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08:49 sabato 15 novembre 2025
In Cina Wong Kar-wai è al centro di uno scandalo perché il suo assistente personale lo ha accusato di trattarlo male Gu Er (pseudonimo di Cheng Junnian) ha detto che Kar-wai lo pagava poco, lo faceva lavorare tantissimo e lo insultava anche, in maniera del tutto gratuita.
In Giappone un’azienda si è inventata i macho caregiver, dei culturisti che fanno da badanti agli anziani Un'iniziativa che dovrebbe attrarre giovani lavoratori verso una professione in forte crisi: in Giappone ci sono infatti troppi anziani e troppi pochi caregiver.
Rosalía ha condiviso su Instagram un meme buongiornissimo in cui ci sono lei e Valeria Marini  Cielo azzurro, nuvole, candele, tazza di caffè, Rosalia suora e Valeria Marini estasiata: «Non sono una santa, però sono blessed», si legge nel meme.
Hideo Kojima si è “giustificato” per la sua foto al Lucca Comics con Zerocalcare dicendo che l’ha fatta senza sapere chi fosse Zerocalcare Non c’era alcuna «intenzione di esprimere sostegno a nessuna opinione o posizione» da parte di Kojima, si legge nel comunicato stampa della Kojima Productions.
Anche Charli XCX si è messa a scrivere su Substack Il suo primo post si intitola "Running on the spot of a dream" e parla di blocco della scrittrice/musicista/artista.
A poche ore dalla vittoria al Booker Prize è stato annunciato che Nella carne di David Szalay diventerà un film Ad acquisire i diritti di trasposizione del romanzo sono stati i produttori di Conclave, noti per il loro fiuto in fatto di adattamenti letterari.
Il nuovo film di Tom Ford è già uno dei più attesi del 2026, per tantissime e buonissime ragioni Un progetto che sembra quasi troppo bello per essere vero: l'adattamento di uno dei più amati romanzi di Ann Rice, un cast incredibile, Adele che fa l'esordio da attrice.
Nel primo teaser del Diavolo veste Prada 2 si vede già la reunion di Miranda e Andy Le protagoniste salgono insieme sull’ascensore che porta alla redazione di Runway, riprendendo una scena cult del film originale.

Yona Friedman e l’utopia dell’architettura fai da te

È morto a 95 anni uno dei più radicali architetti della contemporaneità.

21 Febbraio 2020

«Dopo 96 anni su questa terra, Yona è salito a costruire una Città Spaziale in cielo». In questo modo, attraverso il suo profilo Instagram, oggi venerdì 21 febbraio è stato dato l’annuncio della morte dell’architetto e artista franco-ungherese Yona Friedman. Le sue teorie hanno influenzato almeno cinquant’anni di architettura del XX secolo. Idee nate dall’esperienza diretta della vita del profugo, sfuggito ai rastrellamenti nazisti, e poi sopravvissuto grazie al continuo spostarsi tra le città dell’est Europa, poi in Israele, infine in Francia. La “Città Spaziale” è quindi un’idea di architettura flessibile, mobile, creata da individui per gli individui, in un processo orizzontale.

Friedman sviluppa queste idee negli anni in cui i quartieri delle città vengono influenzati, e qualche volta trasformati, dal rigore moderno e da una visione completamente nuova, ma al tempo stesso rigida e razionale. Lui invece insiste sulla necessità di immaginare un modello di abitazione in grado di affrontare le continue trasformazioni che vive (e subisce) l’essere umano. Prima di tutto, per Friedman l’uomo ha gli strumenti per costruire da solo. Questo non significa rendere nullo il valore progettuale dell’architettura, ma significa trasformarlo in metodo, in una visione delle cose, in modo da dare alle persone gli strumenti per costruire la propria casa da soli.  Da un punto di vista concettuale, la sua è una autodeterminazione dell’abitare. Da un punto di vista pratico, significa che milioni di persone (soprattutto dei Paesi poveri) possono essere messi in condizione di farlo. Per questo, negli anni Friedman sviluppa collaborazioni con le Nazioni Unite e con l’Unesco con l’obiettivo di diffondere nelle aree più povere e difficili dei pianeta, dall’Africa al Sudamerica, all’India Meridionale, manuali didattici di auto-costruzione. Ne escono fuori quaderni di disegni non solo utili, ma anche meravigliosi, per esempio quelli raccolti in Italia nel volume Tetti (Quodlibet), esempio di come gli appunti di un architetto possano diventare manuali di costruzione.

L’autodeterminazione dell’essere umano e la partecipazione al processo della costruzione sono state le bussole di Yona Friedman, cosa che ha influenzato le ultime tre generazioni di architetti e forse, azzardiamo, persino le grandi aziende del design che hanno delegate la fase della costruzione al cliente. Se la priorità degli architetti e degli urbanisti del ‘900 è spesso stata costruire intorno ad uno stile di vita, Yona Friedman è partito dalla necessità di vita. Non solo dei più poveri, certo, anche se Friedman passerà alla storia per il suo interesse verso le classi che, da sole, non avevano i mezzi per farcela e che andavano sostenute nella loro ricerca di una protezione, di un tetto fisico o ideale. I popoli dovrebbero essere sempre aiutati e guidati perché, sosteneva Friedman, «la partecipazione non è spontanea e non può essere rivendicata di punto in bianco».

Ma oltre i manuali pratici, destinati al lavoro sul campo, ci sono anche le teorie, espresse da Friedman nel suo lavoro sulle Utopie Realizzabili, il libro del 1974 pubblicato in Italia nel 2016 (sempre da Quodlibet)). L’essere umano non solo deve imparare a proteggersi, ma anche a non dare il proprio contributo alle “mafie” che pervadono la società contemporanea. Due tipi di mafie: lo stato-mafia e la mafia dei media. Come può farlo? Tramite la realizzazione di piccoli gruppi indipendenti ed autonomi (stato) in grado di auto-regolamentarsi e di ribellarsi alla necessità – per lo più indotta – di essere presente dovunque e comunque (media).

Il fatto che diverse gallerie d’arte nel mondo negli anni abbiano collaborato con Yona Friedman, in particolare, in Italia, la Galleria Massimo Minini di Brescia, con la quale l’architetto ha costruito un lungo rapporto e che ha editato l’opera più completa del suo lavoro artistico, fa di questo fondamentale pensatore del ‘900 anche un artista. Ma, ancora una volta, sempre la condizione umana, e l’architettura come strumento per affrontare gli ostacoli, rompere le catene e riempire il vuoto, il riferimento delle sue opere d’arte. «Lo spazio architettonico», ha scritto Yona Friedman, «è generalmente contenuto in una scatola. Il lavoro degli architetti è spesso concepire quella scatola».

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