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Negli Usa il Parmigiano Reggiano è così popolare che un’agenzia di Hollywood lo ha messo sotto contratto come fosse una celebrity La United Talent Agency si occuperà di trovare al Parmigiano Reggiano opportunità lavorative in film e serie tv.
I farmaci dimagranti come l’Ozempic si starebbero dimostrando efficaci anche contro le dipendenze da alcol e droghe La ricerca è ancora agli inizi, ma sono già molti i medici che segnalano che questi farmaci stanno aiutando i pazienti anche contro le dipendenze.
Kevin Spacey ha raccontato di essere senza fissa dimora, di vivere in alberghi e Airbnb e che per guadagnare deve fare spettacoli nelle discoteche a Cipro L'ultima esibizione l'ha fatta nella discoteca Monte Caputo di Limisso, biglietto d'ingresso fino a 1200 euro.
Isabella Rossellini ha detto che oggi non è mai abbastanza vecchia per i ruoli da vecchia, dopo anni in cui le dicevano che non era abbastanza giovane per i ruoli da giovane In un reel su Instagram l'attrice ha ribadito ancora una volta che il cinema ha un grave problema con l'età delle donne. 
Da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco, le donazioni per Gaza si sono quasi azzerate Diverse organizzazioni umanitarie, sia molto piccole che le più grandi, riportano cali del 30 per cento, anche del 50, in alcuni casi interruzioni totali.
Lorenzo Bertelli, il figlio di Miuccia Prada, sarà il nuovo presidente di Versace Lo ha rivelato nell'ultimo episodio del podcast di Bloomberg, Quello che i soldi non dicono.
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.

La Sfinge e il Gattopardo

Vuoi vedere che, a sei mesi dalla caduta di Mubarak, in Egitto è cambiato tutto perché non cambiasse nulla?

02 Agosto 2011

Cominciamo dalle date. Il prossimo 11 agosto l’Egitto festeggerà i primi sei mesi del dopo-Mubarak, il presidente-dittatore salito al potere nel 1981 e dimessosi lo scorso 11 febbraio, dopo 18 giorni di proteste di piazza. Il mese prossimo, invece, l’Egitto avrebbe dovuto festeggiare le prime elezioni democratiche della storia del Paese. Dico “avrebbe dovuto” perché le prime elezioni democratiche sono state rimandate, “a ottobre, forse novembre.”

Decisioni dei militari, che ora stanno gestendo la fase di transizione, giacché quando si è dimesso Mubarak ha messo il potere nelle mani delle Forze Armate e della Corte Suprema. E in Egitto, è forse il caso di puntualizzare, le Forze Armate contano molto più della Suprema Corte.

Ah, un piccolo particolare: in Egitto l’esercito è al potere dal 1956. Da quando Nasser e “gli ufficiali liberi” hanno organizzato il loro colpo di Stato. Nasser ha governato il paese fino alla sua morte, avvenuta nel 1970. Dopo Nasser il potere è passato nelle mani del suo delfino Sadat, passato alla Storia come “quello che ha fatto la pace con Israele,” che ha regnato fino a quando un estremista islamico non l’ha ucciso, nel 1981. E a quel punto il potere è passato nelle mani del suo delfino, Mubarak, che ha sua volta ha gestito il potere per un trentennio, ovvero fino allo scorso inverno. Quando il potere è passato in mano alle Forze Armate.

Perdonate questo bignami di Storia-egiziana-recente-in-un-paragrafo, che probabilmente rischia di essere troppo semplicistico. Tutto questo per dire: in Egitto c’è una dittatura militare dal 1956, Mubarak faceva parte di questa dittatura militare e ancora oggi, fino a prova contraria, in Egitto è l’esercito, non il popolo, a comandare.

Ora, si legge molto in questi giorni, sulla stampa estera come su quella italiana, del “fattore Fratelli Musulmani,” ovvero quel partito politico islamista, clandestino fino a pochi mesi fa, che secondo alcuni potrebbe salire al governo quando (e se?) elezioni democratiche ci saranno. Una segnalazione: il Time, in un bellissimo speciale estivo dedicato al mondo musulmano offre un interessante articolo alla transizione dei Fratelli Musulmani da movimento clandestino (ergo estremista, sostiene il giornalista Bobby Ghosh) a partito parlamentare (dunque più incline a spostarsi al centro, sempre secondo Ghosh). Seriamente, lo speciale del Time è da leggere. Quanto all’articolo sui Fratelli Musulmani, non so se condivido l’ottimismo dell’autore. Ma il punto è un altro.

Il punto è che, per il momento, il problema non sono i Fratelli Musulmani. Il problema, la vera minaccia alla democrazia egiziana in fase embrionale, sono i militari. Che non sembrano tanto disposti a cedere il potere. E che, anche in caso di elezioni (semi) libere, avrebbero discrete possibilità di continuare a governare ancora per un po’. Se è vero che i sondaggi danno per favorito Amr Moussa, ex apparatjik del regime Mubarak.

Cosi, la domanda da porsi è questa: vuoi vedere che, dopo tutti i furori di piazza Tahrir, in Egitto è cambiato tutto perché non cambiasse nulla? Per chi è sceso in piazza nei giorni della rivolta, si trattava di chiedere libertà e democrazia. Ma i militari, come ha candidamente spiegato ai microfoni della Reuters lo studioso Ammar Ali Hasan del Middle East Studies Center, lo hanno interpretato in tutt’altro modo: “L’esercito considera quello che è accaduto sei mesi fa come una protesta contro i piani di successione di Mubarak, non come una vera rivoluzione che mirasse a sconvolgere la struttura del potere.” Tradotto: il popolo non vuole Mubarak perché non vuole che suo figlio Gamal salga al potere, ma questo non significa che voglia mandare a casa noi militari, che governiamo dal ’56. Questione di prospettiva.

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