Attualità

La commedia romantica è a rischio di estinzione

La fine del romanticismo mainstream sta arrivando e noi facciamo finta di niente. Perché non abbiamo più voglia di sognare?

di Valeria Montebello

Quando sono innamorate le persone tendono a unirsi. In termini meno romantici, a copiarsi, in termini evolutivi, a sopravvivere rendendosi simili quindi apparentemente inoffensivi. Ecco come mai i film romantici risuonano così profondamente nello spettatore, anche se la trama è sempre la stessa: perché il soggetto principale in questa specie di film non è tanto l’amore in sé (intrattabile) o le sue fasi (primo appuntamento, vetri appannati, pianti, tradimenti, lieto fine) ma l’identità. Il rivedersi in quel personaggio non è solo immedesimazione fine a se stessa, è come scrutare tutti i possibili partner e tutti i possibili casi, poter dire questa follia è già stata fatta, questo dilemma è già stato sciolto da qualcun altro, questo filtro d’amore è già stato usato. Dopo aver visto ogni film romantico in circolazione si può affermare con certezza che tutto è davvero poco originale e, allo stesso tempo, irresistibile. Per questo bisognerebbe preoccuparsi del benessere di questo genere filmico, della sua incolumità, come ci si preoccupa di quella degli orsi polari.

La fine del romanticismo mainstream sta arrivando e noi facciamo finta di niente. Basta scorrere le programmazioni di Netflix, Sky, Nowtv, per constatare che non producono più serie tv o commedie romantiche classiche, americane, dove sono almeno tutti belli tipo Il matrimonio del mio migliore amico, Pretty woman, Dirty Dancing, Harry ti presento Sally, Come farsi lasciare in 10 giorni – non a caso Matthew McConaughey quando faceva questo tipo di film era considerato un qualsiasi belloccio boccoluto del sud poi, da quando ha iniziato con quelli impegnati ed è dimagrito a dismisura, è stato riconosciuto come grande attore. Dai film con J Lo a Mud, Dallas Buyers Club, Interstellar. Da Sex and the City a True Detective. Lo hanno o si è esonerato dalle commedie romantiche nel lontano 2009. Ne abbiamo perso uno bravo. RIP. Come Di Caprio, da idolo delle ragazzine – carino, bravino, biondino – in Titanic a idolo dell’intellighenzia – grassoccio e selvaggio – in Revenant (lui si è concesso un ritorno al romanticismo con Gatsby ma solo perché tratto da un gran libro). Uno è dimagrito, l’altro è ingrassato, ma erano bravi anche quando erano belli.

Per non parlare dei film ancora più vecchi tipo Via col vento, Vacanze romane, Cleopatra (con scene come quella in cui Liz Taylor propone a Marco Antonio di fare un figlio per unire due popoli, a quei tempi la maternità era considerata uno strumento per conquistare il mondo – anche questa scena potrebbe essere inserita in una puntata di qualche serie hipster). Quelli sono proprio estinti. Morale: quasi zero film o serie del genere da anni. L’ultima grande stagione dei romantici è quella che va dai ‘90 fino, al massimo, al 2010. Se trovate commedie romantiche dopo quella data sono o superdemenziali, o ipersessuali, o hipster, o tutte e tre le cose. Sì perché viviamo nell’era geologica degli sfigati, dei casi umani che hanno fagocitato il genere: apoteosi in Girls, nerd con strafatta in Love, due depressi che alla fine pur di non morire si mettono insieme, due anaffettivi che imparano a dirsi ciao dopo un’ora di film, gente nevrotica, ninfomani redente, robe così, fino ad arrivare ai film di Miranda July.

Actor Leonardo DiCaprio (L) arrives with actress a

È un vero problema: una delle prime ricerche delle donne su Google è ancora “commedia romantica” ma nessuna lo ammette quindi pian piano cambieranno i gusti (no domanda – no offerta o no offerta – no domanda?) e sarà impossibile decidere di restare il weekend a casa a guardare commedie romantiche perché le avremo già viste tutte e non avremo avuto il coraggio di chiederle al mercato. Va a finire che una deve guardarsi Narcos. E se lo guarda, ci si appassiona pure. I film come quasi tutte le altre produzioni umane vanno di pari passo con quello che succede, con i cambiamenti che si susseguono, politici, sociali, random. Va bene, ci aspettiamo un cinema al passo con i tempi, ci aspettiamo tutto al passo con i tempi, uomini al passo con i tempi, donne al passo con i tempi, cibi al passo con i tempi, ma che non diventi una marcia. Che ci possa essere spazio per qualcosa di demodé ci sta e non è meglio o peggio né amarcod, solo qualcosa di radicato come certe favole patrimonio dell’umanità, o certi contenuti archetipici da continuare a sviluppare.

I registi delle vecchie commedie romantiche di Hollywood hanno avuto un vantaggio rispetto ai contemporanei, non avevano a che fare con la necessità di svelare tutto (l’ossessione per la trasparenza) o con il poco sforzo, con i trombamici, con il narcisismo che ingurgita tutto quello che non è io e altre cavolate del genere. Per stare al passo con i tempi i film romantici oggi penzolano dall’altra parte della bilancia, trattano argomenti difficili, obliqui, forzatamente strani, due sguardi sarcastici con il sopracciglio alzato e ci siamo. Troppo realismo esasperato che diventa irrealismo nell’altro verso, pessimista (la vita è una merda, le relazioni sono un inferno, ma io sopravviverò grazie alle mie battutine ciniche e alla mia cerchia di amici fighi). Prima questo genere di film era un film d’essai che costava 4 euro al posto di 8. Un critico del New Yorker ha scritto che la classica commedia romantica si attacca al tema che sviluppa mentre quella moderna lo apre. Sarà.

Ma la commedia romantica mainstream era quasi fantascienza. Quante probabilità ha una ragazza che va in vacanza con i genitori e la sorella in un posto noiosissimo di trovare un sottoscala dove si fanno balli hard, impararli, diventare un asso della danza, addirittura innamorarsi e avere una storia con il più bello dei ballerini? Nessuna. Perché nella “realtà” ci devono essere solo menage a trois e culi grossi? Che poi, non è nemmeno così. Il culo grosso della Dunham non è il culo grosso di milioni di ragazzine con il culo grosso, resta il culo geniale della Dunham. Il culo grosso è bello. Ok. Che l’ideale sia cambiato quindi si può magicamente perdere la testa per il nerd con la zeppola invece che per Mattew McConaughey quando era un giovane principe solare, come vi pare. Ma teniamoci la possibilità di scelta almeno sullo schermo (magari fra qualche anno ci ripenseremo), salviamo la fantascienza romantica positiva, quella in cui si può sperare o semplicemente sognare, perché i boccoli biondi non sono mica il male.