Hype ↓
17:44 venerdì 6 giugno 2025
Il corriere della droga preferito da Pablo Escobar ha fatto un podcast In Cocaine Air Tirso “TJ” Dominguez racconta com'è lavorare per il più famoso signore della droga della storia. Esce il 23 luglio su tutte le piattaforme.
A Hong Kong c’è un musical in cui Trump e Zelensky si massacrano a colpi di assoli Lo spettacolo Trump, The Twins President, ovviamente sold out, traspone in musica anche il litigio tra i due nello Studio Ovale.
È morto Enzo Staiola, il bambino dagli occhi tristi di Ladri di biciclette Interpretò il piccolo Bruno nel capolavoro neorealista di Vittorio De Sica. Da adulto non fece l'attore, ma l'impiegato del catasto.
Il dissing tra Elon Musk e Donald Trump è degenerato Come ampiamente previsto, i due hanno rotto, ma non si pensava sarebbero arrivati fino a questo punto.
Lo scrittore Kamel Daoud era stato invitato alla Milanesiana ma non potrà partecipare perché in Italia rischia l’arresto A causa di Urì, romanzo con cui ha vinto il premio Goncourt e che uscirà in Italia il 17 giugno.
Gli undici abitanti di una remota isola giapponese vogliono ripopolarla usando i manga Gli anziani di Takaikamishima hanno fondato una scuola di fumetto, nella speranza di salvare l’isola dallo spopolamento.
Il designer delle T-shirt più amate dalle celebrity è un bambino di 11 anni Si chiama Dylan e tra i suoi clienti può già vantare Elle Fanning, Michelle Pfeiffer, Pharrell, Jamie Lee Curtis e Pierpaolo Piccioli.
Uno dei massimi esperti di Caravaggio del mondo dice di aver finalmente trovato il suo primo dipinto Secondo Gianni Papi, "Ragazzo che monda un frutto" è l'opera prima dell'artista: ci sarebbe un dettaglio che lo conferma oltre ogni ragionevole dubbio.

Intervista a Davide Faraone

"Cambiare Palermo é l'obiettivo di questa mia candidatura, il resto conta poco"

04 Marzo 2012

Gli articoli dei principali quotidiani lo snobbano, sottolineando più che altro quella parola oramai fastidiosa, “rottamatore”, dandogli del “bravo ma irrequieto” e mettendolo come sicuro terzo in questa corsa a quattro che sono le primarie – avvelenate – del Partito Democratico palermitano. Invece Davide Faraone è convinto di poter dire la sua, come la sua ha detto l’amico Matteo Renzi qualche anno prima a Firenze, avversato dai vertici di partito ma autore di una campagna comunicativa radicalmente innovativa. Quella di Faraone si chiama “Prima Palermo”: prima del corporativismo, prima dello statalismo, prima dei favori e dei cognomi, e punta molto su un radicale rinnovamento della classe dirigente. L’abbiamo chiamato ieri, alla vigilia del voto.

L’attenzione a livello nazionale che è montata, mediaticamente e politicamente, per queste primarie – c’è chi parla di laboratorio nazionale, di ring aperto per chiudere dei conti nel Pd stesso – secondo ha distolto l’attenzione dai veri problemi – e rispettive soluzioni – della città?

Sì, è estremamente negativa, ma è una condizione ricercata. Io ho iniziato la mia campagna nel 2010 per discutere della città; quando invece le segreterie nazionali e il braccio armato del governo Lombardo dentro il Pd hanno deciso di politicizzare la sfida, queste primarie sono diventate uno scontro assurdo. Le hanno condizionate, ci hanno messo le zampe sopra, con il risultato di svilire uno strumento di partecipazione che invece doveva puntare a trattare i veri problemi di Palermo. Da un lato dico che sono stati “loro” a iniziare quest’atteggiamento, dall’altro l’unica cosa che si può fare per sconfiggerlo è sostenere la mia candidatura.

I candidati fanno a gara per mettersi l’etichetta di “espressione della società civile”. Tutti, nessuno escluso. Ma quante società civili ci sono a Palermo?

Il fatto è che il candidato della società civile dev’essere per forza un candidato che nella società civile nasce e cresce e vive. Invece la candidatura della Borsellino è nata e cresciuta a Roma, e solo dopo è stata trapiantata a Palermo. Dall’altro lato quello che sostiene di avere i movimenti civici dalla sua parte mi sembra stia impostando la sua campagna elettorale con l’idea “più auto blu”. E non mi risulta che la società civile si sposti in auto blu.

