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Pop Mart ha tolto i Labubu dagli store di Londra perché in fila si creavano delle risse L'azienda ha preso questa decisione per proteggere sia i suoi dipendenti che i clienti.
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Sentimental Value di Joachim Trier è il film favorito per la Palma d’oro, almeno a giudicare dalla standing ovation che ha ricevuto Quindici minuti di applausi, la più lunga standing ovation in questa edizione del festival.

Essere felici fa bene, ma non ovunque

21 Settembre 2017

Che chiunque desideri essere felice è un assunto che diamo per scontato. Certo, a nostre spese abbiamo imparato che il concetto di felicità è molto più articolato e complesso di come ce lo figuravamo da bambini. No, non si tratta di una linea retta che comincia a un certo punto della linea del tempo e si allunga per l’eternità (“e vissero per sempre felici e contenti”), ma di un insieme disordinatissimo di frammenti sparsi abbastanza casualmente per la nostra esistenza. In realtà, come riporta un articolo di The Cut, la situazione è ancora più complicata: la felicità, infatti, è semplicemente un costrutto culturale e non è da considerare un obiettivo di tutti.

La riflessione prende forma a partire da alcune ricerche condotte per determinare il legame tra felicità e salute. Pochi mesi fa il New York Times ha riportato uno studio che identificava un collegamento tra il sentirsi felici e l’essere sani. Ma una recente ricerca ha dimostrato che la percezione culturale dello stato mentale più auspicabile può influenzare i suoi effetti sul nostro stato fisico. Lo studio, pubblicato il mese scorso nella rivista Psychological Science, riporta che se negli Usa le sensazioni positive sono legate a un miglioramento della salute fisica, lo stesso non avviene, ad esempio, tra le persone di cultura giapponese.

Ai partecipanti è stata chiesta la frequenza con la quale negli ultimi 30 anni hanno provato dieci differenti emozioni e campioni di sangue sono stati prelevati per misurare i livelli di salute generale. «Gli americani che hanno vissuto tante emozioni positive avevano profili di salute buoni», ha raccontato la ricercatrice Jiah Yoo, «la stessa relazione tra felicità e benessere non era identificabile tra i giapponesi. La discrepanza suggerisce che l’effetto positivo delle emozioni sulla salute non è completamente dovuto dalla loro natura intrinseca, ma dipende anche dal contesto culturale».

La concezione occidentale della felicità è legata all’esperienza di emozioni forti e alla realizzazione individuale. Il goal è sentirsi al massimo, entusiasti, pieni di energia. Nella cultura asiatica, invece, si tende a ricercare sensazioni più vicine alla calma, alla riservatezza e alla condivisione. Forse, conclude Jiah Yoo, se la nostra cultura iniziasse a considerare anche le sensazioni meno positive come sentimenti accettabili la nostra salute fisica e mentale generale potrebbe migliorare. D’altra parte quando ci condanna a un’instancabile, stressante ricerca di uno stato di benessere impossibile da raggiungere, il mito della felicità può addirittura rivelarsi nocivo.

Foto Getty
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