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Dov’è finito l’horror?

È nei cinema Quella casa nel bosco, e rischia "l'effetto Scream": essere una cattedrale nel deserto del genere

23 Maggio 2012

È nelle nostre sale in questi giorni un film decisamente particolare e interessante, intitolato Quella Casa nel Bosco. Il film è diretto da Drew Goddard ed è scritto dal regista insieme al suo sodale Joss Whedon. Proprio lui, il nome forte del momento negli Stati Uniti, l’uber nerd al quale tutti si sono inginocchiati grazie al suo The Avengers, film che mentre scriviamo queste righe è il quarto incasso cinematografico di sempre, dopo solo tre settimane di programmazione. Ed è proprio in virtù del successo di The Avangers che Whedon e Goddard sono riusciti a portare questo loro progetto nelle sale. Già, Quella Casa nel Bosco, il cui titolo originale e The Cabin in the Woods, era in realtà già pronto da tempo ma, tra ritardi di compagnie di distribuzioni sull’orlo del tracollo finanziario, tentativi di convertirlo in 3D e produttori titubanti, è stato fermo per ben due anni. Poi, quasi magicamente, dopo l’enorme successo di The Avengers, non si vede l’ora di poter piazzare il nome di Whedon su qualche locandina e quindi “via con Quella Casa nel Bosco che tanto c’è pure Chris Hemsworth aka Thor nel cast, che quello adesso piace alla ragazze!”. Ora che abbiamo visto il film ci siamo fatti un’idea di cosa parla e del perché questo titolo è stato più volte rimandato.

Quella Casa nel Bosco è tante cose. In prima battuta è un buon film horror. In seconda battuta è un omaggio a un certo cinema evidentemente caro ai due autori. Infine è un complesso giocattolone metacinematografico parodico che prende a schiaffi in faccia gli ultimi dieci anni e passa di cinema di genere. Ora, la cosa complessa quando si parla di questo film è parlarne senza svelare nulla della trama. Nel caso vi interessi la visione di questo film, è giusto che ci arriviate il più vergini possibili. Possiamo però fare un plauso a chi ha curato la promozione di questo titolo e, oltre ad ammirare le varie e belle locandine, possiamo raccontare esattamente quello che si vede nel trailer. Protagonisti del film, cinque adolescenti così divisi: una coppia formata dal bello e atletico della scuola e da una bionda in mini shorts di jeans che mostrerà il seno. Una coppia formata dal ragazzo intellettuale del gruppo e dalla vergine poco avvezza ai piaceri della vita. Un simpatico ragazzo continuamente stupefatto dalle droghe leggere con vaghe tendenze paranoiche e complottiste. Cosa fanno cinque personaggi del genere in un film horror? Esatto! Vanno a passare un weekend in isolata casetta in campagna vicino a un lago. Quello, e poi morire nel modo peggiore possibile. Quante volte abbiamo visto un film del genere? Quanti luoghi comuni si possono mettere insieme in un solo film? Ma d’altra parte, questo è il genere, bellezza. Il trailer di Quella Casa nel Bosco è il trailer di un film che abbiamo già visto o che vive comunque nella nostra memoria cinematografica. E che poi Whedon e Goddard fanno a pezzi a colpi di accetta. Il loro scopo, per lo meno quello dichiarato, è quello di salvaguardare il genere, tentando di tornare alle origini dopo che il torture porn – quello di Saw e affini per essere chiari – ha abbassato il livello delle produzioni contemporanee.

Whedon e Goddard riprendono in parte i temi già affrontati nella quinta ed ultima stagione del loro Angel, spin off del più noto Buffy & The Vampire Slayer e tentano di dare una loro spiegazione dei vari luoghi comuni del genere. La loro conoscenza dei meccanismi del teen horror è semplicemente stupefacente e vedere la facilità con cui si riesce sempre a spiazzare lo spettatore e a ribaltare i topoi del genere, in un continuo rilancio al colpo di scena è obiettivamente esaltante. Ma allo stesso tempo è quantomeno preoccupante. Tentiamo di spiegare perché: ormai sedici anni fa il mondo impazziva per Kevin Williamson, sceneggiatore che con il suo script dell’osannato Scream – girato poi da Wes Craven – giochicchiava meta cinematograficamente con lo slasher. Per spiegare a chi non ha visto il film in questione: un teen horror in cui i protagonisti sono cresciuti guardando quel genere, conoscendo a memoria le regole devono fare i conti con un assassino più preparato di loro. Ora, le differenze tra Quella Casa nel BoscoScream ci sono e sono più che evidenti, ma su un punto possono essere messi a confronto. Il risultato più eclatante diScream fu quello di uccidere in parte il genere cinematografico che voleva omaggiare. Dal film di Wes Craven in avanti, nessuno sceneggiatore è stato più in grado di costruire sequenze in cui un giovane ragazzo in una casa a due piani si assentava dal gruppo dopo aver pronunciato la fatidica frase: «Vado a prendere una birra e torno subito!». Certo, qualcuno l’ha anche fatto, ma nessuno ha più avuto un briciolo di credibilità. Il risultato è stato quello di rallentare l’evoluzione del genere, lasciare un esercito di sceneggiatori disperati a brancolare nel buio. Questo ha poi causato due tendenze: da una parte il rifugiarsi nella pratica del remake/reboot applicata ai grandi franchise horror (da Non Aprite Quella PortaHalloween, passando per Amityville HorrorNightmare), dall’altra l’effettivamente non esaltante filone torture porn. I giochini meta di Williamson, al pari delle buffonate pecorecce della saga Scary Movie, hanno in sintesi danneggiato il genere scoprendone i nervi più scoperti e svelandoci il loro funzionamento.

Ripeto per chiarezza: Quella Casa nel Bosco è diverso da Scream. Il tutto non si esaurisce in una lezioncina tratta dal corso universitario “io ne so più di te”, ma funziona su più livelli: mantiene la sua credibilità come teen horror, ha ottime intromissioni comiche, un finale da applausi a scena aperta e il plus di saper giocare con le regole del genere che omaggia. Qual è dunque il rischio? La preoccupazione è che l’evidente superiorità dei due sceneggiatori rischi di mettere in difficoltà chiunque oggi abbia voglia di cimentarsi con una sceneggiatura che prevede la presenza di cinque adolescenti e una casa sperduta tra i boschi. Certo, sarebbe bello immaginare un mondo fatto di sceneggiatori che, dopo la visione di Quella casa nel Bosco, si ritrovino per decidere che è finalmente giunto il momento di inventarsi qualcosa di nuovo. Ma ho come idea che questo non accadrà. Possibile che i prodotti horror più interessanti degli ultimi anni siano più o meno tutte delle commedie o delle parodie del genere?


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