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C’è una app che permette di parlare con avatar AI dei propri amici e parenti morti, e ovviamente non piace a nessuno Se vi ricorda un episodio di Black Mirror è perché c'è un episodio di Black Mirror in cui si racconta una storia quasi identica. Non andava a finire bene.
In Cina Wong Kar-wai è al centro di uno scandalo perché il suo assistente personale lo ha accusato di trattarlo male Gu Er (pseudonimo di Cheng Junnian) ha detto che Kar-wai lo pagava poco, lo faceva lavorare tantissimo e lo insultava anche, in maniera del tutto gratuita.
In Giappone un’azienda si è inventata i macho caregiver, dei culturisti che fanno da badanti agli anziani Un'iniziativa che dovrebbe attrarre giovani lavoratori verso una professione in forte crisi: in Giappone ci sono infatti troppi anziani e troppi pochi caregiver.
Rosalía ha condiviso su Instagram un meme buongiornissimo in cui ci sono lei e Valeria Marini  Cielo azzurro, nuvole, candele, tazza di caffè, Rosalia suora e Valeria Marini estasiata: «Non sono una santa, però sono blessed», si legge nel meme.
Hideo Kojima si è “giustificato” per la sua foto al Lucca Comics con Zerocalcare dicendo che l’ha fatta senza sapere chi fosse Zerocalcare Non c’era alcuna «intenzione di esprimere sostegno a nessuna opinione o posizione» da parte di Kojima, si legge nel comunicato stampa della Kojima Productions.
Anche Charli XCX si è messa a scrivere su Substack Il suo primo post si intitola "Running on the spot of a dream" e parla di blocco della scrittrice/musicista/artista.
A poche ore dalla vittoria al Booker Prize è stato annunciato che Nella carne di David Szalay diventerà un film Ad acquisire i diritti di trasposizione del romanzo sono stati i produttori di Conclave, noti per il loro fiuto in fatto di adattamenti letterari.
Il nuovo film di Tom Ford è già uno dei più attesi del 2026, per tantissime e buonissime ragioni Un progetto che sembra quasi troppo bello per essere vero: l'adattamento di uno dei più amati romanzi di Ann Rice, un cast incredibile, Adele che fa l'esordio da attrice.

Una studentessa americana ha scoperto che l’Italia non è quella dei film e ci è rimasta malissimo

14 Marzo 2023

La storia della studentessa americana Stacia Datskovska potrebbe diventare il comodo aneddoto da usare quando si cerca di spiegare l’importanza della rappresentazione nei prodotti culturali. La rappresentazione costruisce immaginario, dall’immaginario si traggono aspettative, le aspettative vengono puntualmente, inevitabilmente deluse dalla realtà. È quello che è successo a Datskovska, una studentessa di giornalismo della New York University, che ha deciso di spendere il suo semestre da studente all’estero – obbligatorio per tutti gli iscritti alla NYU – a Firenze, aspettandosi «cene con i coinquilini in cui ognuno prepara qualcosa, storie estive con uomini che mi chiamano “bella”, gelato che mi cola sulle dita a causa dell’afa estiva, e vini naturali abbinati alla perfezione con belle conversazioni e ottimi prosciutti», scrive all’inizio del suo racconto, pubblicato su Insider. Insomma, Datskovska si aspettava l’Italia che esiste solo nei film, nelle serie tv, nei romanzi (soprattutto) americani, era pronta a vivere la sua esperienza in quel Paese immaginario che abbiamo visto, solo per citare l’esempio più recente, nei primi episodi della seconda stagione di White Lotus.

Con sgomento, la studentessa ha poi scoperto che i suoi sette coinquilini e coinquiline d’Italia avevano delle vite da portare avanti e che non avrebbero potuto passare sei mesi preoccupati solo di tenerle compagnia e farla divertire. «Alcuni prendevano il bus per andare nelle sedi dell’università che si trovano nei quartieri periferici della città, altri si fermavano all’Antico Vinaio dopo i corsi, tornando a casa giusto il tempo di studiare un po’ (ma quanto si può essere appassionati delle schiacciate dell’Antico Vinaio per passarci ore? Forse i coinquilini e le coinquiline di Datskovska hanno avuto la sfortuna di andarci nei giorni in cui la fila è più lunga del solito? nda)». Datskovska racconta di essersi ben presto e molto spesso ritrovata sola nella sua casa di via dei Tosinghi, dove passava tutto il suo tempo a studiare e a seguire il suo tirocinio online. Nonostante, però, la sua casa fosse quasi sempre vuota, dice di aver comunque avuto difficoltà «a concentrarsi». Forse le piace studiare in mezzo al fracasso, chi lo sa. Magari avrebbe potuto cercare delle apposite playlist su Spotify.

Ma i problemi di Datskovska non riguardavano solo la convivenza con il prossimo e gli impegni universitari. La ragazza, nel suo racconto, spiega di aver vissuto male anche per delle profonde differenze esistenziali che durante il suo semestre italiano ha scoperto la separano dai coetanei. Questi, racconta, approfittavano dei fine settimana per «andarsene in posti come la Croazia o l’Oktoberfest», dimostrando un comportamento che lei non esita a definire una «sfinente forma di escapismo». Lei, invece, nei suoi sei mesi da studentessa all’estero è stata a Nizza, a Lugano, a Londra, a Malta e a Dubai, ma senza l’escapismo. «Sono rimasta delusa dal vedere che nessuno dei miei compagni di corso condividesse i miei valori». O, quanto meno, le destinazioni per i viaggio del fine settimana.

Come se i problemi con i coetanei non fossero già sufficienti, Datskovska ha avuto problemi anche con gli appartenenti a tutte le altre fasce d’età. C’è da dire che nulla avrebbe potuto preparare la ragazza alla scoperta che gli italiani possono essere «ostili, privi di tatto e irragionevoli» proprio come tutti gli altri esseri umani di ogni luogo e ogni tempo. Datskovska si aspettava gente «calorosa, affascinante e ospitale», e invece, racconta, si è ritrovata incastrata nel dilemma: «Non riuscivo a decidere chi mi piacesse di meno, i miei compagni di corso americani o i fiorentini». Come radicale forma di protesta, la ragazza a un certo punto ha deciso di attirare volontariamente l’odio, il disprezzo e il disgusto di chi le stava attorno, un po’ una Julia Fox in riva all’Arno. Racconta di aver iniziato a indossare solo capi sportivi americani, Nike Air Max 97s e felpe oversize, tutte cose nessun italiano ha mai visto, ovviamente. Tanto che, racconta Datskovska, gli sconvolti fiorentini che la vedevano passeggiare per la strada la guardavano e alzavano gli occhi al cielo, esasperati da quell’estetica sconosciuta e sconvolgente. Il drammatico racconto si conclude però con una nota di ottimismo e un invito a non abbandonare i propri sogni italiani: «Tutto quello che ho detto non dovrebbe farvi abbandonare l’idea di venire a Firenze», chiosa Datskovska.

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