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00:38 sabato 22 novembre 2025
Negli Usa il Parmigiano Reggiano è così popolare che un’agenzia di Hollywood lo ha messo sotto contratto come fosse una celebrity La United Talent Agency si occuperà di trovare al Parmigiano Reggiano opportunità lavorative in film e serie tv.
I farmaci dimagranti come l’Ozempic si starebbero dimostrando efficaci anche contro le dipendenze da alcol e droghe La ricerca è ancora agli inizi, ma sono già molti i medici che segnalano che questi farmaci stanno aiutando i pazienti anche contro le dipendenze.
Kevin Spacey ha raccontato di essere senza fissa dimora, di vivere in alberghi e Airbnb e che per guadagnare deve fare spettacoli nelle discoteche a Cipro L'ultima esibizione l'ha fatta nella discoteca Monte Caputo di Limisso, biglietto d'ingresso fino a 1200 euro.
Isabella Rossellini ha detto che oggi non è mai abbastanza vecchia per i ruoli da vecchia, dopo anni in cui le dicevano che non era abbastanza giovane per i ruoli da giovane In un reel su Instagram l'attrice ha ribadito ancora una volta che il cinema ha un grave problema con l'età delle donne. 
Da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco, le donazioni per Gaza si sono quasi azzerate Diverse organizzazioni umanitarie, sia molto piccole che le più grandi, riportano cali del 30 per cento, anche del 50, in alcuni casi interruzioni totali.
Lorenzo Bertelli, il figlio di Miuccia Prada, sarà il nuovo presidente di Versace Lo ha rivelato nell'ultimo episodio del podcast di Bloomberg, Quello che i soldi non dicono.
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.

L’Europa legata a un filo (d’olio)

Atene e una dieta ancor più mediterranea. Bruxelles non salva dai default, ma interviene sull’extravergine

31 Maggio 2012

La Grecia? Che si dia all’agricoltura, in particolare all’olio d’oliva. Lo consiglia un documento intitolato Greece 10 Years Ahead: Defining Greece’s New Growth Model and Strategy, pubblicato a marzo da Mc Kinsey, la più prestigiosa società di consulenza del mondo. In questo paper si suggerisce il modello di business su cui Atene dovrà orientarsi per recuperare crescita una volta uscita dall’euro. Ruolo fondamentale è attribuito all’olio d’oliva: mercato in cui, si legge, “la Grecia è il terzo produttore mondiale d’olio ma esporta il 60% della sua produzione grezza in Italia, consentendo a quest’ultima di guadagnare sulla trasformazione e sul prodotto finito”. La figura numero 47 del documento è proprio intitolata La Grecia non ha il posto che meriterebbe nelle esportazioni di olio extravergine, e perde importanti opportunità, soprattutto riguardo all’Italia. Insomma, oltre che a truccare i conti per entrare nell’euro siamo stati anche più svegli sull’olio, che consolazione.

Così Mc Kinsey consiglia loro di fare quello che l’Italia ha fatto negli anni: puntare sui prodotti di fascia alta, sui marchi. Secondo il documento in questione, devono investire sul “branding e sul packaging dell’olio extravergine di oliva ma non solo, anche in altri sostituti come girasole, palma, eccetera, puntando sulla pubblicità, sul legame col territorio, sul marchio Grecia”. “Creare una compagnia  – Greek Foods Company –semi-pubblica o privata, una specie di Eataly insomma, che venda olio d’oliva e prodotti tipici nei principali mercati esteri puntando sul marketing. Poi, scegliere tra i mercati quelli giusti in cui concentrare l’export, in base ad alcuni criteri (presenza di cittadini di origine greca; flussi di turisti dalla Grecia); dunque prima di tutto Usa, Germania e Uk; e ancora, creare una facoltà d’Agricoltura importante, e un istituto per la tutela del marchio Made in Greece; puntare su prodotti ad alto valore aggiunto, precotti, lavorati, eccetera, invece che sulle materie prime. Tutte queste misure dovrebbero portare a un giro d’affari di 6 miliardi di euro in dieci anni con 120 mila nuovi posti di lavoro. Poi non c’è solo l’olio; “perché Atene ha una quota solo del 28 per cento del mercato mondiale della Feta?” si chiedono a Mc Kinsey con stupore americano di fronte ai misteri europei. “E una quota di solo il 30% nel mercato mondiale dello yogurt greco?”. Per l’Italia uno studio simile non è ancora disponibile.

Ma intanto l’olio d’oliva sembra tenere insieme (condire?) ciò che rimane dell’eurozona o almeno di noi paesi periferici della stessa. I giornali hanno registrato il crollo del prezzo di questa importante materia agricola. I prezzi negli ultimi mesi sono scesi ai livelli di dieci anni fa, a 2.300 euro la tonnellata, contro i 4.800 del 2005. Spagna Italia e Grecia sono i maggiori produttori, con il 70 per cento della produzione mondiale, quindi sono i più colpiti; il crollo è dovuto sia ai minori consumi (causa impoverimento collettivo e passaggio a lubrificanti meno nobili, vedi olio di semi di girasole) sia a un raccolto-boom in Spagna che ha fatto abbassare le quotazioni. Secondo l’International Olive Oil Council (sic) i prezzi sono scesi del 12% in Spagna, del 5% in Grecia e ben del 38% in Italia.

Però, sul fronte oleario, l’Europa sta mostrando i muscoli ben diversamente che su quello finanziario: la Commissione europea è infatti intervenuta massicciamente due volte negli ultimi mesi, congelando per 18 mesi ben 100 mila tonnellate d’olio prodotte da Grecia, Italia e Spagna, e levandole dal mercato per evitare ulteriori crolli dei prezzi. Era un po’ quello che si domandava anche per i poveri titoli di stato. Ma si capisce che di mediterraneo a Bruxelles (e a Francoforte) piace soprattutto la dieta.

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