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13:20 martedì 30 dicembre 2026
Diverse celebrity hanno cancellato i loro tributi a Brigitte Bardot dopo aver scoperto che era di estrema destra Chapell Roan e altre star hanno omaggiato Bardot sui social per poi ritirare tutto una volta scoperte le sue idee su immigrazione, omosessuali e femminismo.
È morta la donna che restaurò così male un dipinto di Cristo da renderlo prima un meme, poi un’attrazione turistica Nel 2012, l'allora 81enne Cecilia Giménez trasformò l’"Ecce Homo" di Borja in Potato Jesus, diventando una delle più amate meme star di sempre.
C’è un’associazione simile agli Alcolisti Anonimi che aiuta le persone dipendenti dall’AI Si chiama Spiral Support Group, è formato da ex "tossicodipendenti" dall'AI e aiuta chi cerca di interrompere il rapporto morboso con i chatbot.
I massoni hanno fatto causa alla polizia inglese per una regola che impone ai poliziotti di rivelare se sono massoni Il nuovo regolamento impone agli agenti di rivelare legami con organizzazioni gerarchiche, in nome della trasparenza e dell’imparzialità.
Il primo grande tour annunciato per il 2026 è quello di Peppa Pig, al quale parteciperà pure Baby Shark La maialina animata sarà in tour in Nord America con uno show musicale che celebra anche i dieci anni di Baby Shark.
Bolsonaro è stato ricoverato d’urgenza per un singhiozzo che andava avanti ininterrottamente da 9 mesi Il singhiozzo cronico dell'ex Presidente si è aggravato durante la detenzione in carcere, rendendo necessario il ricovero e anche la chirurgia.
Il thread Reddit in memoria di Brigitte Bardot è stato chiuso subito perché quasi tutti i commenti erano pesanti insulti all’attrice Accusata di essere una lepenista, islamofoba, razzista, omofoba e classista, tanto che i moderatori hanno deciso di bloccare i commenti.
Migliaia di spie nordcoreane hanno tentato di farsi assumere da Amazon usando falsi profili LinkedIn 1800 candidature molto sospette che Amazon ha respinto. L'obiettivo era farsi pagare da un'azienda americana per finanziare il regime nordcoreano.

L’uomo che risolse l’Enigma

Alan Turing, che decifrò i messaggi in codice nazisti e inventò il computer moderno (senza costruirlo)

19 Aprile 2012

Si chiamava Enigma. Era un macchinario in grado di criptare messaggi, passato alla storia per essere stato utilizzato dai nazisti. In realtà, questo strana macchina da scrivere munita di rotelle, nastri e cavi, fu inventata dopo la Prima guerra mondiale ed ebbe successo in molti Paesi al di fuori del Terzo Reich, anche dopo la sua caduta. Si trattava d’altronde di un prodotto rivoluzionario e relativamente semplice, che permetteva di battere a macchina comunicazioni riservate e ritrovarsi in mano un messaggio in codice, da trasmettere poi via telegrafo. Gli Usa e la Gran Bretagna ne erano interessanti per un motivo preciso: le mosse di Adolf Hitler, i suoi piani e spostamenti viaggiavano erano tutti lì, sottoforma di sequenze di parole facilmente “intercettabili” ma incomprensibili. Trovarne la chiave, decrittare quel ghirigoro di segni e lettere, avrebbe potuto stravolgere l’andamento della guerra e cambiare la Storia..

Nel 1939 ci riuscì Alan Turing, matematico inglese con la passione della crittoanalisi (lo studio dei metodi per comprendere messaggi cifrati) che lavorava per il GCCS (Governement Code and Cypher School), braccio dei servizi segreti britannici impegnato a trovare il bandolo della matassa dell’Enigma nazista. Quando gli chiesero perché aveva deciso di occuparsi della questione, rispose serafico di averlo fatto «perché nessuno stava facendo niente al riguardo», e pensò fosse il caso di provarci.

Nei giorni in cui la comunità scientifica festeggia il centenario della sua nascita – come ricorda il sito di news tecnologiche The Verge – può essere utile ricordare ai non addetti ai lavori il valore della sua figura, che non si limita al solo affare Enigma. Anzi. Turing è alla base del funzionamento del computer su cui state leggendo queste parole e  di qualsiasi altro oggetto tecnologico che vi circonda. È stato il primo a immaginare oggetti pensanti e “parlanti”, in grado di ottenere informazioni e processarle sulla base di un qualcosa che all’epoca non aveva nemmeno un nome.

