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Il cofanetto dei migliori film di Ornella Muti curato da Sean Baker esiste davvero Il regista premio Oscar negli ultimi mesi ha lavorato all’edizione restaurata di quattro film con protagonista l’attrice italiana, di cui è grandissimo fan.
Nell’internet del futuro forse non dovremo neanche più cliccare perché farà tutto l’AI Le aziende tech specializzate in AI stanno lanciando nuovi browser che cambieranno il modo di navigare: al posto di cliccare, chatteremo.
Trump si è complimentato con il Presidente della Liberia per il suo inglese, non sapendo che in Liberia l’inglese è la prima lingua Joseph Boakai, nonostante l'imbarazzo, si è limitato a spiegargli che sì, ha studiato l'inglese nella sua vita.
Ed Sheeran si è dato alla pittura e ha provato a imitare Jackson Pollock con risultati abbastanza discutibili Ma almeno si è sforzato di tenere "bassi" i prezzi delle sue "opere": meno di mille sterline a pezzo, che andranno tutte in beneficienza.
Dopo l’ultimo aggiornamento, Grok, l’AI di X, ha iniziato a parlare come un neonazista In una serie di deliranti post uno più antisemita dell'altro, Grok è pure arrivato a ribattezzarsi "MechaHitler".
La novità più vista su Netflix è un documentario su una nave da crociera coi bagni intasati Si intitola Trainwreck: Poop Cruise, è in cima alla classifica negli Stati Uniti ed è popolarissimo anche nel resto del mondo.

TikTok e le elezioni in America

Nonostante vieti gli annunci dei politici, la popolare piattaforma potrebbe essere uno dei luoghi dove si mobilita il voto dei più giovani.

28 Ottobre 2020

Quello che rende speciale TikTok, la popolare piattaforma dove si possono registrare brevi video utilizzando sfondi, voci ed effetti speciali, è l’algoritmo che costruisce la sua pagina “For You”, quella su cui si approda appena aperta l’app. È un meccanismo che secondo molti analisti è il vero segreto del suo stratosferico successo, poiché utilizza le abitudini degli utenti (ovvero la tipologia di video più guardati) per suggerire contenuti simili, ma allo stesso tempo permette a qualsiasi creator, indipendentemente dal numero di persone che seguono la sua pagina, di diventare virale. Al contrario di quello che succede su Instagram e Twitter, su TikTok non è raro che profili con poche centinaia o migliaia di follower raggiungano visualizzazioni vertiginose: una volta approdati nella pagina “For You”, la possibilità di raggiungere milioni di persone interessate a quel tipo di contenuto è a portata di mano. Si è detto spesso che anche per questo motivo, TikTok è diventata l’app preferita della Generazione Z [i nati tra il 1995 e il 2010, nda], che lì ogni giorno riversa mini video di balletti casalinghi, duetti improvvisati e, perché no, brevi e sui generis messaggi di engagement politico.

Della comparsa dei contenuti a sfondo politico su TikTok, qui su Studio ne avevamo parlato un bel po’ di tempo fa, quando i giovani creator avevano iniziato a utilizzare la piattaforma per parlare di cose come il riscaldamento globale, il razzismo, il body shaming o l’incarcerazione di massa degli Uiguri in Cina, come nel celebre caso di Feroza Aziz, bannata e poi riammessa sull’app alla fine dello scorso anno. Quello che ci si chiede ora, però, è che ruolo può svolgere TikTok in America nel mobilitare i più giovani al voto, a una settimana dalle elezioni presidenziali e considerando la delicata situazione in cui si trova l’app, di proprietà della società cinese ByteDance e da alcuni mesi al centro del dibattito politico dopo lo strombazzato bando voluto da Trump, per ora di fatto bloccato. TikTok non permette ai politici di pubblicare inserzioni a pagamento, ma come ha raccontato Sophia Smith Galer in un recente podcast e un breve documentario realizzati per Bbc News, sulla piattaforma si sono comunque formate grandi coalizioni di giovani attivisti, spesso riuniti in account collettivi che si chiamano “house”, che si sono presi l’incarico di mobilitare i loro coetanei verso il voto. Al contrario di quello che si potrebbe pensare, su TikTok non ci sono solo giovani democratici pro Biden, anzi. Secondo uno studio citato da Smith Galer, i profili assimilabili all’area repubblicana o comunque conservatrice producono circa il 60 per cento di contenuti in più rispetto ai loro corrispettivi liberal. Account come @TheRepublicanHypeHouse o @TheRepublicanGirlls sono infatti molti seguiti e popolari, e collezionano milioni di like quando finiscono nella pagina “For You”.

