Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.
Non tutti gli scrittori amano Proust

Avete mai sentito dire a qualcuno «odio Proust», oppure «Proust mi fa proprio schifo»? Poco probabile: le persone davvero a posto con la coscienza, che possono giurare di aver letto tutta la Recherche dall’inizio alla fine, sono davvero rarissime. Forse anche per questo la maggior parte dei lettori e, soprattutto, degli scrittori, preferisce andare sul sicuro dichiarando ammirazione spassionata per il francese. Come ha raccontato Emily Temple su Literary Hub, esiste però anche un gruppo di coraggiosi detrattori, tra i quali figurano una serie di personaggi notevoli: un premio Nobel, un paio di maestri modernisti e perfino l’autrice del romanzo che ha ispirato la serie di Sex and the City.
«Se devo proprio essere onesto, a parte il primo volume della Recherche, considero Proust tremendamente tedioso. Il problema con lui è che a volte ti trovi davanti a un passaggio assolutamente splendido, ma poi ti tocca attraversare 200 pagine di intenso snobismo francese, descrizioni particolareggiate delle manovre e degli stratagemmi dell’alta-società e auto-indulgenza», dichiara Kazuo Ishiguro durante un’intervista. Candace Bushnell (che per chi non lo sapesse è la scrittrice che ha inventato Sex and the City), intervistata dal New York Times nel 2015, dichiarava: «Sono troppo vecchia per imbarazzarmi per i libri che non ho letto, le persone con cui non ho fatto sesso e i party che mi sono persa. In ogni caso, l’unico scrittore che non sono mai riuscita a tollerare è Proust». Tornando ai grandi maestri. James Joyce, in una lettera del 1920 a Frank Budgen, ammetteva: «ho letto soltanto qualche pagina. Non noto nessun particolare talento, ma forse sono un cattivo critico». E infine, la celebre dichiarazione apocrifa di Anatole France: «La vita è troppo breve e Proust è troppo lungo».

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