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19:42 martedì 1 luglio 2025
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Almeno, secondo le autorità e i manifestanti la vignetta ritrarrebbe il profeta, ma il direttore del giornale ha spiegato che non è affatto così.

01 Luglio 2025

Dopo lunghe ore di proteste e diverse cariche, la polizia è riuscita a disperdere la folla che si era riversata per le strade di Istabul ieri sera, lunedì 30 giugno. A scatenare la protesta è stata la notizia della pubblicazione di una vignetta satirica che ritraeva e derideva il profeta Maometto, sulla storica rivista satirica turca LeMan. Quando si è sparsa la voce, alcuni manifestanti hanno anche compiuto atti di vandalismo contro un bar frequentato dalla redazione della rivista. La vignetta, stando alle ricostruzioni fin qui, è quella che vedete qui sotto.

A rendere ancora più incredibile questa storia è il fatto che, secondo le ricostruzioni giornalistiche, si è trattato di un “equivoco”. Il disegno infatti ritrae un uomo musulmano, presumibilmente palestinese, ucciso dai raid israeliani a Gaza, a cui il disegnatore ha dato il nome fittizio (e comunissimo nei Paesi musulmani, 200 milioni di persone nel mondo si chiamano così) di Muhammad. L’omonimia con il profeta è bastata a far scoppiare non solo le proteste ma anche la repressione della polizia: poche ore dopo l’inizio delle violenze, infatti, le forze dell’ordine hanno preso in custodia il vignettista reo di aver disegnato la scenetta e il designer che l’ha impaginata all’interno dell’ultimo numero di LeMan. Il ministro degli Interni Ali Yerlikaya ha confermato che entrambi saranno processati. 

Il direttore della testata Tuncay Akgun ha spiegato a diversi giornali europei che hanno ricostruito e seguito la vicenda che la vignetta «ha nulla a che vedere con il profeta Maometto. Non correremmo mai un simile rischio.» Il giornale infatti ha già subito diversi attacchi in passato, per esempio quando si è schierato dalla parte dei colleghi francesi di Charlie Hebdo dopo l’assalto alla sua redazione nel 2015. Le autorità turche però sembrano rimanere dell’idea che LeMan stesse irridendo il profeta e i «sacri valori della società turca», condannando pubblicamente il giornale.

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