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È morto lo scrittore di culto Gilberto Severini Nel 2011 era arrivato tra i finalisti allo Strega con il libro "A cosa servono gli amori infelici".
I due maggiori premi letterari giapponesi quest’anno non sono stati assegnati perché non c’erano romanzi abbastanza belli I prestigiosi premi Akutagawa e Naoki, da regolamento, hanno deciso di saltare l’annata perché nessun candidato meritava di essere premiato.
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In Giappone hanno organizzato un torneo di Tekken 8 per gli anziani delle case di riposo Otto partecipanti, tra i 60 e i 90 anni, che hanno dimostrato inaspettato talento videoludico.
Zadie Smith farà il suo esordio da cantante nel nuovo album di Blood Orange Per ascoltarla dovremo aspettare il 29 agosto, data di uscita di Essex Honey.
L’Odissea di Nolan esce tra un anno ma la prevendita dei biglietti è già partita e ci sono anche i primi sold out Negli Usa e in Inghilterra le sale IMAX hanno finito i biglietti, a un anno esatto dall'uscita del film.

È morto William Hurt, attore simbolo degli anni Ottanta

14 Marzo 2022

Nella giornata di domenica è arrivata la notizia della morte dell’attore William Hurt. Il figlio Alexander ha dichiarato che la causa della morte sono state le complicazioni derivate dal cancro alla prostata diagnosticato tempo fa al padre.

William Hurt aveva 71 anni. È stato uno degli attori-simbolo degli anni Ottanta, decennio nel quale divenne famoso grazie all’interpretazione dell’avvocato Ned Racine nel film di Lawrence Kasdan Brivido caldo (1981). Nel corso degli anni, quello con Kasdan diventerà un vero e proprio sodalizio artistico: una collaborazione dalla quale verranno fuori alcuni dei migliori film della carriera di Hurt (e di Kasdan), come Turista per caso, Ti amerò… fino ad ammazzarti e, soprattutto, Il grande freddo, probabilmente l’opera per la quale l’attore è ancora oggi più conosciuto. Come detto, gli anni Ottanta furono un periodo fortunatissimo per Hurt, culminato nel 1986 con la vittoria dell’Oscar nella categoria “Miglior attore protagonista”: il film che gli valse la statuetta era Il bacio della donna ragno di Héctor Babenco, nel quale Hurt interpretava Luis Molina, un omosessuale che negli anni della dittatura brasiliana viene imprigionato per aver violentato un bambino. Molina si trova a condividere la cella con un rivoluzionario di sinistra, Valentin Arregui (interpretato da Raúl Juliá), e tutto il film è composto dalla successione dei dialoghi tra i due prigionieri. «Hurt ha vinto un meritatissimo premio come miglior attore al Festival di Cannes grazie a un’interpretazione intelligente, attentamente costruita e toccante in modi profondi e imprevedibili», scrisse Janet Maslin del New York Times, commentando la vittoria di Hurt a Cannes.

Negli anni successivi Hurt continuò a essere uno degli attori più popolari e apprezzati di Hollywood: nel 1987 arriverà un’altra nomination all’Oscar come miglior attore protagonista, questa volta per l’interpretazione di James Leeds in Figli di un dio minore. E ancora, nel 1988, un’altra candidatura nella stessa categoria: Dentro la notizia − Broadcast news fu uno dei film più amati di quell’anno, e un grande contributo a quel successo lo diede senza dubbio il protagonista Tom Grunick, interpretato da Hurt. Dopo gli anni Ottanta, Hurt interpretò meno ruoli da protagonista e divenne uno dei “secondi” migliori di Hollywood (riuscendo comunque a lasciare alcune interpretazioni memorabili, come quelle in Dark city o A.I. − Intelligenza artificiale). Da questo punto di vista, simbolo di questa nuova fase della sua carriera è la candidatura all’Oscar come “Miglior attore non protagonista” ricevuta per una parte di appena dieci minuti in A history of violence di David Cronenberg. Negli ultimi anni, Hurt aveva “cambiato” carriera ancora una volta e aveva recitato in diversi film di supereroi come Hulk, Captain America: Civil War, i due capitoli finali della saga degli Avengers, Infinity war ed Endgame, e Black Widow. Si era dedicato anche alla televisione, guadagnandosi anche delle candidature all’Emmy per il suo ruolo in Damages e per quello in Too big too fail.

Nonostante la carriera lunghissima e ricchissima di successi nel cinema, Hurt si considererà sempre un attore teatrale. Aveva cominciato proprio con il teatro, «un linguaggio che parlo meglio, che mi si addice di più anche dello stesso inglese», ripeteva spesso. Nel 1985 ricevette una nomination al Tony Award per l’interpretazione in Hurlyburly, uno spettacolo di David Rabe, diretto da Mike Nichols, che poteva vantare un cast composto, oltra che da Hurt, da Cynthia Nixon, Sigourney Weaver, Harvey Keitel e Jerry Stiller. Quando Hurt decise di fare il grande salto verso Hollywood, quelli che già lo conoscevano dai suoi anni teatrali ne parlavano come di un tesoro segreto al quale il grande pubblico stava arrivando colpevolmente tardi. Frank Rich, critico teatrale del New York Times, scriveva che «forse William Hurt è stato ormai scoperto da Hollywood, ma questo non gli ha fatto perdere niente di quell’incredibile intensità che lo ha reso una gioia da vedere al teatro. Quel che rende così speciale − e, inevitabilmente, una star − questo talentuoso attore è la sua abilità di creare, sul palco, una sua realtà personale. È capace, allo stesso tempo, di creare un personaggio carismatico in qualsiasi momento, ma è anche in grado di affascinare senza alcun aiuto dello sceneggiatore».

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