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De Cecco ha rivelato cos’è andato storto coi bucatini in America

08 Febbraio 2021

Alla fine del 2020, Rachel Handler del New York Magazine aveva scritto su GrubStreet una tanto appassionata quanto rigorosa inchiesta sulla carenza di bucatini De Cecco sugli scaffali dei supermercati americani. Era venuto fuori che il particolare formato di pasta non rispettava alcune delle normative disposte dalla Food and Drugs Administration, l’organizzazione che supervisione l’importazione di cibo negli Stati Uniti: ai bucatini della De Cecco mancavano infatti 2,1 milligrammi di ferro per essere commercializzati. Ora la giornalista, che potremmo definire a questo punto la più grande fan dei bucatini De Cecco al mondo, è riuscita finalmente a farsi rispondere dai vertici dell’azienda.

Sempre per GrubStreet, Handler ha infatti intervistato (su Zoom) Giacomo Campinoti, Amministratore delegato di De Cecco Usa, e Paolo Consalvi, Direttore finanziario di De Cecco Usa, «per fare loro le mie numerose e persistenti domande sul mistero più importante dei nostri tempi moderni, e anche per chiedere perché mi hanno ignorato per così tanto tempo». Nella sua prima inchiesta, Handler ipotizzava infatti che qualche concorrente di De Cecco avesse fatto una soffiata alla Fda per mettere nei guai i pastai originari dell’Abruzzo. La normativa che ha bloccato i bucatini, che non esiste in Europa, deriva da un provvedimento preso dopo la seconda guerra mondiale che regolamenta come la pasta venduta in America debba essere arricchita di nutrienti, tra cui per l’appunto il ferro. Come hanno spiegato Campinoti e Consalvi, circa un anno fa la De Cecco è stata notificata dalla Fda di questa mancanza, poco prima che scoppiasse la pandemia, e ha dovuto bloccarne la distribuzione per rivederne il processo produttivo. Un’operazione che si è rivelata più complicata del previsto, soprattutto perché la Fda ha rallentato i suoi ritmi a causa dell’emergenza in corso.

Come risultato, la De Cecco ha dovuto buttare via (letteralmente distruggere) tonnellate di bucatini con 2 milligrammi di ferro in meno, perché venderli su altri mercati o farli ritornare nella madrepatria sarebbe stato controproducente, e ha rivisto la formula per correggere il deficit come richiesto dalla Fda. Ora i bucatini “potenziati” sono al vaglio dell’organizzazione, che però continua a ritardare: Campinoti e Consalvi si sono detti fiduciosi che un altro articolo dell’appassionata Handler potrebbe aiutare a sbloccare l’annosa situazione. I due manager hanno iniziato la conversazione con la giornalista ringraziandola del suo prezioso lavoro (e per essere «una vera fan») e scusandosi del ritardo, dicendo che hanno aspettato a parlare per avere un quadro più chiaro della situazione. È stata davvero colpa di una soffiata di qualche concorrente? «Non lo sappiamo e non ci interessa», hanno detto loro, nel modo più italiano che c’era per spiegare cos’era andato storto. Ma almeno i bucatini sono pronti a tornare in America, per la gioia di tutti.

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