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Kristin Cabot, la donna del cold kiss-gate, ha detto che per colpa di quel video non trova più lavoro e ha paura di uscire di casa Quel video al concerto dei Coldplay in cui la si vedeva insieme all'amante è stata l'inizio di un periodo di «puro orrore», ha detto al New York Times.
I Labubu diventeranno un film e a dirigerlo sarà Paul King, il regista di Paddington e Wonka Se speravate che l'egemonia dei Labubu finisse con il 2025, ci dispiace per voi.
Un reportage di Vanity Fair si è rivelato il colpo più duro inferto finora all’amministrazione Trump Non capita spesso di sentire la Chief of Staff della Casa Bianca definire il Presidente degli Stati Uniti una «alcoholic’s personality», in effetti.
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LinkedIn ha lanciato una sua versione del Wrapped dedicata al lavoro ma non è stata accolta benissimo dagli utenti «Un rituale d'umiliazione», questo uno dei commenti di coloro che hanno ricevuto il LinkedIn Year in Review. E non è neanche uno dei peggiori.
C’è una specie di cozza che sta invadendo e inquinando i laghi di mezzo mondo Si chiama cozza quagga e ha già fatto parecchi danni nei Grandi Laghi americani, nel lago di Ginevra e adesso è arrivata anche in Irlanda del Nord.

La Milano di Steinberg

Il 15 ottobre inaugura alla Triennale la mostra che celebra la città in cui il disegnatore ha vissuto e a cui ha dedicato molte delle sue opere.

di Studio
14 Ottobre 2021

C’è una citazione famosissima di Saul Steinberg (da un’intervista di Sergio Zavoli del 1967) che non solo riassume perfettamente la sua concezione del disegno, ma anche il suo spirito, quel modo intenso e al tempo stesso leggerissimo che aveva di pensare e di vivere: «Il disegno come esperienza e occupazione letteraria mi libera dal bisogno di parlare e di scrivere. Lo scrivere è un mestiere talmente orribile, talmente difficile… Anche la pittura e la scultura sono altrettanto difficili e complicate e per me sarebbero una perdita di tempo. C’è nella pittura e nella scultura un compiacimento, un narcisismo, un modo di perdere tempo attraverso un piacere che evita la vera essenza delle cose, l’idea pura; mentre il disegno è la più rigorosa, la meno narcisistica delle espressioni».

Nel 1933, dopo aver studiato filosofia a Bucarest, il diciannovenne ebreo Saul Steinberg parte per Milano. Per pagarsi gli studi al Politecnico, facoltà di Architettura, disegna vignette umoristiche per le riviste Bertoldo (Rizzoli) e Settebello (Mondadori). Si laurea nel 1940, poco prima dell’entrata in vigore delle leggi razziali fasciste che lo costringono a lasciare l’Italia. Viene rinchiuso a San Vittore e nel campo di internamento di Tortoreto, un periodo che non ha mai voluto rivangare: quando, anni dopo, Adelphi gli propone di scrivere le sue memorie, lui rifiuta. Nel 1942 riesce a ottenere il visto per gli Stati Uniti e si stabilisce a New York, dove comincia a lavorare per il New Yorker. Continua a farlo per quasi sessant’anni, realizzando 642 illustrazioni e 85 copertine. Ma Steinberg non dimentica mai gli anni in Italia e per tutta la vita mantiene contatti con gli intellettuali e gli artisti conosciuti a Milano, in particolare lo scrittore e architetto Aldo Buzzi, tornando spesso a lavorare (e per un certo periodo anche a vivere) in Italia.

Saul Steinberg, Galleria di Milano, 1951 © The Saul Steinberg Foundation/Artists Rights Society (ARS) New York

Saul Steinberg, Woman Seated 1950 – 51© The Saul Steinberg Foundation/Artists Rights Society (ARS) New York

Saul Steinberg, Senza titolo, 1965 © The Saul Steinberg Foundation/Artists Rights Society (ARS) New York

La mostra a Triennale Milano, a cura di Francesca Pellicciari, Italo Lupi e Marco Belpoliti, realizzata insieme alla casa editrice Electa, celebra la città in cui Steinberg ha vissuto e a cui ha dedicato molte delle sue opere. Disegni a matita, a penna, ad acquerello, maschere di carta, oggetti e sculture, documenti e fotografie: circa 350 prestiti da istituzioni come il Jewish Museum e la Hedda Sterne Foundation di New York, il Museum of Fine Arts di Boston, più un importante corpus di opere della Biblioteca Nazionale Braidense recentemente ricevute dalla Saul Steinberg Foundation. L’allestimento disegnato da Italo Lupi, Ico Migliore e Mara Servetto mette in dialogo i lavori di Steinberg con la struttura architettonica del primo piano della Triennale. La mostra si concentra sugli anni di formazione di Steinberg, dal 1933 al 1941, e sul legame che lo unisce all’Italia, presenza ricorrente nei suoi disegni, come testimoniato dai quattro leporelli ideati per il Labirinto per ragazzi, realizzato dallo studio di Architettura BBPR nel 1954 all’interno del Parco Sempione a Milano in concomitanza con la decima Triennale o dalla serie di disegni realizzati negli anni Settanta.

Saul Steinberg, Now!, 1960 – 1965

Saul Steinberg, Senza titolo, 1954 inchiostro su matita su carta

Saul Steinberg, Senza titolo, 1953 inchiostro su carta. Su gentile concessione MIC – Biblioteca Nazionale Braidense, Milano

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