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I 30 migliori membri delle boy band di ieri e oggi

In attesa dell’ultimo album firmato Zayn Malik, il Guardian ricorda le 30 figure più significative nell’ampio panorama delle boy band. Le ultime dieci posizioni sono occupate da meteore, personaggi dei quali, una volta terminate le parentesi con i rispettivi gruppi, si sono perse quasi completamente le tracce: dal primo fra i membri dei Blue a finire sul lastrico (Antony Costa) ad Abz dei 5ive (oggi titolare di un allevamento di polli nel Galles), ai cantanti dei 3T, nipoti di Michael e Janet Jackson, la cui rilevanza in ambito musicale è stata inversamente proporzionale a quella degli zii.

Tra la 20esima e la decima posizione ci si imbatte in artisti ricordati soprattutto per aver contribuito a delineare i tratti caratteristici delle prime boy band, dall’attenzione alla pettinatura all’abbigliamento curato, passando per l’incidenza sul repertorio canoro di motivetti orecchiabili: ecco dunque, al 19esimo posto, l’artefice di molte delle coreografie dei Take That Jason Orange, definito il più «enigmatico» dei cinque; lo scomparso Davy Jones (18°) de I Monkees, che negli anni ’60 furono tra i pionieri della categoria; due pezzi da novanta dei Backstreet Boys come Nick Carter e Brian Littrell, rispettivamente alla 16° e 14° posizione; JC Chasez (12°), il fondatore insieme a Justin Timberlake della band ‘N Sync, che visse a lungo nell’ombra di JT.

Nei primi dieci nomi dell’elenco, invece, troviamo artisti che hanno saputo conciliare l’enorme popolarità alla qualità della produzione: è il caso ad esempio di Jordan Knight (9°), famoso per il falsetto che è stato la cifra dei New Kids on the Block; oppure del leader dei Brockhampton Kevin Abstract (7°), diventato un portavoce degli adolescenti americani per la capacità di trattare le emozioni in pubblico; o, ancora, del citato Malik (5°), ex-One Direction. Il podio è infine occupato da tre big, già entrati negli annali della musica (o prossimi a farlo): dalla terza alla prima posizione si susseguono infatti Justin Timberlake, Robbie Williams e The King of Pop Michael Jackson; mostri sacri che non hanno bisogno di presentazioni, specie perché hanno costruito formidabili carriere da solisti, emancipandosi dai gruppi con cui avevano iniziato la scalata al successo.