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C’è un nuovo film che potrebbe inaugurare il genere del “quarantine horror”

In questi mesi ci siamo chiesti più volte come saranno le arti dopo la pandemia e quali prodotti culturali troveranno la loro ragion d’essere nelle esperienze, private e collettive, maturate nell’affrontare il Coronavirus. Se per romanzi e opere d’arte probabilmente dovremo aspettare un po’ – a parte per i saggi scritti in quarantena da Zadie Smith –, sembra che ci sia già un nuovo genere cinematografico inaugurato dalla pandemia. Si tratta di quello che Npr e l’Atlantic definiscono “quar horror”, abbreviazione di “quarantine horror”, ovvero l’horror da quarantena.

Secondo l’Atlantic, il primo film degno di nota di questo nuovo genere, se così vogliamo definirlo, è Host diretto da Rob Savage e uscito lo scorso 30 luglio nel Regno Unito. Host è stato realizzato interamente da remoto durante 12 settimane di lockdown: il film racconta di un gruppo di amici che tengono una seduta virtuale su Zoom il 30 luglio 2020, lo stesso giorno in cui il film è stato presentato in anteprima sul servizio di streaming horror Shudder. Le circostanze della produzione di Host conferiscono al film un realismo che fa sentire gli spettatori come se fossero coinvolti in prima persona – gli attori utilizzano persino i loro veri nomi di battesimo –, affidandosi all’artificio del “found footage” che ha già fatto la fortuna di molti classici horror (basta pensare a The Blair Witch Project). All’inizio del film, i personaggi si ritrovano online nei loro vestiti e pigiami comodi, l’atmosfera è festosa e ricorda i primi giorni del Coronavirus, quando Zoom era una novità non ancora legata al lavoro. Da quel momento in poi le cose – ovviamente – inizieranno a degenerare. Il messaggio di fondo è che nessun luogo è sicuro, neanche, o forse soprattutto, «quelli che ci offrono i Big Tech».