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00:47 giovedì 23 ottobre 2025
Anche quest’anno, il solito Tommaso Debenedetti ha diffuso la solita fake news sull’improvvisa morte del vincitore del Nobel per la Letteratura L'autodefinitosi «campione italiano della menzogna» prosegue così la sua lunga striscia di bufale a tema letterario, stavolta la vittima è László Krasznahorkai.
ChatGPT ha lanciato il suo browser con il quale vuole fare concorrenza a Google Chrome Si chiama Atlas, integra l’AI sin dalla barra di ricerca e aspira a insidiare il primato del web browser più utilizzato al mondo di Chrome.
Per due volte la Rai ha prima annunciato e poi cancellato la trasmissione di No Other Land e non si sa ancora perché È successo il 7 ottobre e poi di nuovo il 21. Al momento, non sappiamo se e quando il film verrà reinserito nel palinsesto.
A causa del riscaldamento globale, per la prima volta nella storia sono state trovate delle zanzare in Islanda Era uno degli unici due posti al mondo fin qui rimasto libero dalle zanzare. Adesso resta soltanto l'Antartide.
È uscita una raccolta di racconti inediti di Harper Lee scoperti nella sua casa di New York dopo la morte Si intitola La terra del dolce domani e in Italia l'ha pubblicata Feltrinelli.
A Teheran hanno inaugurato una stazione della metropolitana dedicata alla Vergine Maria La stazione si chiama Maryam Moghaddas, che in persiano significa proprio Vergine Maria, e si trova vicino alla più grande chiesa della città.
Cercando di uccidere una blatta, una donna in Corea del Sud ha scatenato un incendio in cui è andato distrutto un appartamento ed è morta anche una persona La donna ha usato un lanciafiamme fatto in casa con un accendino e un deodorante spray. La sorte della blatta al momento non è nota.
Si è scoperto che l’AI viene usata anche per produrre poverty porn, cioè immagini piene di stereotipi sulla povertà utilizzate poi nella campagne di sensibilizzazione Si trovano in vendita sulle piattaforme di foto stock, costano poco, non danno problemi di licenza né di consenso: è per questo che sono sempre più diffuse.

I filtri di Instagram ci dicono se siamo depressi

30 Agosto 2016

Alcuni ricercatori hanno sviluppato un algoritmo in grado di diagnosticare la depressione analizzando i filtri di Instagram utilizzati da un utente. Non è la prima volta che l’algoritmo di un social network viene sfruttato per individuare malattie psichiche, ma la novità di questa ricerca è che si serve di immagini, e non solo di contenuti scritti.

Esiste infatti, sembrerebbe, un preciso legame diretto tra il filtro utilizzato dall’utente e il suo stato d’animo. Le foto postate da individui che soffrono di depressione hanno una maggiore probabilità di essere blu, grigie e in generale con tinte scure prevalenti; al contrario l’utilizzo di filtri più vivaci indica che la persona è più allegra.

I ricercatori hanno poi scoperto che i soggetti con disturbi psichici attivi su Instagram, in genere, utilizzano poco i filtri, ma quando lo fanno si riferiscono a stili ben definiti, come l’uso del bianco e nero. Ad esempio, si nota che a portare l’hashtag #Valencia (il nome di un filtro particolarmente accesso) sono molte più foto di persone sorridenti rispetto a #Inkwell (un filtro dalle tinte bianco e nero), dunque anche l’uso degli hashtag aiuta a capire se il paziente presenta un’eventuale depressione.

insta-depress

L’algoritmo utilizza anche una tecnologia di riconoscimento facciale per tracciare quante persone sono presenti nello scatto, ed è stato notato che i depressi hanno una media di soggetti per foto più bassa rispetto alle persone sane. Poi, i ricercatori hanno utilizzato come metro di valutazione anche il tempo passato su Instagram e il numero di commenti delle foto, arrivando alla conclusione che gli utenti più attivi sui social network sono in genere più depressi, e che i post di quest’ultimi in media ottengono più like.

La cosa incredibile è che questo metodo a dir poco innovativo è in grado di diagnosticare la depressione con un tasso di precisione pari al 70 per cento, mentre la valutazione di un medico standard ha un margine di accuratezza che si aggira attorno al 50 per cento. I filtri di fatto sono delle vere e proprie sovrapposizioni di colori a uno scatto, una sorta di tentativo da parte dell’utente di vedere il mondo con quelle stesse tinte.

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