19:36 venerdì 20 giugno 2025
Sia Israele che l’Iran hanno già messo al sicuro il loro patrimonio artistico Il problema è quella parte del patrimonio dei due Paesi che non può essere spostata. Solo in Iran ci sono 28 siti Unesco impossibili da proteggere.
Le notifiche del telefono fanno male e adesso c’è anche una ricerca che lo dimostra Si chiama alert fatigue e tante persone hanno già deciso come affrontarla: disattivando tutte le notifiche, sempre.
Il sindaco di Budapest ha detto che il Pride in città si farà nonostante il divieto di Orbán «Il Municipio di Budapest organizzerà il Budapest Pride il 28 giugno come evento cittadino. Punto», le sue parole.
Francis Kaufmann/Rexal Ford ha ricevuto quasi un milione di euro dal Ministero della Cultura per girare un film che non ha mai girato Lo ha rivelato un'inchiesta di Open: l'uomo è riuscito ad accedere ai fondi del tax credit, senza mai girare nemmeno una scena.
Skims sta inviando soldi via PayPal a centinaia di clienti senza dare alcuna spiegazione Tutto è cominciato con un tiktok, a cui ne sono seguiti decine e decine. Adesso, gli investigatori di internet stanno cercando di svelare il mistero.
La storia della chiusura del Museo del Fumetto di Milano non è andata proprio come si era inizialmente raccontato Un articolo di Artribune ha svelato che nella chiusura c'entrano soprattutto mancati pagamenti e gestione inefficace, non la cattiveria del Comune.
David Fincher vuole salvare Mindhunter trasformandola in una trilogia di film Lo ha rivelato l'attore Holt McCallany, uno dei due protagonisti della serie. A suo dire, ci sarebbero degli sceneggiatori già al lavoro.
Una delle analisi più sensate della guerra tra Israele e Iran l’ha fatta Jafar Panahi su Instagram Il regista ha postato un lungo messaggio, in cui condanna sia il governo israeliano che il regime iraniano.

Perché la barba non è ben vista durante un’epidemia

31 Marzo 2020

«Nei primi anni del Ventesimo secolo, New York City era alle prese con un’isteria da tubercolosi», scrive Michael Waters su Vox. Nonostante l’epidemia di Tbc in America appartenesse a un periodo di poco precedente, la prima metà dell’800, l’ascesa della teoria dei germi di Pasteur del 1878 che dimostrò per la prima volta il suo alto tasso di contagio, portò le persone a temere che il batterio fosse ancora in circolazione. Così che i newyorkesi iniziarono a chiedere che agli studenti delle scuole pubbliche venisse misurata la febbre ogni mattina, la Biblioteca di New York chiese al dipartimento sanitario di sterilizzare tutti i libri da poco restituiti, e gli americani in generale iniziarono una vera e propria guerra alla barba e ai baffi.

Come racconta Vox, William H. Park, medico del New York Board of Health, vietò agli uomini barbuti di lavorare direttamente con le scorte di latte, annunciando nel 1901 che «se il casaro è barbuto potrebbe infettarci tutti». Secondo Park, la ragione era chiara: «La barba, in particolare se umida, può diventare un portatore di germi ideale, e su un uomo con scarse abitudini igieniche potrebbe diventare letale, per lui e per gli altri». L’editoriale del 1902 intitolato “Radi la barba infestata da microbi” che ipotizzava che i medici con la barba fossero dannosi per i loro pazienti, poi, fu solo l’inizio. Le paure anti-barba tornarono infatti durante l’influenza spagnola del 1918, tanto che secondo le ricerche storiche del Museum of Health Care quasi nessuno in America continuò a tenere la propria barba per tutto il periodo.

Ovviamente, l’idea che i baffi intrappolino i germi e quindi la malattia non ha basi concrete: «Non vi è alcuna differenza tra uomini barbuti e non barbuti», ha dichiarato Carrie Kovarik, professoressa associata di dermatologia e medicina all’Università della Pennsylvania. Anzi, nell’approfondire il fenomeno, l’esperta avrebbe scoperto che le persone con la barba potrebbero in realtà trasportare meno germi rispetto alle loro controparti rasate, «perché il “micro-trauma” che la rasatura infligge alla pelle apre lo spazio ai batteri per riunirsi». Eppure, numerose isterie anti-barba sono riemerse proprio in questo periodo, durante la pandemia di Coronavirus. Non è un caso che il Daily Mail abbia titolato “barba e baffi potrebbero farti prendere il Coronavirus più facilmente?”, tanto che il vecchio tema della barba come capro espiatorio in tempi di epidemia virale sia tornato con forza. «Naturalmente queste idee contro la barba sono sbagliate», ha spiegato Christopher Oldstone Moore, professore di storia alla Wright State University, «ma l’idea che le barbe siano sporche e piene di germi è ormai un pensiero troppo radicato per riuscire a eliminarlo per sempre».

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