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Vendicarsi fa bene all’umore, adesso è provato

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista accademica Journal of Personality and Social Psychology getta luce su uno dei fenomeni più comuni della psicologia umana: la vendetta. Nella prima parte della ricerca, gli autori hanno chiesto ai partecipanti di scrivere personal essay, dicendogli poi che avrebbero scambiato gli elaborati perché ognuno potesse dare il feedback su un testo altrui. In realtà, alcuni dei soggetti hanno ricevuto testi pre-compilati che insultavano i loro scritti, e poi si sono visti consegnare bambole vodoo, da colpire per punire gli stroncatori. Eloquentemente, usare gli aghi sui bambolotti ha migliorato l’umore dei partecipanti.

Una seconda parte dell’esperimento ha risposto a una domanda ulteriore: certo, i partecipanti avevano sfruttato l’occasione di – diciamo – rivalersi sulle persone che gli avevano fatto un torto, ma avrebbero mai cercato attivamente la vendetta, in prima persona? Per scoprirlo, gli autori dello studio hanno reclutato un gruppo separato di circa 150 persone, somministrando a ciascuna di esse una pillola che avrebbe dovuto aumentare le loro abilità cognitive (in realtà si trattava di un mero placebo); alcuni soggetti sono anche stati portati a credere che la pillola avrebbe avuto un effetto stabilizzante sull’umore, impedendo sbalzi emotivi durante il suo effetto.

In un videogioco a squadre programmato per far sentire esclusi alcuni soggetti, i ricercatori hanno dato ai partecipanti la possibilità di punire le altre persone, inviando un suono sgradevole e a volume altissimo nelle loro cuffie. La maggior parte di loro ha scelto di farlo, ma con una particolarità: quelli che avevano preso la pillola “stabilizzante” non hanno ricorso con entusiasmo alla piccola vendetta in cuffia, probabilmente pensando che non c’era ragione di metterla in atto, dato che non avrebbe apportato alcun beneficio emotivo. In sostanza, gli autori della ricerca pubblicata su Journal of Personality and Social Psychology sono riusciti a dimostrare efficacemente che la vendetta in quanto tale non è soltanto gradevole, ma un fine ricercato dall’essere umano per migliorare il suo stato d’animo.