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La Tv argentina ha scambiato Gasperini per il truffatore delle pensioni che si era travestito da sua madre Un meme molto condiviso sui social italiani è stato trasmesso dal tg argentino, che ha scambiato Gasperini per il Mrs. Doubtfire della truffa.
La parola dell’anno per l’Oxford English Dictionary è rage bait Si traduce come "esca per la rabbia" e descrive quei contenuti online il cui scopo è quello di farci incazzare e quindi interagire.
A giudicare dai nomi in gara, Carlo Conti vuole che Sanremo 2026 piaccia soprattutto ai giovani Tanti nomi emergenti, molto rap e veterani al minimo: è questo il trend di Sanremo 2026, pensato per un pubblico social e under trenta.
I dazi turistici sono l’ultimo fronte nella guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa Mentre Trump impone agli stranieri una maxi tassa per l'ingresso ai parchi nazionali, il Louvre alza il prezzo del biglietto per gli "extracomunitari".
Papa Leone XIV ha benedetto un rave party in Slovacchia in cui a fare da dj c’era un prete portoghese Il tutto per festeggiare il 75esimo compleanno dell'Arcivescovo Bernard Bober di Kosice.
I distributori indipendenti americani riporteranno al cinema i film che non ha visto nessuno a causa del Covid Titoli molto amati da critici e cinefili – tra cui uno di Sean Baker e uno di Kelly Reichardt – torneranno in sala per riprendersi quello che il Covid ha tolto.
La presidente della Tanzania Samia Suluhu Hassan ha nominato il nuovo governo e ha fatto ministri tutti i membri della sua famiglia In un colpo solo ha sistemato due figlie, un nipote, un genero, un cognato e pure un carissimo amico di famiglia.

Il miglior rimedio al global warming è trasferirsi in città

04 Aprile 2017

In tempi in cui le preoccupazioni ambientaliste sono spesso legate a una fascinazione per un ritorno più o meno marcato a un’età pre-urbanizzazione, e anche i consumi delle élite sono influenzati da vagheggiamenti più o meno a chilometro zero, il titolo di un articolo pubblicato da Motherboard, “Want to Fight Climate Change? Move to a City”, sembrerà fuori posto. Eppure si tratta di un mero dato di fatto: un ricco filone di studi dimostra che chi abita in città inquina meno di chi abita in campagna: la condivisione degli spazi abitativi, delle infrastrutture e degli impianti energetici riduce l’impatto ambientale del cittadino medio, mentre la diffusione meno ordinata degli insediamenti della suburbia costituisce un pericolo per l’ecosistema.

Nello specifico, un abitante di New York è responsabile del 30 percento in meno di gas serra emessi da ogni altro statunitense; in un intervento recente alla New York University, la firma del New Yorker David Owen ha detto: «Mia moglie e io ci siamo sposati circa 40 anni fa, e per sette anni abbiamo vissuto in una comunità ambientalista utopica nello Stato di New York. Quella comunità utopica era Manhattan».

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Ovviamente, il vivere in città ha il suo rovescio della medaglia: città come Pechino e Città del Messico sono note per la mole di inquinamento e rifiuti che producono, e nella sola New York la quantità di spazzatura generata annualmente ammonta a 33 milioni di tonnellate. Altre hanno edifici particolarmente vecchi e poco efficienti sotto il profilo energetico. Ma qualcosa sta cambiando: in Germania il Passive House Institute ha creato un modello per certificare l’efficienza energetica delle strutture, accompagnato da uno standard da seguire per la resa “green” delle suddette. Altrove, spiega Motherboard, le città hanno iniziato a occuparsi del problema cruciale delle coperture degli edifici: a Toronto, ad esempio, dal 2010 ogni nuovo progetto deve essere dotato di un “garden roof” capace di assorbire il maltempo e non surriscaldare eccessivamente i palazzi. Ciò che rimane, in ogni caso, è che «nonostante i loro migliori sforzi, gli abitanti delle campagne che guidano macchine ibride, concimano il terreno e coltivano verdure conducono un lifestyle intrinsecamente meno “verde” della gente che vive ammassata nei grattacieli di Manhattan e Hong Kong».

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