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16:26 venerdì 11 luglio 2025
Justin Bieber ha pubblicato un nuovo album senza dire niente a nessuno Si intitola Swag e arriva, a sorpresa, quattro anni dopo il suo ultimo disco, anni segnati da scandali e momenti difficili.
Damon Albarn ha ammesso che la guerra del Britpop alla fine l’hanno vinta gli Oasis Il frontman dei Blur concede la vittoria agli storici rivali ai fratelli Gallagher nell’estate della loro reunion.
La nuova stagione di Scrubs si farà e ci sarà anche la reunion del cast originale Se ne parlava da tempo ma ora è ufficiale: nuova stagione in produzione, con il ritorno del trio di protagonisti.
La danzatrice del ventre è diventato un mestiere molto pericoloso da fare in Egitto Spesso finiscono agli arresti per incitazione al vizio: è successo già cinque volte negli ultimi due anni, l'ultima all'italiana Linda Martino.
Ferrero (e la Nutella) va così bene che starebbe per comprare la Kellog’s Per una cifra che si aggira attorno ai tre miliardi di dollari. Se l'affare dovesse andare in porto, Ferrero diventerebbe leader del settore negli Usa.
Il cofanetto dei migliori film di Ornella Muti curato da Sean Baker esiste davvero Il regista premio Oscar negli ultimi mesi ha lavorato all’edizione restaurata di quattro film con protagonista l’attrice italiana, di cui è grandissimo fan.
Nell’internet del futuro forse non dovremo neanche più cliccare perché farà tutto l’AI Le aziende tech specializzate in AI stanno lanciando nuovi browser che cambieranno il modo di navigare: al posto di cliccare, chatteremo.
Trump si è complimentato con il Presidente della Liberia per il suo inglese, non sapendo che in Liberia l’inglese è la prima lingua Joseph Boakai, nonostante l'imbarazzo, si è limitato a spiegargli che sì, ha studiato l'inglese nella sua vita.

L’Europa legata a un filo (d’olio)

Atene e una dieta ancor più mediterranea. Bruxelles non salva dai default, ma interviene sull’extravergine

31 Maggio 2012

La Grecia? Che si dia all’agricoltura, in particolare all’olio d’oliva. Lo consiglia un documento intitolato Greece 10 Years Ahead: Defining Greece’s New Growth Model and Strategy, pubblicato a marzo da Mc Kinsey, la più prestigiosa società di consulenza del mondo. In questo paper si suggerisce il modello di business su cui Atene dovrà orientarsi per recuperare crescita una volta uscita dall’euro. Ruolo fondamentale è attribuito all’olio d’oliva: mercato in cui, si legge, “la Grecia è il terzo produttore mondiale d’olio ma esporta il 60% della sua produzione grezza in Italia, consentendo a quest’ultima di guadagnare sulla trasformazione e sul prodotto finito”. La figura numero 47 del documento è proprio intitolata La Grecia non ha il posto che meriterebbe nelle esportazioni di olio extravergine, e perde importanti opportunità, soprattutto riguardo all’Italia. Insomma, oltre che a truccare i conti per entrare nell’euro siamo stati anche più svegli sull’olio, che consolazione.

Così Mc Kinsey consiglia loro di fare quello che l’Italia ha fatto negli anni: puntare sui prodotti di fascia alta, sui marchi. Secondo il documento in questione, devono investire sul “branding e sul packaging dell’olio extravergine di oliva ma non solo, anche in altri sostituti come girasole, palma, eccetera, puntando sulla pubblicità, sul legame col territorio, sul marchio Grecia”. “Creare una compagnia  – Greek Foods Company –semi-pubblica o privata, una specie di Eataly insomma, che venda olio d’oliva e prodotti tipici nei principali mercati esteri puntando sul marketing. Poi, scegliere tra i mercati quelli giusti in cui concentrare l’export, in base ad alcuni criteri (presenza di cittadini di origine greca; flussi di turisti dalla Grecia); dunque prima di tutto Usa, Germania e Uk; e ancora, creare una facoltà d’Agricoltura importante, e un istituto per la tutela del marchio Made in Greece; puntare su prodotti ad alto valore aggiunto, precotti, lavorati, eccetera, invece che sulle materie prime. Tutte queste misure dovrebbero portare a un giro d’affari di 6 miliardi di euro in dieci anni con 120 mila nuovi posti di lavoro. Poi non c’è solo l’olio; “perché Atene ha una quota solo del 28 per cento del mercato mondiale della Feta?” si chiedono a Mc Kinsey con stupore americano di fronte ai misteri europei. “E una quota di solo il 30% nel mercato mondiale dello yogurt greco?”. Per l’Italia uno studio simile non è ancora disponibile.

Ma intanto l’olio d’oliva sembra tenere insieme (condire?) ciò che rimane dell’eurozona o almeno di noi paesi periferici della stessa. I giornali hanno registrato il crollo del prezzo di questa importante materia agricola. I prezzi negli ultimi mesi sono scesi ai livelli di dieci anni fa, a 2.300 euro la tonnellata, contro i 4.800 del 2005. Spagna Italia e Grecia sono i maggiori produttori, con il 70 per cento della produzione mondiale, quindi sono i più colpiti; il crollo è dovuto sia ai minori consumi (causa impoverimento collettivo e passaggio a lubrificanti meno nobili, vedi olio di semi di girasole) sia a un raccolto-boom in Spagna che ha fatto abbassare le quotazioni. Secondo l’International Olive Oil Council (sic) i prezzi sono scesi del 12% in Spagna, del 5% in Grecia e ben del 38% in Italia.

Però, sul fronte oleario, l’Europa sta mostrando i muscoli ben diversamente che su quello finanziario: la Commissione europea è infatti intervenuta massicciamente due volte negli ultimi mesi, congelando per 18 mesi ben 100 mila tonnellate d’olio prodotte da Grecia, Italia e Spagna, e levandole dal mercato per evitare ulteriori crolli dei prezzi. Era un po’ quello che si domandava anche per i poveri titoli di stato. Ma si capisce che di mediterraneo a Bruxelles (e a Francoforte) piace soprattutto la dieta.

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