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La storia del turista norvegese respinto dagli Stati Uniti per un meme su Vance sembrava falsa perché effettivamente lo era Non è stato rimpatriato per le foto salvate sul suo cellulare, ma semplicemente perché ha ammesso di aver consumato stupefacenti.
In Giappone è stato condannato a morte il famigerato “killer di Twitter” Takahiro Shiraishi è stato riconosciuto colpevole degli omicidi di nove ragazze. Erano tre anni che nel Paese non veniva eseguita nessuna pena capitale.
Per sposarsi a Venezia e farsi contestare dai veneziani Bezos ha speso almeno 40 milioni di euro Una cifra assurda che però non gli basta nemmeno per entrare nella Top 5 dei matrimoni più costosi di sempre.
È uscito il primo teaser di Bugonia, il film in cui Yorgos Lanthimos parla di alieni e complottisti Il film arriverà nella sale italiane a novembre e, secondo le prime indiscrezioni, potrebbe essere tra quelli in concorso a Venezia.
Anna Wintour ha annunciato che non sarà più la direttrice di Vogue America Ma ovviamente non ha alcuna intenzione di smettere di lavorare: resterà global editorial director di Vogue e la global chief content officer di Condé Nast.
Macron ha detto che vuole far diventare la musica elettronica francese patrimonio Unesco La musica elettronica l'abbiamo inventata noi. Solo noi abbiamo quel French Touch», ha detto, dando l'annuncio in un'intervista radiofonica.
Se c’è un posto che non soffrirà mai di overtourism è certamente il resort appena inaugurato da Kim Jong-un in Corea del Nord Il supremo leader ha partecipato alla cerimonia di apertura e si è divertito a guardare degli uomini che volavano giù dagli scivoli ad acqua.
È morta a 91 anni Lea Massari, la diva che abbandonò il cinema Dopo aver lavorato con i più grandi registi del cinema italiano, si ritirò a vita privata 30 anni fa e non tornò mai più a recitare. 

Perché è un bene non rispondere alle mail

14 Gennaio 2019

Nell’odierna società iperconnessa, il “sovraffollamento” della posta elettronica è un problema che riguarda praticamente tutti, ma forse dovremmo cambiare il nostro approccio all’argomento. The Atlantic mette infatti in discussione il modello “Inbox Zero”, coniato nel 2007 dal blogger Merlin Mann per invitare le persone a svuotare continuamente, o meglio a organizzare in maniera certosina le proprie email. Nonostante le centinaia di articoli a tema, la diffusione di programmi ad hoc come Polymail, Superhuman o Slack, riceviamo lo stesso sempre più messaggi, soprattutto dai software creati dalle aziende per contattare i consumatori: nel 2017 nel mondo sono circolate 269 miliardi di mail al giorno, un numero che entro il 2021 potrebbe crescere fino a 333 miliardi. L’articolo, ripreso di recente dal Guardian, sostiene invece che ogni tentativo di organizzazione sia inevitabilmente destinato a fallire, perché è impossibile tenere il ritmo dei messaggi inviati dalle società in possesso dei nostri dati. Inoltre, una risposta provoca un ulteriore aumento della posta in arrivo: come precisa un designer consultato, «rispondendo velocemente dai un’idea di reattività e la gente ti manda più messaggi”; una sorta di circolo vizioso, insomma.

La soluzione migliore è, al contrario, quella dell'”Inbox-infinity”, ossia accettare che la propria casella sarà perennemente intasata di posta, la maggior parte della quale non sarà mai neppure aperta; si risponde ai messaggi finché si può dunque, ignorando il resto. I sostenitori si dicono addirittura felici per le migliaia di messaggi che giacciono nell’account. Un primo step per passare al metodo in questione consiste nell’ammettere pubblicamente di avere troppa posta da gestire per rispondere con puntualità a ogni richiesta; si può cominciare scrivendo a familiari e altri amici, specificando di preferire un contatto telefonico. Un’alternativa è impostare delle risposte automatiche personalizzate tramite i software autoresponder: quella citata dall’Atlantic, usata dallo startupper Ryan Hoover, specifica ad esempio: «nel caso ci siano questioni urgenti, non esitare a contattare (…)». La soluzione prospettata dall’Inbox-infinity non è ovviamente applicabile ai contesti lavorativi, ma se ne evidenziano i vantaggi personali: innanzitutto, un calo dello stress associato all’apertura della posta in arrivo; in secondo luogo, il fatto che diminuendo frequenza e tipologia delle risposte, le persone siano più riconoscenti quando ne ottengono una; infine, la diminuzione del numero di email scambiate e, di conseguenza, del tempo trascorso su gmail & co.

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