Cultura | Polemiche

2022: Odissea nella shitstorm

Dai fattacci di Gubbio agli scleri pubblici di Kanye West ed Elon Musk: perché abbiamo litigato su internet quest’anno.

di Laura Fontana

I fenomeni di indignazione collettiva sono ormai un fatto assodato, qualcosa di quotidiano per chiunque frequenti i social media con regolarità. Il 2022 non è stato da meno: un anno contrassegnato da una serie di shitstorm (termine entrato nel linguaggio comune per indicare, diciamo così, una figuraccia molto pubblica), sia di scala locale che globale, che hanno lasciato sul terreno bloccati e cancellati. Rispetto agli anni passati, però, si nota una maggiore professionalizzazione: ad andarci di mezzo sono sempre di meno gli utenti sconosciuti, sempre di più i grandi nomi nell’industria dell’indignazione come Chiara Ferragni, Kanye West ed Elon Musk. Nonostante tutto le shitstorm continuano a essere al centro del dibattito, a spostare l’attenzione dai fatti reali, congestionando l’opinione pubblica su drammi virtuali. Nomi in vista, domande senza risposta, contenuti fraintesi, simboli usati male; il fenomeno è più algoritmico di quello che si presuppone, ciononostante i social justice warriors continuano a essere convinti che indignarsi dal divano serva a qualcosa.

Carlotta Rossignoli Gate
Il 2022 è stato l’anno della rabbia per questioni legate al mondo del lavoro: il merito e la meritocrazia, il privilegio di alcune classi sociali rispetto ad altre. Negli Usa ci sono i Nepo Baby in copertina sul New York Magazine, in Italia abbiamo avuto Carlotta Rossignoli. Tutto nasce da un fenomenale articolo del Corriere della Sera, di quelli online che poi diventano virali sotto forma di screenshot, sulla «modella che si laurea in medicina in tempi record». La foto a corredo che mostra l’iper performativa Rossignoli appena laureata può essere definita in un modo solo: iconica. Posa da fenicottero, testa cinta d’alloro, tubino rosso, colorito uncanny: per due settimana di fila i social non smettono mai di parlare di lei, chiedono chiarimenti all’Università (il San Raffaele di Milano), si fanno ipotesi, si valuta l’istituzione di una commissione parlamentare ad hoc, si ipotizza c’entri la P2. Gli utenti si accaniscono sul suo profilo Instagram, che passa da 20 mila a 50 mila follower. Il CarlottaGate finisce con lei costretta a disattivare Instagram, per poi tornare un mese dopo, ma lucchettata. 

Paolo Nori vs Bicocca
Un’altra università milanese è stata al centro di un’altra shitstorm a inizio anno: sarà un caso? La querelle Paolo Nori vs Bicocca nasce però nel contesto dello scoppio della guerra in Ucraina, che contestualmente faceva alzare nell’opinione pubblica un’ondata di “russofobia”. La Bicocca pensa bene di annullare il corso di Paolo Nori su Dostoevskij «per evitare ogni forma di polemica in quanto momento di forte tensione», causando appunto una polemica enorme. Per giorni non si parla che di questo, rimuovendo dalla mente collettiva che agli ucraini poco importa di Dostoevskij, Bicocca e shitstorm online.

Lo sputo di Harry Styles
Il vero erede di Lady Diana non è Harry il principe, ma Harry Styles. Idolatrato, mitizzato, adorato da centinaia di milioni di feroci stan che lo mandano in tendenza anche se sospira, pronti ad analizzare il senso di ogni singolo calzino e colletto di questo poveretto che non può fare un passo senza che si scateni la pazzia. Al Festival di Venezia la tensione era altissima tra il cast di Don’t Worry Darling, con schermaglie stile casa reale inglese, fatte di occhiate oblique, sorrisi tirati e occhi sgranati. Per allucinazione collettiva, il fotogramma di un video viene scambiato per Harry Style che sputa sul collega Chris Pine. In pratica: quando non succede niente, interviene la fantasia di chi il drama lo vuole assolutamente. Quando diventa virale qualcosa che riguarda Harry Styles potrebbe anche scoppiare la bomba atomica e non ci farebbe caso nessuno.

Chiara Ferragni e l’aperitivo in elicottero
Chiara Ferragni, ormai una veterana dell’indignazione, non ha mai dovuto scomporsi troppo. Lei si mette in posa in prossimità di qualcosa di controverso – tipo una pizza, delle mutande, Fedez – e tutto il resto lo fa tutto il web. Nell’anno in cui si è discusso moltissimo di cambiamento climatico, mentre dibattevamo su come cuocere la pasta senza gas, la foto in posa “sul ghiacciaio”, per un “aperitivo”, con “l’elicottero” ha ridefinito il concetto di travaso di bile. Speriamo sia riuscita almeno a vendere qualche borsetta o Pandoro in più.