Nel tuo programma si parla di “piramide rovesciata di Faraone”, una strategia per motivare e formare costantemente il personale pubblico a contatto con il cittadino. A proposito di questo, quanto conta in politica metterci la faccia, utilizzare una strategia comunicativa che metta in primo piano il candidato anziché il simbolo di un partito?

La faccia, la persona conta, è fondamentale, oggi che le ideologie sono del tutto tramontate. Se è necessario creare divisioni in questa società, bisogna crearle per quanto riguarda il futuro, non il passato, come cercano di imporci i dirigenti. E però bisogna avere il coraggio di mettercela, la faccia. Molto spesso i dirigenti dei partiti si nascondono dietro altre figure perché non hanno il coraggio di confrontarsi direttamente con il popolo. È per questo che le primarie sono importanti.

Hai un commento da fare sulla vicenda che sta coinvolgendo il vicedirettore di Libero, Bechis, e il tuo amico Renzi?

Quello che subisco io a Palermo lo subisce Matteo a Firenze, quando fai politica e dici cose senza peli sulla lingua, quello che va e quello che non va anche all’interno del tuo stesso gruppo, è ovvio che ci siano schizzi di fango per tentare di sminuire la portata del tuo messaggio. Matteo l’ho sentito ieri, come me è determinatissimo ad andare avanti e non farsi intimidire, perché si tratta, in fondo, soltanto di intimidazioni.

Nei tuoi discorsi hai citato spesso Pisapia e Zedda. Eppure le vostre esperienze politiche sono estremamente diverse.

C’è una cosa che mi accomuna a Zedda e Pisapia: il fatto che se non ci fossero state le primarie saremmo stati esponenti politici tenuti nel sottoscala della politica, senza avere la possibilità di determinare o decidere qualcosa, perché i parametri che vengono utilizzati nei partiti per selezionare la classe dirigente sono parametri vecchi. La competizione ci consente di poter anche affermare un nuovo modo di fare politica.

Qual è questo nuovo modo di fare politica, almeno a Palermo?

Bisogna cambiare del tutto la natura economica di Palermo, una città esclusivamente fondata su un’economia pubblica, mentre è necessario costruire condizioni per gli investimenti dei privati. Bisogna far prevalere il titolo di studio sulla fedina penale sporca, perché oggi il modello di selezione della classe dirigente e lavorativa di questa città è fondata su principi diversi rispetto al merito. Non bisogna più convivere con le debolezze di Palermo, è necessaria una lotta agguerritissima e a tappeto all’abusivismo, alla doppia fila, sono tutte cose che i miei due predecessori non hanno fatto, le hanno confuse con i limiti e le debolezze di questa città, io non lo voglio fare.

Hai anche parlato di “società comunista” per quanto riguarda la Sicilia. Sono parole forti.

Sì, la politica economica della Sicilia e del mezzogiorno è quella del socialismo reale. Nel senso che è tutta pubblica, con i partiti che determinano tutto, i consigli di amministrazione, i sindaci… la politica ha messo le mani ovunque. Invece dobbiamo assolutamente liberare sia l’economia, sia i partiti stessi e i luoghi della partecipazione da questa invasività in modello sovietico.

Non rischi che un messaggio simile, anche se il calendario recita “2012” vengano etichettati ancora come “di destra”?

Questo lo vedremo fra oggi e domani, io ho fiducia nella grande voglia di cambiamento. Domani (oggi, ndr) è una cartina tornasole, un laboratorio anche nazionale. Capiremo se questo modello di politica è vincente oppure no.

Quali sono le tre priorità per Palermo, i cambiamenti da fare come prima cosa una volta insediatisi?

Il lavoro: creare condizioni per un lavoro vero e produttivo. Recuperare la bellezza di questa città, dalla pulizia ai monumenti, il nostro mare. Poi è necessario realizzare una città più semplice, libera dalla burocrazia. Queste sono le tre grandi cose a cui bisogna lavorare.



Articoli Suggeriti
Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

Leggi anche ↓
Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.

Odessa ex città aperta

Reportage dalla "capitale del sud" dell'Ucraina, città in cui la guerra ha imposto un dibattito difficile e conflittuale sul passato del Paese, tra il desiderio di liberarsi dai segni dell'imperialismo russo e la paura di abbandonare così una parte della propria storia.

Assediati dai tassisti

Cronaca tragicomica di come non sia possibile sfuggire alla categoria più temuta e detestata del Paese.