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I farmaci dimagranti come l’Ozempic si starebbero dimostrando efficaci anche contro le dipendenze da alcol e droghe La ricerca è ancora agli inizi, ma sono già molti i medici che segnalano che questi farmaci stanno aiutando i pazienti anche contro le dipendenze.
Kevin Spacey ha raccontato di essere senza fissa dimora, di vivere in alberghi e Airbnb e che per guadagnare deve fare spettacoli nelle discoteche a Cipro L'ultima esibizione l'ha fatta nella discoteca Monte Caputo di Limisso, biglietto d'ingresso fino a 1200 euro.
Isabella Rossellini ha detto che oggi non è mai abbastanza vecchia per i ruoli da vecchia, dopo anni in cui le dicevano che non era abbastanza giovane per i ruoli da giovane In un reel su Instagram l'attrice ha ribadito ancora una volta che il cinema ha un grave problema con l'età delle donne. 
Da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco, le donazioni per Gaza si sono quasi azzerate Diverse organizzazioni umanitarie, sia molto piccole che le più grandi, riportano cali del 30 per cento, anche del 50, in alcuni casi interruzioni totali.
Lorenzo Bertelli, il figlio di Miuccia Prada, sarà il nuovo presidente di Versace Lo ha rivelato nell'ultimo episodio del podcast di Bloomberg, Quello che i soldi non dicono.
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
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Sei pezzi facili è l’omaggio che Mattia Torre ha sempre meritato

Paolo Sorrentino fa rivivere l'opera di Mattia Torre con un'antologia in sei parti tra teatro, cinema e tv.

18 Novembre 2022

Mattia Torre scriveva di noi, di quello che siamo, dell’essenza disinibita delle cose. I suoi spettacoli teatrali erano specchi: il pubblico li vedeva, e intanto si riconosceva. Parlava di cibo, politica e comunità. Di cosa vuol dire stare insieme, e di cosa, poi, significa vivere in solitudine. Torre sapeva, perché partiva dall’assunto di raccontare ciò che aveva visto e provato; e se esagerava, esagerava in modo lungimirante, contando le distanze, affidandosi agli attori, dando a ogni parola e ogni pausa un peso preciso. Non si limitava a scrivere: intesseva trame, le creava; si divertiva a tenerle insieme, a vederle intrecciate, ordinatamente confuse, e a rileggerle. Era preciso. Un fedele, prima che un esperto, di quello che faceva. Descriveva la commedia come una cosa seria, serissima, e sacra. Con le sue regole, i suoi accorgimenti, il suo modo d’essere. Torre usava la realtà come fonte d’ispirazione, e non si allontanava molto nelle sue opere: rimaneva lì, meditabondo, musicale, perfetto. E probabilmente, per raccogliere questa visione, non poteva esserci miglior regista di Paolo Sorrentino. Perché anche lui, come scrittore, è preciso. Anche lui usa l’immagine non per saltare, ma per unire. Da una parte c’è il teatro, con la sua elegante povertà e la sua fiera essenzialità; e dall’altra c’è il cinema da Oscar, che punta ad ammaliare con la sua bellezza e con la sua pienezza.

Foto di Ago Panini

Eppure, in mezzo, c’è molto di più. C’è, appunto, un’idea precisa di scrittura e messa in scena, di ritmo e dialogo: io inizio, tu continui; tu rilanci, e io rilancio. Un botta e risposta costante, frenetico, che non annoia, non appesantisce, ma regge. Migliora. Supera qualunque tipo di aspettative: non siamo qui per vedere la vita e basta; siamo qui per riderne, per bearcene, per poter ascoltare attivamente, senza mai subire. In Sei pezzi facili, dal 19 novembre su Rai3 e in anteprima su Raiplay, Sorrentino dirige Torre ed è facile notare immediatamente il meglio di entrambi: la mano che guida la camera e che si mette al servizio della parola scritta, e la parola scritta che, grazie alla mano che guida la camera, può essere ancora più libera. «Questo lavoro è il tentativo di valorizzare e amplificare la cassa di risonanza sul teatro di Mattia Torre», ha detto Sorrentino. «Io ho fatto una regia con dei minimi appigli cinematografici, perché è l’unica cosa che so veramente fare. C’è una leggera ibridazione del teatro con il cinema. Però rispettando sempre e comunque quello che aveva in testa Mattia. Che, da quello che ho capito raccogliendo mezze frasi dei suoi attori, aveva delle idee molto, molto precise sui suoi spettacoli. Io ho cercato di intervenire senza alterare le sue decisioni. Anche se tutto questo deve andare in televisione, il teatro di Torre è totalmente compiuto, e quindi non aveva bisogno di interventi, se non di interventi di – appunto – ritmo cinematografico».

