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La pandemia ha fermato quasi del tutto il commercio di fiori
«Quando Meredith Dean immaginava il suo matrimonio a maggio, in un fienile fuori New York, pensava ai suoi ospiti che camminavano su una distesa di fiori di campo», con le damigelle piene di giacinti viola, e una grande parete per le foto ricoperta di ortensie e peonie. E invece, a causa dell’emergenza Coronavirus, ha dovuto rimandare di un anno il proprio matrimonio, annullando l’ordine di tutte le decorazioni floreali. È raccontando questo episodio che Bloomberg riflette sul crollo globale del mercato dei fiori, come uno “calamità” in perdita di quasi 8 miliardi di euro (solo in Italia, stando ai dati emersi da Coldiretti, il danno stimato si aggira intorno al miliardo e mezzo di euro). La causa principale risiederebbe nel divieto di cerimonie come battesimi, matrimoni, lauree e funerali, nonché nel blocco della mobilità.
Proprio per questo il 27 marzo, come dichiarato dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini, «abbiamo ottenuto un chiarimento dal Governo sul via libera alla vendita di piante e fiori in supermercati, mercati, punti vendita e vivai»: un risultato importante, considerando che senza fiori e piante sul nostro territorio sarebbero a rischio 27mila imprese con 2,5 miliardi di fatturato e che ora, comunque, si trovano in gravissimi problemi. Soprattutto a causa della difficoltà nell’ambito delle esportazioni, in cui l’Italia ha svolto fino ad ora un ruolo leader nel mondo. A proposito di esportazioni, stando a quanto riporta Bloomberg il commercio dei fiori sarebbe infatti un «miracolo del capitalismo moderno», che attraversa e connette ogni parte del mondo. «Gli steli vengono spesso raccolti in luoghi lontani, come Africa, Medio Oriente e Sud America, quindi imballati in camion refrigeranti, poi su aerei con celle frigorifere e trasportati fino ad Amsterdam per essere venduti all’asta. Infine vengono re imballati e trasportati in Asia, Europa e America», ed è chiaro come in un momento di necessario distanziamento tutto sia rallentato.
La primavera è solitamente la stagione più intensa per il mercato dei fiori, ma se nei primi giorni di marzo le aste si sono svolte come sempre, «dopo che la Francia ha ordinato la chiusura di negozi non essenziali, la Germania ha chiesto la cancellazione della maggior parte degli eventi, e dopo che il Governo italiano ha imposto il lockdown, il commercio è crollato». Come ha spiegato Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Campania in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno infatti, l’Italia, specie grazie alle regioni del Sud, sarebbe uno dei Paesi principali per l’esportazione di fiori, «ma a oggi, camion già partiti sono tornati con il carico, costringendo le aziende a distruggere i prodotti, a causa dei blocchi al confine e in dogana di tanti Paesi Ue ed extra-Ue».

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