disdegnando tuttavia la ricerca di un punto di equilibrio e di mediazione fra le due visioni. Le sue parole sono particolarmente importanti oggi, in un momento in cui la sinistra europea – soprattutto con la vittoria del socialista Hollande in Francia – sente crescere il consenso su posizioni di difesa di diritti consolidati e di attacco al rigorismo imposto da alcuni governi di centrodestra, quello tedesco in testa. Miliband frena e lancia un provocazione: davvero basta difendere il passato e attaccare il presente come visione politica per il futuro? Ecco alcune delle sue parole:

[…] Entrambe le fazioni politiche correranno molti rischi nel prossimo anno; il principale è la percezione che hanno molti elettori di un sistema politico che ha fallito, lontano dalle loro vite e senza soluzioni per il Paese. Quando l’economia è ferma, la politica deve rispondere con vigore e immaginazione […] Il rischio per la sinistra è confondere l’essere un’ottima opposizione col diventare una potenziale forza di governo […]

E ancora, dopo aver analizzato alcuni passaggi storici della propria parte politica, Miliband arriva al succo del suo pensiero:

La storia del Labour dice che la sinistra è vincente quando riesce ad allineare una narrazione economica di modernizzazione con un’agenda sociale compassionevole e una cultura politica di dinamismo e progresso. Nel 1945, la ripresa nazionale; nel 1964, la rivoluzione scientifica; nel 1997, una Gran Bretagna meritocratica.

Nell’ultimo paragrafo, intitolato “Opening up the conversation”, David Miliband conclude che:

[…] Nel progettare i suoi prossimi passi, il Labour non può essere conservatore. L’obiettivo non è vincere, ma essere capaci di cambiare il paese un’altra volta.

Una lezione probabilmente molto utile anche alle nostre latitudini.

Tutto il suo intervento originale lo leggete qui.

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