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Negli anni ’60 la Cia ha perso un ordigno nucleare sull’Himalaya e ancora non l’ha ritrovato Nel 1965, sulla vetta di Nanda Devi, l'intelligence americana ha perso un dispositivo alimentato a plutonio. È ancora lì, da qualche parte.
Cosa c’è nei primi sei minuti dell’Odissea di Christopher Nolan che sono già stati mostrati nei cinema americani Questo "prologo" è stato proiettato in diverse sale negli Usa e ovviamente è già stato piratato e diffuso online.
I Talebani in Afghanistan hanno un nuovo nemico: i giovani che si vestono da Peaky Blinders Quattro ragazzi di 20 anni sono stati sottoposti a un «programma di riabilitazione» dopo aver sfoggiato outfit ispirati a Tommy Shelby e compari.
Il neo Presidente del Cile José Antonio Kast ha detto che se Pinochet fosse ancora vivo voterebbe per lui Ed evidentemente anche questo è piaciuto agli elettori, o almeno al 58 per cento di quelli che hanno votato al ballottaggio e che lo hanno eletto Presidente.
Dopo l’attentato a Bondi Beach, in Australia vogliono introdurre leggi durissime sul porto d’armi visto che quelle usate nella strage erano tutte detenute legalmente Intestate tutte a Sajid Akram, l'uomo che insieme al figlio Naveed ha ucciso 15 persone che si erano radunate in spiaggia per festeggiare Hannukkah.
Nonostante diversi media parlino già di omicidio e accusino il figlio Nick, della morte di Rob Reiner e di sua moglie Michelle non si sa ancora quasi nulla La polizia di Los Angeles ha confermato solo il ritrovamento dei cadaveri e l'inizio di un'indagine che contempla anche la «possibilità di omicidio».
Hbo ha svelato le prime immagini di Euphoria 3 ma della trama di questa nuova stagione non si capisce ancora niente Ben 13 secondi di video che anticipano la terza stagione, in arrivo nel mese di aprile, in cui si vedono tutti i protagonisti e le protagoniste.
Nel 2026 OpenAI lancerà una modalità di ChatGPT per fare sexting Sarà una funzione opzionale e disattivata di default, che rimuoverà i limiti attualmente imposti al chatbot sui prompt con contenuti sessuali.

Perché il made in Italy non è un dono di Dio

12 Marzo 2012

Il made in Italy è uno dei concetti più richiamati e discussi da politici, economisti e analisti italiani. Non c’è dibattito sulla crisi del nostro Paese e sulla sua possibile ricrescita che non contenga (a ragione) un riferimento all’italianità intesa – soprattutto all’estero – come garanzia di qualità e prestigio, specie in settori come quello dell’alta moda. Spesso però il made in Italy viene considerato un valore eterno e inscalfibile: il vantaggio competitivo che l’Italia ha ricevuto come una benedizione divina e di cui non sarà mai privata. La realtà è ovviamente diversa.

Oggi lo storico Valerio Castronovo ne ha parlato sul Sole 24 Ore, spiegando come l’eccezionalità italiana che ha fatto la nostra fortuna negli scorsi decenni sia fatta di piccoli distretti ultra-produttivi e specializzati, come delle piccole comunità connesse e aperte alla collaborazione, composte da uno scheletro di piccole-medie imprese attive e aperte all’estero. Un fenomeno che qualcuno ha definito “capitalismo molecolare” e che è stato il risultato di un lungo processo storico che Castronovo fa risalire ai Comuni quando si crearono le fondamenta per “un tessuto connettivo favorevole alla comparsa e all’espansione di un’ampia gamma di attività economiche” che ha reso possibile lo sviluppo economico e il boom economico degli anni ’60. Il made in Italy, quindi,

è stato il risultato dell’opera sia di uno stuolo di Pmi d’impianto famigliare sbocciate dall’universo poliedrico della provincia italiana e caratterizzate da peculiari doti d’ingegnosità, sia di alcuni grandi gruppi affermatisi in alcune filiere strategiche per il loro elevato grado di innovazione e produttività. D’altra parte, se la produzione agroalimentare, l’arredamento e l’abbigliamento hanno agito da battistrada, il “made in Italy” s’è arricchito man mano di nuove specializzazioni: dai macchinari ai mezzi di trasporto, dalla metallurgia all’impiantistica, dalla chimica alle apparecchiature elettriche, ai beni d’investimento intermedi.

La globalizzazione ha però cambiato tutto e ci ha colti impreparati. Oggi, spiega lo storico, sono altri fattori ad essere basilari ed essenziali per il successo economico, come la ricerca e la progettazione, la formazione professionale la cooperazione in rete. Occorre rendersene conto: cambiare mentalità e attuare riforme strutturali in grado di renderci competitivi in un modello economico del tutto nuovo. “Altrimenti”, spiega Castronovo, “è un’illusione pensare che il made in Italy sia (…) una sorta di polizza per il futuro”.

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