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Una delle ragioni del disastro causato dell’alluvione in Texas potrebbero essere state le troppe allerte meteo ricevute dalla popolazione Si chiama warning fatigue, cioè la tendenza a sottovalutare o ignorare un pericolo che viene segnalato troppe volte e troppo spesso.
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Il nuovo video di Taylor Swift è grassofobico?

Su YouTube "Anti-hero" ha già superato 29 milioni di visualizzazioni, ma alcuni fan sono rimasti delusi da una scena giudicata offensiva nei confronti di chi è davvero sovrappeso.

di Studio
25 Ottobre 2022

Scritto insieme al fedele Jack Antonoff, raccontato come «13 notti insonni sparse per tutta la mia vita», il nuovo album di Taylor Swift, Midnights, è stato un successo immediato: gli streaming del primo giorno hanno battuto il record di ascolti su Spotify. «La vita può essere oscura, stellata, nuvolosa, terrificante, elettrizzante, calda, fredda, romantica o solitaria. Proprio come Midnights», ha scritto Swift in un post Instagram descrivendo la sua opera. A 32 anni, ormai, è una donna adulta, ma con la sua frangiona bionda, il fisico asciutto e il metro e ottanta di altezza, continua a ricordare un’adolescente goffa della Pennsylvania che crescendo si è trasformata in una delle celebrità più potenti del pianeta. Nella rapida scalata che dal country l’ha portata al pop planetario, ha sempre voluto dare l’idea di quella che sa sfruttare i commenti degli hater a suo favore. A causa della sua lunga lista di ex, negli anni è stata accusata di non “riuscire a tenersi” un fidanzato per più di qualche mese (una volta lei stessa ha definito quella coi suoi fan «la relazione migliore e più duratura che abbia mai avuto») e di avere, sotto l’immagine educata, una personalità da perfettina rompipalle. Per tutta risposta, nel 2017 ha scritto “Look What You Made Me Do, descritta da Vulture come un puro esempio di arte pop dell’America di Trump, una canzone in cui si atteggiava da vittima, elencando i litigi avuti con le altre celebrity e dimostrando che sì, è una perfettina rompipalle, cattiva, vendicativa ma molto più furba di tutti noi, perché perfettamente in grado di monetizzare tutto ciò.

Con un’immagine sempre in bilico tra ragazza col cuore spezzato, ambiziosa calcolatrice e America’s Sweetheart, Taylor Swift si è sempre rifiutata di posare per scatti troppo sexy, mantenendo un totale controllo sull’immagine del suo corpo. Un controllo che si estende oltre l’estetica, perché, come rivelava il documentario Miss Americana, in passato Swift ha sofferto di disturbi alimentari. Parlandone con Variety, diceva: «Penso ci siano tante persone che potrebbero parlare di questo argomento meglio di me. So solo ciò che ho vissuto. E il mio rapporto con il cibo era mosso dagli stessi identici meccanismi psicologici che muovevano tutto il resto della mia vita: se mi facevano una carezza, per me la cosa che aveva portato a quella carezza era una cosa buona. Se mi veniva imposta una punizione, la cosa che aveva portato alla punizione la registravo come cattiva. A 18 anni mi trovai per la prima volta sulla copertina di una rivista, il titolo era tipo “Incinta a 18 anni?” Era perché avevo indossato qualcosa che faceva sembrare la mia pancia non perfettamente piatta. Quindi registrai la punizione». Ha senso rileggere queste parole mentre alcuni fan si stanno interrogando sul video con cui ha lanciato il nuovo album, “Anti-hero”.

