Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
Ruby d’altri tempi
Dove si ispirò – pur inconsciamente – Berlusconi per creare il mito di Ruby, nipote di Mubarak? Forse a un film del '71, con una starlette ciociara.

Pyramidal! Finalmente oltre gli aspetti forensi e giuridici si è capito dove Berlusconi – forse inconsciamente – trovò la magnifica storia estemporanea della nipote di Mubarak. Non da letture tardive di Edward Said o da intense trattative diplomatiche con il Cairo, ma chiaramente dal film Basta guardarla, opera (1971) indimenticata di Luciano Salce, meritoriamente ri-proiettata a Roma alla Sala Trevi qualche settimana fa da Marco Giusti. Qui, protagonista, una Maria Grazia Buccella supermaggiorata che fa una Ruby di provincia (sebbene ciociara e non egizia) di gran cuore, che passa tante peripezie, mantenendo sempre però la sua purezza pur in presenza di un pigmalione – apparentemente – molto arrembante.
Dalla ruralità (nipote di un pio sacerdote di Copparola di Sotto) la Buccella man mano che sale le scale del successo e passa attraverso vicende da Satyricon, cambia e affina nomi: prima Richetta (Enrichetta), raccoglitrice di cicoria, poi Erica, poi finalmente Erika (con la kappa) e di cognome Rikk, al momento di diventare massima star. La trasformazione avviene secondo il solito meccanismo Pigmalione-My fair lady, grazie all’ausilio di un Pippo Franco-Danilo, platinato coreografo (che non assomiglia per niente a Lele Mora).
Erica, abbandonando lo zio prete, si imbatte in Silver Boi, cantante confidenziale e melodico, “ugola d’oro di Caltagirone”, che batte le campagne con il suo hit “Tre rose”, con pubblici sempre più agresti e rassegnati; e la compagna finta sciantosa sedicente iberica (in realtà brianzola e vendicativa) Marisa do Sol (Mariangela Melato).
Ma dopo la torrida e infelice storia d’amore con Silver Boi, Erica approderà infine alla corte di Farfarello, re del varietà cafone, vecchio arnese dell’avanspettacolo, sorta di proto-Pingitore famoso per piegare ogni epos a humor da osteria: spettacoli ispirati all’antica Roma (“Cesare cos’ha oggi la tua cavalla? Eh, Oggi è nervosa perché gli hanno rotto la biga”; ritornello: “La biga-la biga”) e alla fantascienza (“col razzo-col razzo che arriviamo su Venere”). Farfarello (interpretato da Luciano Salce stesso, dopo che Tognazzi ebbe rifiutato la parte), è un vecchio marpione di potere; fantasioso conoscitore dell’italiano (sbaglia tutti i modi di dire, dice cose come“mi tolga un dubbio atletico”, “io e lui come genere siamo completamente agli antilopi”) ma soprattutto famoso per il presunto appetito sessuale; non c’è starlette che non paghi lo scotto. In realtà poi si scopre un tenero patto con la consorte, tenuta a irrompere sempre sulla scena prima che avvenga l’irreparabile, a mascherare una vergognosa impotenza (in tempi pre-Cialis e Viagra).
La moglie è poi Pola Prima, vedette della compagnia; una Franca Valeri lisergica, reduce da lifting sbagliato o caricatura di lifting, contraltare a Wanda Osiris e al suo Sentimental; ma qui interpreta invece un più istruttivo Pyramidal: balletto a sfondo archeologico, in cui scendendo le scale canta trionfale: Pyramidal/Il mio fascino egizio/non nasconde artifizio/Tutto il mondo lo sa.
(Poi parte il riff che fa così: tutanka-tutanka-tutti in camera la vengono a trovar). Erika Rikk di fronte a tale spettacolo riflette sull’arte che imita la vita – e viceversa. E alle profferte dell’anziano mentore preferirà il vero amore. È – evidentemente – ragazza di purezza ciociara, e non di furbizia orientale.
Nell’immagine, Ruby al Ballo di Vienna del 2011, Andreas Rentz/Getty Images

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.