«No, in realtà, per essere precisi, abbiamo pagato noi. Il 60 per cento della spesa totale l’abbiamo sostenuta noi. E abbiamo fatto le stesse cose che hanno fatto gli Stati Uniti: prestiti, garanzie e prestiti a fondo perduto. Ci abbiamo messo soldi veri»
Il video che Trump ha usato per dimostrare che in Sudafrica è in corso un genocidio dei bianchi è un falso
Lo hanno rivelato due giornalisti del New York Times, che hanno indagato sul video e scoperto che si tratta di una bufala.

Lo Studio Ovale ormai è il luogo dei più surreali e imbarazzanti momenti della politica internazionale. Dopo il bisticcio con Macron e il litigio con Zelensky, Donald Trump lo ha fatto di nuovo: durante la visita di Stato del Presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa, a un certo punto, senza nessuna ragione né preavviso, si è messo a parlare lungamente e approfonditamente del genocidio dei bianchi sudafricani. È importante, a questo punto, sottolineare che in Sudafrica non è in corso alcun genocidio dei bianchi e che quella che Trump ha sostenuto davanti a un costernato Ramaphosa è una teoria del complotto a cui credono i razzisti, i complottisti ed Elon Musk (che ci crede talmente tanto da aver ordinato pure all’AI di X, Grok, di parlarne in continuazione).
@skynews Donald Trump has ambushed South Africa’s president during a White House meeting by playing a video purportedly showing evidence of a ‘genocide’ of white farmers in the African country. The scene in the heart of the White House administration was reminiscent of Mr Trump’s ambush of Ukraine’s President Volodymyr Zelenskyy in February. SkyNews DonaldTrump CyrilRamaphosa SouthAfrica WhiteHouse
Per dimostrare che lui è uno che sa di che parla, durante il suo delirante discorso Trump ha mostrato anche un video su uno schermo appositamente sistemato all’interno dello Studio Ovale. Un video che, a suo dire, costituirebbe prova inconfutabile, certezza oltre ogni ragionevole dubbio che i neri del Sudafrica stanno sterminando i bianchi del Sudafrica. Al sempre più costernato Ramaphosa (ammirevole il contegno con il quale è riuscito a sopportare tutto questo), il Presidente degli Stati Uniti ha detto che nel video si vedono chiaramente «le tombe di oltre mille» agricoltori sudafricani, bianchi, uccisi dai neri. Nel video in questione, in effetti, si vede una striscia di terra, una strada sterrata, lungo la quale sono piantate tantissime croci bianche e parcheggiato un certo numero di macchine. Riley Mellen ed Eric Toler del New York Times si sono messi a indagare su questo video e hanno scoperto che non c’entra assolutamente nulla con quello che Trump diceva: le immagini non mostrano un cimitero di bianchi morti ammazzati dai neri ma una manifestazione di protesta dei cittadini di Newcastle, città sudafricana, tenutasi il 5 settembre del 2020 dopo l’omicidio di una coppia di agricoltori.
Sì, erano agricoltori bianchi, si chiamavano Glen e Vida Rafferty, sono stati uccisi da un uomo nero, Sizwe Tell Zwane, che è stato poi arrestato e condannato. Questo dimostra forse che c’è un genocidio dei bianchi in corso in Sudafrica? Secondo la polizia sudafricana, no: il Paese ha un alto tasso di omicidi, ma gli agricoltori bianchi non sono nemmeno lontanamente tra le porzioni demografiche più colpite (indovinate quale è la porzione demografica, invece, che lo è? I giovani maschi neri). Ora, difficile immaginare che quello che due giornalisti del Nyt hanno verificato in mezza giornata non fosse verificabile anche dallo staff del Presidente degli Stati Uniti. Che, però, è la stessa persona che, alla domanda di Ramaphosa su quale fosse la città sudafricana mostrata nel video, ha risposto, stizzito: «Beh, è in Sudafrica».

È una nuova "ideologia", nata negli Stati Uniti, tra i Democratici, e che si sta diffondendo adesso anche in Europa (arriverà anche in Italia?). Il messaggio è chiaro: essere buoni e bravi fin qui non ha funzionato, è il caso di iniziare a giocare sporco.