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Il Coronavirus sta svuotando i luoghi turistici del mondo

09 Marzo 2020

Abbiamo capito sin da subito che gli effetti economici del Coronavirus sarebbero stati pesanti, e anche che sarebbero stati tanti i settori colpiti dal propagarsi dell’epidemia e dalle misure di contenimento messe in atto dalle autorità per rallentarne la corsa. Il turismo, com’è naturale, è una delle attività più colpite: secondo le recenti stime elaborate dall’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e riportate da Il Sole 24 Ore, il Pil globale nel 2020 crescerà del 2,4 per cento, in netto calo rispetto al 2,9 per cento del 2019.

I Paesi in cui il turismo gioca un ruolo di prim’ordine pagheranno un conto più salato degli altri. Nella classifica elaborata dal World Travel and Tourism Council ai primi posti ci sono le Filippine (che devono un quarto del Pil al turismo) e la Thailandia (impatto del turismo sul Pil del 21,6 per cento), seguiti dalla Grecia (20,6 per cento) e dal Portogallo (19,1 per cento). L’Italia (che secondo l’Ocse avrà una crescita zero nel 2020) è decima, con una “dipendenza” dal turismo sulla propria crescita complessiva superiore al 13 per cento, come riporta sempre Il Sole.

Che segnalava anche come, già a partire dallo scorso 26 febbraio, a qualche giorno dallo scoppio dei focolai italiani, le disdette fossero drammatiche: a Napoli si prevede un calo del 30 per cento delle prenotazioni a Pasqua, mentre Venezia, dopo l’acqua alta e la chiusura anticipata del Carnevale, segna un  -40. In Lazio il calo oscilla tra il -60 e il -70 per cento anche nei mesi dopo la festività, a Milano le cancellazioni hanno sfiorato l’80 per cento e in Riviera romagnola c’è molta preoccupazione per l’imminente stagione estiva. Fanno perciò abbastanza impressione le foto, raccolte da Quartz, di siti turistici famosissimi ma vuoti: da piazza San Marco alle piramidi di Giza fino a Nara, la città giapponese famosa per i suoi templi e i cervi che popolano i suoi parchi, ora rimasti senza turisti che li coccolano e danno loro da mangiare.

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