Hype ↓
13:28 martedì 21 ottobre 2025
In carcere Sarkozy verrà messo in isolamento per evitare che gli altri detenuti si facciano i selfie con lui L'amministrazione della prigione di La Santé di Parigi ha preso questa decisione per proteggere il Presidente dal suo "fandom" carcerario.
La prima serie tv tratta dal Signore delle mosche l’ha realizzata Jack Thorne, il creatore di Adolescence Con la consulenza degli eredi di William Golding, per garantire la massima fedeltà della serie, prodotta da Bbc, ai temi e alle atmosfere del romanzo.
Il figlio del fondatore di Mango sarebbe sospettato nell’indagine sulla morte del padre Lo riportano i quotidiani El Pais e La Vanguardia: la polizia starebbe verificando delle supposte incongruenze nelle dichiarazioni di Jonathan Andic relative alle circostanze della morte del padre Isak.
È morta Sofia Corradi, la donna che ha inventato l’Erasmus “per colpa” della burocrazia italiana Aveva 91 anni e l'idea dell'Erasmus le venne quando in Italia non le furono riconosciuti degli esami universitari fatti negli Usa.
Persino la ministra della Cultura francese ha ammesso che i ladri che hanno rubato i gioielli dal Louvre sono stati «molto professionali» Una sconsolata Rachida Dati ha dovuto ammettere che i ladri hanno agito con calma, senza violenza e dimostrandosi molto esperti.
Gli addetti stampa della Casa Bianca hanno risposto «tua madre» a una normalissima domanda di un giornalista durante una conferenza stampa Una domanda sul vertice tra Trump, Putin e Zelensky a Budapest, che Karoline Leavitt e Stephen Cheung hanno preso molto male, a quanto pare.
Hollywood non riesce a capire se Una battaglia dopo l’altra è un flop o un successo Il film di Anderson sta incassando molto più del previsto, ma per il produttore Warner Bros. resterà una perdita di 100 milioni di dollari. 
La Corte di giustizia europea ha stabilito che gli animali sono bagagli e quindi può capitare che le compagnie aeree li perdano Il risarcimento per il loro smarrimento è quindi lo stesso di quello per una valigia, dice una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione Europea.

Radio Ramallah

26 Luglio 2011

Visto che, per una volta, mi trovo a scrivere di cose che hanno più a che fare con il passato che con il presente, prendo momentaneamente in prestito il formato di Cose Vecchie dal Mondo, rubrica di archeologia culturale di Cesare Alemanni. Puntualizzato questo, possiamo cominciare a parlare di Radio Ramallah.

Di cosa si tratta. Radio Ramallah era una stazione di radio giordana che, come suggerisce il nome, trasmetteva da Ramallah (oggi nei Territori palestinesi, e più nello specifico in Cisgiordania, aka West Bank) tra il 1948 e il 1967. Le date, avrete intuito, non sono casuali: Radio Ramallah ha cominciato a trasmettere quando, dopo la guerra del 1948, il Regno di Giordania si è impadronito della West Bank ed è stata chiusa dopo la Guerra dei Sei Giorni, quando gli israeliani hanno conquistato la stessa area. Ma quel che più conta, almeno ai fini di questo articolo, è che Radio Ramallah è stata la prima emittente del Medio Oriente, Israele incluso, a trasmettere musica occidentale. In particolare rock americano e i Beatles.

Cos’era Ieri. Nonostante fosse basata in Cisgiordania e il suo slogan fosse “l’emittente della Gerusalemme araba” (discrasia geografica giustificata dall’ideologia), Radio Ramallah ha avuto un ruolo fondamentale nell’educazione musicale dei giovani israeliani durante gli anni Sessanta. Perché, come in pochi forse sapranno, c’era un tempo in cui l’araba Giordania era molto più aperta ai decadenti costumi occidentali vicino israeliano. L’Israele degli anni Sessanta era molto diversa da quella che conosciamo oggi: stiamo parlando di un Paese dove il mito sionista-socialista del pioniere senza macchia la faceva (seppure ancora per poco) da padrone. Stiamo parlando di un Paese dove i Beatles sono stati costretti a cancellare un concerto nel 1965, perché si temeva che potessero “corrompere lo spirito della gioventù”. Stiamo parlando di un Paese dove l’orizzonte musicale offerto dalla radio di Stato era composto prevalentemente da canzoni sul genere agreste-patriottico.
Come avrebbe più tardi ricordato Yaakov Gilad, musicista e paroliere israeliano classe 1951: “Molti della mia generazione, negli anni Sessanta, avevano trovato in Radio Ramallah un’isola di sanità mentale, in un mare di canzoni in stile banda militare reclutati dalla radio israeliana. Canzoni che non possedevano nulla della rivoluzione culturale che stava travolgendo il mondo occidentale in quel periodo.”

