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L’autismo ha avuto un ruolo centrale nell’evoluzione umana

Quando si parla di autismo, di norma si tende a considerarlo un disturbo genetico che compromette in senso eminentemente negativo la vita di una persona, ma è una visione parziale: si parla di “spettro dell’autismo” proprio perché questa condizione può manifestarsi in modi molto diversi fra loro, e spesso chi ne è affetto ha abilità particolarmente sviluppate, come una memoria infallibile o sensi più ricettivi del normale. Peraltro, anche persone a cui non è stato diagnosticato l’autismo, ci dice la scienza, presentano tratti autistici.

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Alcune ricerche, spiega The Conversation, hanno dimostrato che una parte dei geni ereditari dell’autismo proviene da un database genetico comune precedente rispetto alla comparsa dei primi ominidi: le scimmie antropomorfe li presentavano già prima che una parte di loro si evolvesse in senso “umano”, e tutti i dati in nostro possesso suggeriscono che le qualità straordinarie degli individui autistici abbiano avuto un ruolo centrale nell’evoluzione.

Michael Fitzgerald, un professore irlandese che ha dedicato molti studi alla condizione, nel 2006 ha dichiarato in un’intervista: «L’intera evoluzione umana è stata guidata da persone leggermente autistiche o con la sindrome di Asperger. La razza umana sarebbe ancora seduta a chiacchierare nelle caverne, se non fosse stato per loro». Naturalmente si tratta di un punto di vista estremo, ma che l’autismo fosse presente già nella preistoria è un dato testimoniato anche da alcuni disegni dell’epoca: nelle grotte di Chauvet, in Francia, sono stati trovati dipinti raffiguranti animali selvatici, scene di un grado inarrivabile di realismo e attenzione ai particolari, verosimilmente opera di nostri progenitori (almeno un po’) autistici.