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02:10 sabato 13 settembre 2025
Per la prima volta nella storia, nel mondo ci sono più bambini obesi che sottopeso Stando a un report dell'Unicef, oggi un bambini su 10 soffre di obesità, addirittura uno su 5 è in sovrappeso.
Su internet la T-shirt dell’assassino di Charlie Kirk sta andando a ruba, anche a prezzi altissimi Su eBay sono spuntati decine di annunci in cui la maglietta viene venduta a prezzi che arrivano anche a 500 dollari.
In Corea del Nord sono aumentate le condanne a morte per chi guarda film e serie TV straniere Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, il regime di Kim Jong-un ora usa anche l'AI per perseguire questo grave crimine.
L’episodio di South Park che prendeva in giro Charlie Kirk è stato “cancellato” La decisione è arrivata dopo le proteste dei conservatori statunitensi, che accusano lo show di aver contribuito al clima d’odio contro Kirk.
La bandiera di One Piece è diventata un simbolo di protesta in tutto il mondo Prima in Nepal e adesso anche in Francia: la bandiera del manga di Eichiiro Oda è diventato il vessillo di tutti coloro che si ribellano ai governi.
Il video dell’omicidio di una ragazza ucraina a Charlotte, North Carolina, è diventato un’arma di propaganda di tutta la destra mondiale A partire, ovviamente, dal movimento Maga nel Stati Uniti, da Donald Trump in persona, fino all'Italia, a Matteo Salvini.
Le proteste di Bloquons tout in Francia sarebbero partite tutte da un post in un gruppo Telegram Un post neanche tanto recente: è apparso su Telegram a maggio ma è diventato virale negli ultimi giorni, subito prima e subito dopo le dimissioni di Bayrou.
C’è un nuovo uomo più ricco del mondo che ha superato Elon Musk grazie all’AI Si chiama Larry Ellison e ha scavalcato l'allievo-rivale grazie alla crescita record della sua Oracle, dovuta agli investimenti nell'intelligenza artificiale.

Quello che la politica può imparare da Gucci, secondo il New York Times

10 Luglio 2017

La politica americana, e in particolare i liberal, avrebbero molto da imparare dal mondo della moda, sostiene Vanessa Friedman, la chief fashion critic del New York Times , in un recente editoriale intitolato “What Gucci Can Teach the Democrats“, uscito sul supplemento domenicale del quotidiano. Friedman parte da alcune considerazioni fatte da suoi colleghi al Nyt che si occupano, a differenza sua, solitamente di politica, e che hanno notato quanto gli elettori stiano diventando più imprevedibili e meno legati alle vecchie logiche di fedeltà di partito. Una dinamica che Steven Erlanger, il corrispondente del quotidiano a Londra, aveva già paragonato a quella dei consumatori: «La gente sta cambiando squadra, e non con una dinamica tribale, ma come farebbero dei consumatori», aveva scritto lo scorso mese, a partire dalle elezioni britanniche.

E se è vero che gli elettori stanno diventando più simili a dei consumatori volubili, prosegue la fashion critic, poche aree di business possono offrire idee su come affrontare questo cambiamento rispetto alla moda, che ha avuto a che fare con un cambiamento radicale nei gusti della sua base già a partire da dieci anni fa. La giornalista cita Robert Burke,  direttore moda di Bergdorf Goodman fondatore di un’agenzia di consulenza, che a sua volta la mette giù così: «Una volta parlavamo del “cliente di abiti firmati” o del “cliente del fast fashion” o del “cliente di Céline”, e se qualcuno rientrava in queste categorie, allora voleva dire che le sue scelte erano facilmente prevedibili e che c’erano pochi crossover. Poi a partire dal 2006 o dal 2007, e ancora di più dopo la crisi, tutto è cambiato drasticamente. I clienti sono diventati molto più indipendenti».

grandi magazzini

«I consumatori moda hanno iniziato a fare scelte dettate non più da ciò che si aspettava da loro o in base a ciò che decideva un brand il cui sistema di valori era stato passato loro come un’eredità: hanno iniziato a scegliere in base a ciò che gli stava meglio, quello che si addiceva meglio a loro individualmente, sul momento», scrive l’autrice. Per poi porsi la domanda: «Allora, se è vero che anche i consumatori politici stanno seguendo lo stesso modello di comportamento, non avrebbe senso domandarsi se c’è qualcosa che i partiti politici possono imparare dagli adattamenti strategici dei brand di abbigliamento?». Infatti i grandi brand di moda «non hanno risolto il problema della lealtà» dei consumatori, però da un decennio ormai stanno sperimentando nuove modalità di relazionarsi con loro. Le strategie di adattamento cui si riferisce  Friedman (che nonostante il titolo non cita mai Gucci nello specifico) includono la scelta, fatta da Saks, i grandi magazzini di Fifth Avenue, di eliminare la distinzione tra marchi alti e bassi, e il cambiamento di Burberry, che ha unificato le linee. Inoltre si cita il conglomerato LVMH per la sua politica di «trasparenza semi-radicale». Più in generale, poi, Friedman  nota la tendenza a trasformare lo shopping, e dunque i punti vendita, in un’esperienza individuale.

Foto: Getty
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