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In Giappone hanno organizzato un torneo di Tekken 8 per gli anziani delle case di riposo Otto partecipanti, tra i 60 e i 90 anni, che hanno dimostrato inaspettato talento videoludico.
Zadie Smith farà il suo esordio da cantante nel nuovo album di Blood Orange Per ascoltarla dovremo aspettare il 29 agosto, data di uscita di Essex Honey.
L’Odissea di Nolan esce tra un anno ma la prevendita dei biglietti è già partita e ci sono anche i primi sold out Negli Usa e in Inghilterra le sale IMAX hanno finito i biglietti, a un anno esatto dall'uscita del film.
Due Stati tedeschi si rifiutano di cambiare le date delle vacanze degli studenti in base a una legge che prevede che in quel periodo i ragazzi lavorino nei campi Un sistema degli anni ’60 assegna a Baviera e Baden-Württemberg i giorni di chiusura migliori, sempre e comunque. Ma ora gli altri Stati non ne vogliono più sapere.
Persino Trump adesso dice che la teoria del complotto su Epstein è «una ca**ata» Potrebbe centrare il fatto che ora è lui quello accusato di essere negli Epstein Files che i suoi sostenitori vogliono vedere pubblicati.
Molte persone stanno commentando il teaser di Stranger Things 5 dicendo che è passato così tanto tempo che ormai non si ricordano più niente A regnare nelle reazioni al promo del gran finale della serie Netflix sembra essere la confusione: cosa è successo prima del lungo stop?
Si è scoperto che gli Houthi si finanziano vendendo armi sui social Un'inchiesta del Tech Transparency Project ha rivelato centinaia di gruppi e profili coinvolti nel traffico di armi sui social. A quanto pare, senza che nessuno finora si accorgesse di nulla.
È uscito il primo trailer di After the Hunt, il prossimo film di Luca Guadagnino Protagonisti Julia Roberts, Andrew Garfield e Ayo Edebiri. Esce il 16 ottobre, data per la quale Guadagnino ovviamente avrà girato almeno altri due film.

La storia dello champagne comunista voluto da Stalin

06 Novembre 2019

Citando Stalin, «non si può fare una rivoluzione portando i guanti di seta», ma forse sorseggiando champagne sì. Prima che radical chic diventasse l’epiteto infamante con cui screditare la sinistra (o almeno una parte), fu lo stesso autoritario leader sovietico a farsi “champagne socialist”. Perché quando i capi di Stato sono ossessionati da un determinato cibo o bevanda, l’intero modo in cui il Paese mangia può cambiare. E a Stalin piaceva lo champagne.

Come riporta Atlas Obscura, raccontando la storia della nascita dello spumante sovietico, lo Sovetskoye Shampanskoye, tre anni dopo la profonda carestia che attraversò l’Unione Sovietica, il Cremlino rivolse la propria attenzione alla mancanza di bollicine. Dopo aver bloccato l’importazione della bevanda (che arrivava in Russia dalla Francia, e che era troppo cara per la popolazione), il 28 Luglio 1936 in una riunione del Pcus fu deliberata una risoluzione che impegnava il governo sulla produzione di uno champagne che fosse sovietico. L’idea venne appunto direttamente da Stalin, nato nella Repubblica democratica della Georgia, la culla più antica al mondo della cultura vinicola. «Lo Champagne è un importante segno di benessere», diceva, altro che la promessa leniniana di “pane e pace”. Nel tentativo di dimostrare che l’Unione Sovietica avesse molto più da offrire, «gli venne l’idea di rendere disponibili cose come spumante, caviale e cioccolato a un prezzo piuttosto basso, in modo da poter dire che il lavoratore sovietico tipo viveva come gli aristocratici nel vecchio mondo», spiega Jukka Gronow, autore di Caviar with Champagne; il lusso comune e l’ideale della bella vita nella Russia di Stalin. Al fine di trasformare in realtà una simile retorica, il governo sovietico avviò quindi un piano per la costruzione di nuovi vigneti, di fabbriche e magazzini, nonché il reclutamento e la formazione di migliaia di nuovi lavoratori.

Ma lo stato della viticoltura sovietica rese complicata la realizzazione del progetto. Dopo molti esperimenti, si optò per una miscela di uva Aligoté e Chardonnay, e per una tecnologia che prevedeva un processo di maturazione di appena 25 giorni, rispondendo così solo all’esigenza di dare uno spumante alle masse, ma non di produrre una bevanda di qualità (per nasconderne l’acidità il sapore venne ulteriormente alterato aggiungendovi lo zucchero). Alla fine del decennio, lo Sovetskoye Shampanskoye fu comunque ampiamente disponibile a Mosca e in altre città, servito alla spina nei negozi. «Nonostante il gusto e il fatto che rimase troppo costoso per il consumo quotidiano, divenne un simbolo di tutte le celebrazioni sovietiche», continua Gronow. «Era la “Coca-Cola dell’Unione”, lo bevevi ed era come fare la bella vita».

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