Peppa Pig e le due mamme
Per una squadra è “educazione all’inclusività”, per l’altra “indottrinamento gender”. Di sicuro quest’anno, l’industria dei cartoni animati e dei film per bambini ha infilato coppie omosessuali e protagonisti non bianchi dentro vecchie storie in maniera che è sembrata piuttosto forzata, non si sa se per qualche “agenda nascosta” (come dicono i cospirazionisti) o se per grave carenza d’idee, come invece suggerirebbe l’evidenza. Si dice per normalizzare, ma l’unica cosa normalizzata finora sono, purtroppo, solo le shitstorm. Nel frattempo, Peppa Pig è inusitatamente diventata un simbolo “antifascista”, comparsa anche nei seggi elettorali sotto forma di magliette e palloncini. Come sono andate a finire le elezioni lo sappiamo.

Lo schiaffo di Will Smith
Gli americani fanno sempre le cose in grande ma questa platealità non se l’aspettava nessuno, neanche i protagonisti. Scena memorabile: durante la notte degli Oscar 2022, Will Smith si alza dalla prima fila e tira uno schiaffo a Chris Rock, reo di aver detto una battuta offensiva nei confronti della moglia Jada Pinkett Smith. Se tutta la platea si fosse alzata e si fosse messa a menare Chris Rock e se poi tutti avessero cominciato ad accapigliarsi con tutti, allora avremmo avuto una rappresentazione reale di cos’è una shitstorm. Non è successo, ovviamente, ma online gli utenti hanno avuto momenti di grande confusione, non sapendo bene con chi prendersela: è patriarcato? È razzismo? Domande rimaste ancora senza risposta. 

Elon Musk contro tutti
Ci sono personaggi che al solo nominarli si scatena un putiferio. Incarnazioni viventi di trigger online, compaiono sul feed e l’attenzione è solo per loro. C’è chi ha questo potere dalla nascita, vedi Chiara Ferragni, e chi s’impegna per averlo. Elon Musk fa parte della seconda categoria e quest’anno ha lavorato duramente per ottenere il premio di Miglior Troll: si è indebitato per comprare Twitter, per poi cacciare tutto il top management e metà dei dipendenti. Niente di troppo diverso da qualsiasi altro psicodramma finanziario, che l’utenza più scafata ha volutamente ignorato, bloccando anche il neo-CEO che nel frattempo twittava: «L’uccello è libero». 

La campagna incriminata di Balenciaga
Il 2022 stava finendo e ancora non s’era vista una shitstorm con la moda di mezzo: assurdo, forse il mondo stava cambiando? E invece no: a qualcuno in Balenciaga viene in mente di fare una campagna pubblicitaria in cui dei bambini hanno in mano la borsa-orsetto BDSM che si era vista in passerella durante l’ultima sfilata di Parigi a settembre. Un’idea, non particolarmente brillante, che il vigile web cospirazionista – non abituato alle metafore ma fluente in collegamenti senza nessuna logica – ha colto al balzo per iniziare una campagna di cancellazione senza precedenti, che ha riportato in auge il caro vecchio Satanic Panic degli anni Novanta. Il brand, già in zona rossa per via della vicinanza con Kanye West, ha sempre fatto del trolling uno dei suoi strumenti di comunicazione, ma questa volta è stato travolto dai troll. 

Kanye West contro tutti
Kanye West è bipolare, è pazzo, è razzista, è antisemita, è un genio, è un troll, è un santo, è malato, finirà male, diventerà presidente degli Stati Uniti, Kim tornerà con lui, è a capo di un culto, è fuori di testa, sta benissimo, è più famoso di Gesù. Ye è Ye, e il fatto che sia stato di nuovo bannato perennemente da Twitter su decisione di Elon Musk (che aveva appena detto: libertà di parola, che tornino tutti i farisei) fa di lui ufficialmente il Miglior Troll 2022.

I fatti di Gubbio
Shitstorm nel vero senso della parola, letteralmente definito #merdagate, i fatti di Gubbio nascono da alcuni vocali che corrono velocissimi su Whatsapp, e una cena a base di pesce crudo si trasforma in un racconto fantozziano, di quelli che non ci si limita a commentare con “lol” ma che fanno proprio ridere a voce alta. Si scoprirà che è una fake news, una di quelle balle ingigantite per puro piacere del racconto, con la pro loco indignata per il gravissimo danno d’immagine arrecato a uno dei borghi più belli d’Italia, ma ormai cosa sia vero o falso non importa più a nessuno. La storia più emozionante dell’anno.