Tutto, insomma, sembra ridursi (o allargarsi?) a questo: al modo in cui la forma cerca il contenuto, e in cui il contenuto, in un’altra dimensione, può finalmente trovare spazio. Guardando “Gola” con Valerio Aprea, si vede subito la semplicità della scenografia, con il leggio, le luci, un solo uomo fermo sul palco. Poi intervengono i suoni, le inquadrature a tradimento di Sorrentino sul pubblico che ride, che si diverte, che – incredibilmente – partecipa. Ci sono due velocità, e sono due velocità che non vanno mai in contrasto: quella della sceneggiatura, e quindi dell’interpretazione, e quella della regia, e quindi delle immagini. Valerio Mastandrea, parlando di Sei pezzi facili, l’ha descritto come un «viaggio sentimentale»: «Voglio ringraziare Paolo perché ha portato la sua emozione vicino alla nostra, e non sopra di essa: non è stato invasivo, è stato rispettosissimo e ha avuto un approccio sano». Sorrentino ha, prima di tutto, osservato. E poi capito, appreso e, solo alla fine, agito. Nelle foto delle prove, scattate da Ago Panini, si riconoscono l’allegria trascinante dell’esercizio e la condivisione genuina con gli attori.

Foto di Ago Panini

«Mattia era un regista molto rigoroso, perché era uno scrittore molto rigoroso, e dirigeva i suoi spettacoli come una prosecuzione della sua scrittura», ha detto Francesca Rocca. «Paolo è stato un’intuizione, e io ho avuto il privilegio di poter intuire e desiderare una persona come Paolo avendo al mio fianco un amico e un fratello come Lorenzo [Mieli, produttore e AD di The Apartment, ndr]. Perché Paolo? L’ho capito solamente ieri, lo ammetto. Quando abbiamo celebrato Mattia all’Ambra Jovinelli, l’apertura l’ha fatta Lorenzo e ha detto delle cose incredibili. Da lui, però, me lo aspettavo: Lorenzo era lo sposo lavorativo di Mattia. […] Paolo ha letto un pezzo che aveva scritto per Mattia, e ascoltandolo ho capito che Paolo aveva fotografato Mattia pur non conoscendolo da molto tempo. Ha mantenuto una distanza rispettosa, goliardica, raccontando il Mattia dei loro incontri lavorativi, delle cena; ed era esattamente quello che amo di Mattia».

Ora, in Sei pezzi facili, ritroviamo Torre, il suo genio, la sua penna onesta, magnetica, assoluta, e anche, come sguardo silenzioso, Sorrentino: i due, insieme, si muovono su due strade parallele; non c’è sfida, non c’è voglia di trasformare tutto in qualcos’altro; c’è – e ne abbiamo già parlato – il rispetto di un autore per un altro, e la centralità, conquistata così duramente, della parola scritta sul resto. Gli attori, le figure, le facce, sono la sostanza viva e vibrante, il ponte di carne ed espressioni che chiude, in modo piuttosto preciso, questo cerchio. Sei pezzi facili è qualcosa di cui essere felici: come spettatori, certo; ma pure come persone. Perché un gruppo d’amici s’è riunito, ha lavorato insieme, e ha ascoltato un altro regista, un altro direttore d’orchestra, per suonare la musica di chi non c’è più. E il merito, per una volta, è tutto loro. Non del fato, non di qualcosa più grande: da Francesca Rocca a Lorenzo Mieli, e da Paolo Sorrentino al cast di attori e attrici. Mattia Torre vive nella sua parola, e finalmente, anche se solo per pochi sabati, avrà il pubblico che ha sempre meritato.

Foto di Ago Panini

Sei pezzi facili raccoglie alcune delle opere più famose e apprezzate di Mattia Torre. È una produzione di Fremantle in collaborazione con The Apartment, parte Fremantle, per Rai Cultura. La regia televisiva è curata da Paolo Sorrentino. Sei pezzi facili andrà in onda dal 19 novembre per cinque sabati conseguitivi, alle 22, su Rai3. Andranno in scena: “Migliore” con Valerio Mastandrea, “Perfetta” con Geppi Cucciari (26 novembre), “Qui e ora” con Valerio Aprea e Paolo Calabresi; “456” con Giordano Agrusta, Massimo De Lorenzo, Cristina Pellegrino e Carlo De Ruggieri (10 dicembre), “In mezzo al mare” e “Gola” con Valerio Aprea (17 dicembre).

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