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Su TikTok c’è un problema con l’abuso dei termini narcisista e tossico

Il pericolo di idealizzare le relazioni è alto, specialmente in una piattaforma in cui tutti possono usare parole di cui non conoscono davvero il significato e il peso.

di Alice Monorchio

Scrollando la pagina “per te” di TikTok, sembra che tutti (o quasi) abbiano avuto a che fare con un partner narcisista, tossico e manipolatore. Ci sono migliaia di video di persone che condividono i dettagli dei propri rapporti amorosi, spesso finiti, in cui danno consigli su come riconoscere tratti narcisisti e tossici nel proprio partner. “5 segnali per riconoscere il narcisista nascosto,” “Cosa significa avere una relazione con un narcisista”, “Quando è tossico e ti fa piangere h24”, sono alcuni dei video che si trovano digitando semplicemente le parole “tossico” o “narcisista” nella barra di ricerca di TikTok.

Ci sono i guru-relazionali che in un brevissimo video di alcuni secondi segnalano le caratteristiche che identificano una persona narcisista, c’è la ragazza che mentre si trucca parla della relazione tossica con il suo ex ragazzo, ci sono le dirette dove gli utenti fanno domande, e poi ci sono i famosi trend che non cessano di esistere neanche quando si parla di patologie psichiatriche e relazioni instabili. Il più famoso tra tutti è il “red flag” trend, in cui si indica quali siano i tratti comportamentali da evitare in un ragazzo/a. Questa condivisione sempre più trasparente sull’argomento delle malattie mentali ha inizialmente aiutato a sradicare dei tabù. Specialmente la Gen Z, attraverso TikTok riesce a parlarne in una maniera che non si era mai vista.

Da sempre le malattie mentali sono state motivo di vergogna per chi ne soffriva, e addirittura il solo fatto di ammettere di andare in cura da uno psicologo era qualcosa da tenere privato. Ma sulla piattaforma social stiamo assistendo (ormai già da tempo) ad una nuova wave di giovani content creator che parlano di autolesionismo, psicofarmaci, disturbi alimentari e anzi postano i famosi video “Get ready with me” mentre sono ricoverati in cliniche psichiatriche. Lo fanno in maniera spontanea; un modo per normalizzare e destigmatizzare ciò che stanno vivendo.

Il problema però nasce quando termini che descrivono patologie psichiatriche come “narcisista” vengono usati a sproposito e da persone non qualificate o che non hanno avuto esperienze a riguardo. È d’accordo la dottoressa Valeria Rossi, esperta in rilevamento della menzogna, analista comportamentale e profiler, la quale afferma che: «Io ed altri professionisti come me ci siamo resi conto già sei mesi fa che c’è un’inflazione assurda su TikTok del termine “narcisista” e stiamo lottando per non abusarne». Anche se a parlare di narcisismo e relazioni tossiche sono sia uomini che donne, da quanto Rossi ha percepito sul suo profilo c’è una leggera maggioranza di donne.

Un anno fa, Rossi ha deciso di aprire il suo profilo TikTok postando video ironici e divertenti nei quali parla di amore, relazioni e condivide la sua competenza in tale ambito. Conosciuta meglio come @valeria_cinicamente, in poco tempo il profilo ha raggiunto 300 mila follower con lo scopo di «arrivare nei cellulari di tutti, perché all’inizio guardando i miei video si ride ma poi c’è il momento di riflessione in cui si pensa “ho vissuto quella situazione” e per me questo è fondamentale», spiega la dottoressa.

Nel mondo, la percentuale di persone che soffre della patologia del narcisismo è tra il 2 ed il 6 per cento, bassa se si pensa a quanto se ne parli e a come il termine sia diventato un modo per etichettare individui che spesso non ne soffrono ma che semplicemente non rispecchiano l’ideale di compagno/a perfetti. Ecco perché Rossi spiega che «si confonde il narcisista con lo stronzo; se un appuntamento va male, se una relazione finisce tendiamo sempre a incolpare l’altro, perché non lo vogliamo accettare». Il problema sorge nel momento in cui questo modo di etichettare gli ex come narcisisti o tossici porta a una ricerca della perfezione in una futura conoscenza. Su TikTok, si tende a recriminare ogni piccola sfaccettatura negativa e cercare qualcuno che porti totale benessere e amore incondizionato quando, a detta di Rossi: «Nella vita reale ognuno ha i propri lati negativi e per via di quello che vediamo sui social siamo molto più prevenuti quando incontriamo qualcuno. Scatta subito l’idealizzazione».

Se da un lato la divulgazione di alcune situazioni violente o (appunto) tossiche ha portato molte donne e uomini a esporsi, dall’altro coloro che ne parlano non sono professionisti e quindi esiste un maggiore rischio di creare disinformazione. «C’è più di un personaggio che abbiamo segnalato su TikTok che fomenta l’odio, cerca hype, follower e audience. Queste persone oltre a essere pericolose non sono psicologi, psicoterapeuti, analisti, psichiatri quindi non hanno nessun diritto di parlare di patologie come il narcisismo», afferma Rossi.

Ma esiste anche l’altra faccia di TikTok, soprannominata “Toxic TikTok,” che vede la condivisione da parte di una schiera prettamente femminile, di consigli su come essere più tossiche con gli uomini. A lanciare questa nuova ondata è stata l’influencer americana Peyton Knight che con il suo video “Toxic Texting tip #1” esorta le donne a nascondere i loro interessi amorosi dopo il primo appuntamento, a praticare la tecnica del “gaslighting” con un uomo narcisista e offre esempi specifici di come vendicarsi dopo essere state tradite. Il sequel “Toxic Texting Tip #2” ha guadagnato 900 mila visualizzazioni. L’attenzione che ha ricevuto dagli utenti è stata tale che ha spinto Knight a creare sul suo profilo una vera e propria guida su come diventare tossiche.

Sono specialmente le donne che fanno parte di “Toxic TikTok”, poiché diventa un modo per riappropriarsi di certi comportamenti che sono tipicamente associati a un uomo per diventare più sicure, determinate, prendere ciò che si vuole da una possibile frequentazione e soprattutto a non farsi manipolare. Il confine tra ciò che si può o non si può dire su TikTok è molto sottile, ecco perché Rossi trova difficoltà ad arginare il problema dell’abuso dei termini sopra citati. “Non si riesce a bloccare perché sui social c’è libera espressione, tutti possono dire tutto e appena si segnala un profilo ne spunta un altro».