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Una giornalista italiana ha scatenato un putiferio per non aver coinvolto Ayo Edebiri in una domanda su MeToo e Black Lives Matter Argomenti sui quali ha preferito interpellare Julia Roberts e Andrew Garfield, gli altri due protagonisti di questa intervista a tre fatta durante la Mostra del cinema di Venezia.

I quadri visti in un museo stimolano il cervello molto più delle riproduzioni stampate

03 Ottobre 2024

A molti potrà sembrare la scoperta dell’acqua calda, ma non era mai stato davvero misurato quanto vedere un’opera d’arte dal vivo fosse in grado di stimolare maggiormente il nostro cervello, rispetto all’osservazione di una riproduzione perfetta e a grandezza naturale. Ora, come ha riportato The Art Newspaper, uno studio neurologico nei Paesi Bassi ha rivelato che osservare delle vere opere d’arte stimola il cervello 10 volte di più rispetto all’osservazione delle riproduzioni. Commissionato dal Museo Mauritshuis all’Aia, dov’è esposta la famosissima “Ragazza con l’orecchino di perla” di Vermeer, lo studio ha utilizzato la tecnologia eye tracking, l’elettroencefalogramma (EEG) e le scansioni MRI per registrare l’attività cerebrale dei volontari che si sono messi a osservare opere d’arte autentiche e poster.

Gli scienziati hanno scoperto che i 20 volontari avevano una risposta 10 volte più forte quando osservavano il primo gruppo. «Un fattore 10 è una differenza enorme», ha sottolineato Martine Gosselink, direttrice del Mauritshuis. Come hanno specificato i ricercatori, la forte risposta positiva avviene nel precuneo, la parte del cervello dove “risiede” la coscienza, l’autoriflessione e i ricordi personali. I motivi possiamo immaginarli: non soltanto l’emozione di osservare un’opera d’arte originale, e cioè lo stesso oggetto dipinto proprio da quel pittore centinaia e centinaia di anni fa, ma anche la possibilità, per i più curiosi, di percorrere ed esplorare con lo sguardo la consistenza materica della pittura, un dettaglio che nella riproduzione si perde del tutto.

Dallo stesso studio è emersa anche un’informazione molto interessante che riguarda proprio il capolavoro di Vermeer, detto anche “la Monna Lisa del Nord”. A quanto pare la composizione del dipinto e i punti di luce sono in grado di “intrappolare” l’occhio in quello che è stato definito un “sustained attention loop”. Gli spettatori guardano prima l’occhio, poi la bocca, poi l’orecchino, e rimangono come ipnotizzati da questo “triangolo perlato”, continuando a ripercorrerlo con lo sguardo moltissime volte.

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