Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
Cosa dice la figlia di Steve Jobs nel suo memoir

Il New York Times ha dedicato un lungo profilo a Lisa Brennan-Jobs, figlia di Steve Jobs e autrice di un memoir intitolato Small Fry (Grove) nelle librerie americane a partire dal 4 settembre. Come sa chi ha già letto le tante biografie dedicate al geniale fondatore di Apple – la più celebre, firmata Walter Isaacson, uscì nel 2011 – Jobs è diventato padre a 23 anni ma ha rifiutato di riconoscere la figlia fino al 1987, nonostante un esame del Dna provasse scientificamente la sua paternità, e anche quando diventò molto ricco continuò a dimostrarsi estremamente parsimonioso nel sostegno emotivo ed economico.
Nel suo memoir, Lisa Brennan-Jobs, spesso ritratta a sua volta come una figlia fredda ed egoista (ad esempio nel sopracitato libro di Isaacson) racconta finalmente la storia dal suo punto di vista. Aneddoti, ricordi, personaggi, ma non solo: per scrivere il suo libro Brennan-Jobs è tornata nella Silicon Valley – una terra «di eucalipti e garage pieni hacker», nella sua infanzia, e oggi, ovviamente, molto diversa – e ha intervistato la sua famiglia, gli amici, gli ex fidanzati della madre e le ex fidanzate del padre.

Il memoir di Lisa Brennan-Jobs
Ma, a giudicare da quello che racconta l’autrice, come padre Jobs è stato tutt’altro che eroico. Qualche esempio: rifiutava di installare il riscaldamento nella cameretta della bambina, la accusava di puzzare “come un bagno pubblico”. Quando la figlia divenne adolescente, e poi adulta, lui continuò a esercitare uno strano sadico potere su di lei, attraverso i soldi, per spaventarla e confonderla. Quando lei e sua madre trovano una bellissima casa e chiedono a Jobs di poterla comprare per trasferirsi lì insieme, lui andò a vederla e, trovandola bellissima, la comprò per sé, e vi si trasferì con la sua nuova moglie, Laurene Powell Jobs.
Eppure, dal tono con cui l’autrice racconta questi aneddoti, e soprattutto considerando le preoccupazioni da lei stessa sottolineate più volte nelle interviste rilasciate in previsione dell’uscita del libro, non c’è alcuna intenzione di descrivere un padre cattivo o mostruoso, bensì di ritrarre il rapporto tra una bambina che diventa adolescente e poi donna e un uomo speciale. La sua preoccupazione, spiega Brennan-Jobs. al New York Times, è che ancora una volta la reazione degli altri sarà focalizzata su suo padre piuttosto che sulla storia raccontata da una donna secondo il suo personale punto di vista. Eppure è proprio il suo sguardo a fare la differenza, la lucidità con cui ha deciso di raccontare tutto quello che è accaduto tra lei un padre che, sottolinea, ha «completamente perdonato»: dalle pattinate insieme negli anni dell’infanzia al momento in cui lui le disse che non avrebbe ereditato nulla.

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.