L’algoritmo prima dell’algoritmo

Oggi siamo abituati a usare macchine in grado di riprodurre musica e filmati, comunicarci in tempo reale le condizioni meteo in qualsiasi parte del mondo e segnalarci il ristorante macrobiotico più vicino a casa, dopo averglielo domandato a voce. È tutto dato per scontato, fin troppo, e spesso ci dimentichiamo della straordinarietà degli aggeggi che teniamo in tasca. «Tutto è fantastico, e nessuno felice», dice Louis C.K. (di cui trovate un profilo sul numero di Studio in edicola) a proposito degli smartphone. Una cosa che dovremmo ricordare, però, è che se le nostre macchine sono in grado di lavorare in modo sempre più straordinario, è grazie a delle cosine invisibili che si trovano al suo interno, dette algoritmi. Definire l’algoritmo è piuttosto complicato – basti pensare che luminari come Charles Babbage utilizzarono strumenti simili senza nominarli – ma seguendo la definizione enciclopedica possiamo comunque considerarlo un procedimento che permette di risolvere un determinato problema con un numero finito di passi.

Dopo aver decriptato Enigma, nel 1942 Alan Turing fu chiamato negli Usa ai laboratori della Bell a lavorare ad alcuni progetti segreti. Come racconta James Gleick nel libro The Information, era arrivato nel New Jersey a bordo della nave Queen Elizabeth, che attraversò l’oceano Atlantico zigzagando per evitare gli U-boot tedeschi. Qui conobbe Claude Shannon (fondatore dell’information theory e dei principi alla base dei moderni computer, nonché co-ideatore del modello comunicativo di Shannon e Weaver) e altri matematici con cui fondò e rivoluzionò le idee stesse di macchina e informazione. Era già da molti anni che il giovane matematico discuteva dalla possibilità di costruire macchine in grado di pensare, un argomento caro anche al collega Shannon. A soli 22 anni si era posto una domanda: “I numeri sono tutti calcolabili?” e aveva definito per la prima volta il “calcolo” una procedura meccanica, un qualcosa che si sarebbe potuto “insegnare” anche a un oggetto inanimato. Un algoritmo, insomma. Per andare a fondo della questione, capì di dover andare oltre l’uomo: gli esseri umani, infatti, ragionano ad intuito, hanno ispirazioni, lampi di genio e momenti di maggiore o minore concentrazione: per capire la vera natura del calcolo bisognava eliminare l’aspetto umano. Così nacque la macchina di Turing.

Dopo la guerra

È importante specificare che per macchina di Turing non si intende un oggetto fisico: è un progetto, un esercizio mentale utile a una dimostrazione. Ciò nonostante viene considerata l’antenata dei moderni computer, per un motivo piuttosto semplice: è programmabile. Essa prevedeva un rotolo di nastro, dei simboli e dei movimenti possibili (states), che cambiano a seconda delle linee-guida del programmatore. In pratica, un ipotetico nastro verrebbe riempito di simboli a seconda delle istruzioni del programmatore. Tutto qui. Talmente semplice che non c’era nemmeno il bisogno di costruirla (qui trovate comunque un simulatore).

Alla fine della Seconda guerra mondiale, lo scienziato tornò in madre patria dove nel 1952 ebbe enormi problemi perché omosessuale, cosa che all’epoca era un reato nel Regno Unito: per evitare la galera, fu costretto a sottoporsi alla castrazione chimica attraverso un trattamento a base di ormoni femminili. Due anni dopo, a pochi giorni dal suo 42esimo compleanno, morì in circostanze sospette per avvelenamento di cianuro. Un trattamento disumano di cui il governo inglese di Gordon Brown ha chiesto scusa ufficialmente solo nel 2009, e che ha spento una mente fertile, che non fece in tempo a vedere le sue idee concretizzarsi. Un genio dimenticato e scomparso troppo presto.

Ricapitolando: Alan Turing ha contribuito a fermare Hitler. Vi ha regalato la tecnologia informatica. È morto dopo un trattamento disumano (e c’è chi pensa non si sia trattato di suicidio). Oggi avrebbe 100 anni. Almeno ringraziatelo, perdio.

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