Nonostante diversi sondaggi abbiano rilevato che il candidato preferito dalla Gen Z fosse Bernie Sanders, Biden può contare sul sostegno gruppi di attivisti come Rock the Vote e NextGen America che, come riporta Politico, hanno visto le registrazioni raggiungere il record durante il National Voter Registration Day, grazie anche all’engagement delle piattaforme digitali come TikTok. I giovani tra i 18 e i 24 anni che si sono registrati per il voto sono infatti aumentati in almeno 20 stati dall’ultima elezione presidenziale. Non sappiamo cosa voteranno, ma sappiamo che in moltissimi casi è la prima volta che votano: si tratta di una generazione il cui primo evento politico è stato la presidenza Trump, che ha assistito e spesso partecipato alle manifestazioni degli ultimi quattro anni, dalle Women’s March ai Fridays For Future, dalle proteste per le sparatorie di massa nelle scuole (in cui si richiedeva una riforma della legge sulle armi) fino a Black Lives Matter, uno snodo cruciale. Il sondaggio redatto da Politico/Morning Consult suggerisce che non è ancora chiaro se il Partito Democratico sarà in grado di convertire l’energia della Gen Z in voti effettivi e lealtà a lungo termine, soprattutto perché queste elezioni sono ostacolate da diversi fattori, a cominciare dal fatto di svolgersi in piena pandemia e dalla confusione sul voto via posta. Inoltre, alcuni esperti ritengono che, soprattuto per giovani attivisti di aerea liberal democratica, Joe Biden sia troppo centrista e che la protesta in strada sia lo strumento di opposizione politica preferita, anche rispetto al voto (mentre il 44 per cento degli elettori registrati ha affermato che protestare è una tecnica molto o in qualche modo efficace, il numero balza al 56 per cento quando a essere intervistati sono rappresentanti della Gen Z).

Tuttavia, secondo quanto riporta Time, un recente sondaggio della Harvard Youth Poll ha rilevato che l’affluenza alle urne tradizionalmente bassa degli elettori più giovani potrebbe essere diversa questo autunno: il 63 per cento dei suoi intervistati, di età compresa tra i 18 e i 29 anni, ha dichiarato che «voterebbe sicuramente», rispetto al 47 per cento nel 2016. E non è un segreto che durante questo anno di crisi, TikTok è emerso come uno spazio in cui milioni di esponenti della Gen Z si sono rivolti per esercitare il loro attivismo, impossibilitati nella maggior parte dei casi a uscire di casa e a occupare i tradizionali spazi dedicati alla politica, dalle scuole alle università fino ai rally della campagna elettorale. Le incognite, insomma, sono numerose, a cominciare dal coinvolgimento di tutti quei giovani che sono fuori dai circuiti universitari classici e il cui comportamento è difficile da tracciare. Magari si ritroveranno su TikTok dove potranno consultare la speciale guida alle elezioni che vuole evitare la diffusione di notizie false o dannose oppure, molto più probabilmente, guarderanno i video della pagina “For You”, selezionati chirurgicamente in base ai loro interessi. Come ha spiegato alla Bbc Eric Han, capo della sicurezza di TikTok, TikTok oggi si trova nella peculiare situazione di affrontare in un lasso di tempo brevissimo (formalmente è stata lanciata nel 2017) tutti quei problemi che i grandi social network che esistono da più di un decennio ancora non sono riusciti a risolvere, dalla disinformazione ai contenuti violenti fino alla manipolazione. Bisognerà aspettare per capire se la Gen Z avrà sviluppato anticorpi migliori di quelle delle generazioni precedenti per difendersi.

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