Capelli color topo, coda bassa e mesta, solito frangione, Swift vuole portarci con lei (o meglio con loro, perché subito le protagoniste del video diventano due) in un incubo delirante con un’estetica che ricorda “I’m Thinking of Ending Things“. La canzone non fa in tempo a iniziare che già compaiono le parole “depressione” e “cimitero”. La scena problematica arriva al minuto 2:00 quando, osservata da se stessa, una Swift in pantaloncini (evidentemente magra, com’è sempre stata) si pesa su una bilancia su cui compare la scritta “fat”. Ai suoi fan fa piacere che Swift abbia la capacità di mostrarsi così abbacchiata e giù di morale, che sia disposta, come scrive Juliet James in “I Love Taylor Swift, But There’s A Big Problem With Her New Video” (il personal essay da leggere per riflettere sull’argomento, insieme al reportage del New York Times che spiega perché i nostri preconcetti sul rapporto tra l’aspetto fisico e i disturbi alimentari sono spesso sbagliati, You Don’t Look Anorexic“), a far vedere alle persone che «puoi avere tutto ciò desideri e continuare a sentire i sussurri insidiosi della depressione». Ha senso, allora, immaginare che Swift soffra anche di un altro tipo di malattia, il dismorfismo corporeo, che normalmente accompagna i disturbi alimentari e si verifica quando una persona percepisce il proprio corpo in un modo diverso da com’è realmente. Ce lo insegnò Christina Aguilera col video di “Beautiful“, tanti anni fa: una ragazza anoressica si guarda allo specchio e si vede il grasso addosso.

Eppure il modo in cui Swift canta «I’ll stare directly at the sun, but never in the mirror» e sale sulla bilancia su cui compare la scritta “grassa” è stato definito offensivo da chi, come Juliet James, è davvero sovrappeso. Un commento che si allinea perfettamente allo sfogo di una ragazza obesa che girava su TikTok qualche giorno fa: la frustrazione di accompagnare un’amica magra a fare shopping e doversi sorbire i suoi disgustati “sono grassa” appena uscita dal camerino, quanto tu, a differenza di lei, sei grassa per davvero. Come scrive James, «”grasso” non è una brutta parola (per essere chiari, nemmeno magro). È una parola descrittiva che la società ha trasformato in un insulto. Mi ci è voluto molto (terapia, tempo, supporto di altri attivisti) per essere in grado di usare “grasso” per descrivere il mio corpo in modo neutro, e mentirei se dicessi che non ci sono mai giorni in cui ci penso esattamente nello stesso modo in cui questo video lo rappresenta». E continua: «Chi assomiglia a Taylor non capirà mai come ci si sente davvero da grassi. Potrebbero “sentirsi grasse”, perché la nostra cultura ha trasformato le dimensioni del corpo in sentimenti e perché anche le donne magre sono danneggiate dai messaggi insidiosi e dolorosi della nostra società sui corpi, ma non è la stessa cosa di essere effettivamente grasse. Ci sono milioni di vite vissute cancellate da questo messaggio, inclusa la mia, e questo fa schifo».

È un sentimento che serpeggia da mesi, e fa paura. Nonostante l’apparente trionfo della body positivity sulle passerelle e nelle foto che accompagnano il nostro shopping online, negli ultimi mesi alcune tra le più potenti icone formose hanno perso le forme che le rendevano tali (prime tra tutte Kim Kardashian e Julia Fox). Il ritorno degli anni 2000, così come l’indie sleaze, porta inevitabilmente con sé il culto della magrezza di quegli anni: su TikTok girano gallery di foto dei periodi di anoressia di Paris Hilton e Nicole Richie, Lindsay Lohan, le sorelle Olsen, Amy Winehouse. Il video di Taylor Swift dà voce a questa inquietante atmosfera: ancora una volta ci troviamo davanti a una donna magra che pensa e dice di essere “grassa”. Nel suo già citato articolo, Juliet James fa un confronto con i recenti casi di Beyoncé e Lizzo, accusate di abilismo e invitate a rimuovere dai loro testi le parole considerate offensive. Perché nessuno sta chiedendo a Swift di cancellare o modificare la scena della bilancia (potrebbe dire qualcos’altro invece di “grassa”, propone James: ad esempio “nessuno ti ama”, oppure, “incapace”)? La risposta è tanto semplice quanto triste: perché moltissime donne, invece di sentirsi offese, si rispecchiano perfettamente. Pubblicato il 21 ottobre, il video ha raggiunto 30 milioni di visualizzazioni e ottenuto quasi 2 milioni di like.

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