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12:48 mercoledì 5 novembre 2025
Nel suo discorso dopo la vittoria alle elezioni, il neosindaco di New York Zohran Mamdani ha sfidato Donald Trump Nelle prime dichiarazioni pubbliche e social, il neosindaco ha anche ribadito la promessa di ridisegnare NY a misura di migranti e lavoratori.
Ogni volta che va a New York, Karl Ove Knausgård ha un carissimo amico che gli fa da cicerone: Jeremy Strong E viceversa: tutte le volte che l'attore si trova a passare da Copenaghen, passa la serata assieme allo scrittore.
È uscito il trailer di Blossoms, la prima serie tv di Wong Kar-Wai che arriva dopo dodici anni di silenzio del regista Negli Usa la serie uscirà il 24 novembre su Criterion Channel, in Italia sappiamo che verrà distribuita su Mubi ma una data ufficiale ancora non c'è.
È morta Diane Ladd, attrice da Oscar, mamma di Laura Dern e unica, vera protagonista femminile di Martin Scorsese Candidata tre volte all'Oscar, una volta per Alice non abita più qui, le altre due volte per film in cui recitava accanto alla figlia.
L’attore e regista Jesse Eisenberg ha detto che donerà un rene a un estraneo perché gli va e perché è giusto farlo Non c'è neanche da pensarci, ha detto, spiegando che a dicembre si sottoporrà all'intervento.
A Parigi c’è una mensa per aiutare gli studenti che hanno pochi soldi e pochi amici Si chiama La Cop1ne e propone esclusivamente cucina vegetariana, un menù costa 3 euro.
Il Premier australiano è stato accusato di antisemitismo per aver indossato una maglietta dei Joy Division Una deputata conservatrice l’ha attaccato sostenendo che l’iconica t-shirt con la copertina di Unknown Pleasures sia un simbolo antisemita.
Lo scorso ottobre è stato uno dei mesi con più flop al botteghino nella storia recente del cinema In particolare negli Stati Uniti: era dal 1997 che non si registrava un simile disastro.

X, Y, Glee e Dawson’s Creek: una lotta generazionale

25 Ottobre 2011

Una volta era più facile: c’era la generazione che ha fatto il ’68, quella del ’77 e, più in generale, la categoria dei baby boomers, cresciuta durante il boom economico degli anni ’50 e i primi ’60. Ora non è più così: in tempi di incertezza economica (e non solo: anche culturale e sociale), i confini delle generazioni si sono fatti meno chiari e segnati. L’ultima di cui si ha un ricordo concreto è la Generazione X, non a caso direttamente successiva a quella dei baby boomer (raccoglie quelli nati dal 1965 e il 1980).

La generazione Y, successiva alla X, è invece frastagliata e divisa in fazioni, come sta dimostrando un dibattito nella stampa statunitense tra giornalisti under 45, divisi sulla generation in cui sentono di far parte. Dimenticatevi la MTV Generation: la scorsa settimana, la 27enne Noreen Malone del New York magazine ha spiegato come sia difficile fare parte della Millenian Generation (quella nata a cavallo con il nuovo millennio), fatta di gente sfortunata, il cui destino le costringe ad affrontare questa crisi senza precedenti – ed ereditata dal passato (leggi: generazione X) – rimanendo comunque certa di poterne uscire. E fare di meglio. Sì, anche di meglio della X o della Y.

Un articolo che ha provocato la stizzita replica di Matt Honan di Gizmodo, esponente della Generazione X particolarmente stanco della retorica de “la prima generazione che vivrà peggio dei suoi genitori dopo decenni di prosperità”. Bugie, risponde Honan dal suo blog, allegando pdf esemplificativi su come, dopo tutto, anche negli ’70 bisogna darsi da fare. Riassumendo in una frase, Honan risponde così al pezzo del New York:

La generazione X è stanca delle tue stronzate.

Anche Slate si è così accodato alla polemica proponendo delle micro-generazioni basate sugli show televisivi che più hanno segnato le adolescenze: si va dalla Generation Catalano (dal nome di un personaggio di My So-Called Life, andata in onda negli Usa nel biennio 1994-1995) alla Dawson’s Creek generation, per non dimenticare la Glee generation.

Si diceva all’inizio che i confini tra una generazione (o micro-generazione) e l’altra si fanno sempre più confusi. Pare che le serie televisive adolescenziali diventeranno un’ottime discriminante generazionale, anche se finirà per abbassare la durata di una generazione a circa un paio d’anni (a seconda anche dal successo della serie).

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