Cos’è Oggi. Il revival di Radio Ramallah è cominciato negli anni Ottanta, quando gli ex ragazzi della generazione di Yaakov Gilad hanno cominciato ad avvertirne la nostalgia della gioventù lontana. Nel 1988 esce il singolo “Radio Ramallah” di Yehuda Poliker, cantautore israeliano di origine greca classe 1950 che ha molto collaborato con Gilad, una canzone che avrebbe fatto la storia della musica israeliana, tanto che nel 2008 hanno incluso un remix nella collezione Avodà Ivrit (“lavoro”, ma anche “laburismo”, ebraico) che commemorava i 60 anni dalla nascita di Israele (la grafica di copertina è tutta un programma).
Parentesi: strana creatura, Yehuda Poliker. Un tipo che riesce a spaziare, con fortune alterne, tra l’etnica greco/mediorientale, il rock melodico, delle tamarrate pazzesche, e la musica cantautoriale di tutto rispetto. Uno che può piacere ai burini della periferia a Sud di Tel Aviv tanto quanto a un mostro sacro della letteratura come David Grossman, che infatti lo cita, e se ben ricordo più di una volta, nel romanzo Qualcuno con cui Correre. Inspiegabilmente, nessuna delle canzoni di Poliker compare nella colonna sonora del film tratto dal romanzo – i produttori hanno preferito puntare sulla figura più giovane di Yuval Mendelson, classe 1981 e frontman dei Shaygetz (band il cui unico vanto consiste in una cover-sfottò di una celebre menata patriottica, a sua volta cover non-sfottò di un vecchio classico neworleanese di Steve Goodman) cui è stata assegnata la parte di un chitarrista tossicodipendente. Chiusa parentesi.
Tornando a Radio Ramallah, la nostalgia per l’antica emittente giordana che importò la musica occidentale nel Medio Oriente non si è esaurita con gli anni Ottanta. Nel 2007 un gruppo di ebrei sudafricani progressisti reduci dalla lotta anti-apartheid hanno aperto una Radio Ramallah per promuovere il dialogo tra israeliani e palestinesi: il nome un omaggio all’emittente giordana, il progetto ispirato all’esperienza di 702 Talk Radio, la stazione di Johannesburg che rappresentò una delle rarissime fonti di informazioni indipendenti durante gli anni del regime Afrikaner.
Radio Ramallah è anche il nome di un blog musicale israeliano (ahimé in ebraico) aperto poche settimane fa. “L’ho chiamato Radio Ramallah in omaggio alla stazione mitologica che trasmetteva dal vivo da Ramallah”, spiega l’autore Yonatan Canaan. “I suoi programmi offrivano una selezione di canzoni direttamente dagli Usa e dal Regno Unito in un periodo in cui quel tipo di musica non appariva su alcuna stazione israeliana. Ecco perché molti musicisti e fan israeliani l’adoravano.”
Ah, dimenticavo: complice la dimensione nostalgica e un’aura impegnata-ma-non-troppo-politica, il logo di Radio Ramallah è da un po’ di tempo comparso sulle T-shirt di qualche scenester ebreo americano. L’abbigliamento adatto per una passeggiata durante le vacanze estive a Neve Tzedek o Rothschild Boulevard (che ormai hanno soppiantato il quartiere di Shenkin nella scena di Tel Aviv).

Leggi anche ↓

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.

Odessa ex città aperta

Reportage dalla "capitale del sud" dell'Ucraina, città in cui la guerra ha imposto un dibattito difficile e conflittuale sul passato del Paese, tra il desiderio di liberarsi dai segni dell'imperialismo russo e la paura di abbandonare così una parte della propria storia.