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10:49 mercoledì 9 luglio 2025
Dalle prime recensioni, il nuovo Superman sembra più bello del previsto Dopo le prime stroncature pubblicate per sbaglio, arrivano diversi pareri favorevoli. Su una cosa tutti sembrano d’accordo: David Corenswet è un ottimo Clark Kent. 
Per combattere i deep fake, la Danimarca garantirà ai suoi cittadini il copyright delle loro facce Il governo sta cambiando la legge sul diritto d’autore per proteggere impedire i "furti" di volti, corpi e voci.
I fan di Squid Game hanno odiato il finale della serie e quindi si stanno facendo i loro finali usando l’AI Sui social c'è già chi propone lo Squid Game dei finali di Squid Game, il vincitore diventa quello ufficiale.
Una delle ragioni del disastro causato dell’alluvione in Texas potrebbero essere state le troppe allerte meteo ricevute dalla popolazione Si chiama warning fatigue, cioè la tendenza a sottovalutare o ignorare un pericolo che viene segnalato troppe volte e troppo spesso.
Netflix ha annunciato la data d’uscita della serie di Stefano Sollima sul Mostro di Firenze E ha pure pubblicato il primo teaser trailer. Si parla già di una possibile prima alla Mostra del cinema.
Dopo più di 100 anni di attesa, la Senna è stata balneabile soltanto per un giorno Nei tre punti balneabili del fiume è già stata issata di nuovo la bandiera rossa. Stavolta, però, la colpa è della pioggia.
Una ricerca conferma che l’estate in Europa ormai dura quasi sei mesi  Un ricerca evidenzia come, da Atene a Terana, l’ondata di colore associata all’estate duri oltre duecento giorni l’anno. 
Si è scoperto che le compagnie low cost premiano i dipendenti degli aeroporti più bravi a trovare i bagagli a mano troppo grandi In un’email pubblicata dal Guardian si legge di un premio di una sterlina per ogni bagaglio extra large denunciato.

Quando linkare era reato

Oggi c'è chi si irrita per un copia e incolla, ieri c'era chi faceva causa per un link. Archeogiornalismo

13 Aprile 2012

Due tizie – una delle quali è una conoscente, l’altra una perfetta sconosciuta – mi hanno segnalato contemporaneamente che un mio articolo, pubblicato sulla pagina internet di una testata mainstream, è stato ripubblicato su un blog di nicchia con un copia-e-incolla integrale. «E tu a questi qui non dici niente?», era il soggetto di una delle mail. Ho ringraziato la conoscente-delatrice e risposto che non ho detto niente perché non me n’ero accorta, non avevo idea di chi fossero «questi qui», e del resto non avrei saputo cosa dire. Che c’è di male, in fondo? Nel 2012 nessuno dovrebbe trovarci più nulla di strano se un blog, gestito da privati, ripubblica paro paro un articolo ripreso dal sito di una testata nazionale, tanto più se citando la fonte. Io non mi sarei neppure posta il problema (evidentemente però molti altri se lo pongono, visto che due persone hanno tenuto ad avvisarmi). E, certo, avere linkato l’articolo anziché copia-e-incollarlo sarebbe stato più premuroso nei confronti di una redazione che vive anche dei clic dei lettori, ma non tutti sono premurosi, eppoi il blog incriminato l’url originale l’aveva pure fornita. Nessuno gli avrebbe fatto causa per una roba del genere, no?

Poi mi sono ricordata che, in un un passato non proprio remotissimo, si faceva causa per molto meno: non a chi copia-e-incollava articoli interi, ma anche a chi li linkava. C’è stato un tempo, non lontano, in cui linkare articoli era reato, in alcuni casi, o se non altro considerato sconveniente.

Per «un tempo non lontano» intendo il 2007, anno in cui mi è capitato di seguire un corso di preparazione per l’esame di ammissione all’Ordine dei giornalisti. Visto che il corso – che a quei tempi ancora prevedeva l’utilizzo obbligatorio della macchina da scrivere, “che però all’esame la devi chiamare macchina PER scrivere” – era rivolto ai giovani, si pensò bene di includere una lezione sulle nuove tecnologie. Ovvero: Internet. Uno dei soggetti trattati era il deep linking, cioè la «pratica controversa» di linkare direttamente un certo articolo anziché la homepage della testata da cui proviene.

Il docente, che peraltro pareva un tipo sveglio, ce la presentò come una attività di dubbia eticità in quanto potenzialmente sottraeva introiti pubblicitari e clic alle testate online. Naturalmente nel 2007 nessuno già più si sognava di fare circolare un dato articolo che trovava interessante chiedendo agli amici di andare sulla homepage di Repubblica e poi di guardare in fondo al colonnino centrale “che forse lo trovi lì”, e metà della classe simulò un attacco di bronchite per coprire le risate. E se un articolo è del giorno precedente? O di un mese fa? Poi mica si poteva facebookkare a ripetizione la homepage della Gazzetta dello Sport. Nel 2007, se ben ricordo, si era già nell’era dei social media, il che rendeva tragicomica la situazione.

In compenso, facendo un po’ di ricerca, ho scoperto che in un passato un po’ più remoto, il deep linking è stato effettivamente oggetto di contese etiche e legali, che se ne sono occupate nel 2000 una corte olandese e una francese, giungendo a conclusioni diverse. Oggi senza i link diretti, i giornali non avrebbero una vita su internet (e, aggiungerebbe qualcuno, forse neppure off line), ma c’è stata un’era in cui linkare un articolo era una «pratica controversa», se non un reato. Comincio a capire com’è possibile che qualcuno si irriti per un copia-e-incolla.

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