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18:51 domenica 26 ottobre 2025
Da quando è uscito “The Fate of Ophelia” di Taylor Swift sono aumentate moltissimo le visite al museo dove si trova il quadro che ha ispirato la canzone Si tratta del Museum Wiesbaden, si trova nell’omonima città tedesca ed è diventato meta di pellegrinaggio per la comunità swiftie.
Yorgos Lanthimos ha detto che dopo Bugonia si prenderà una lunga pausa perché ultimamente ha lavorato troppo ed è stanco Dopo tre film in tre anni ha capito che è il momento di riposare. Era già successo dopo La favorita, film a cui seguirono 5 anni di pausa.
Al caso del furto al Louvre adesso si è aggiunto uno stranissimo personaggio che forse è un detective, forse un passante, forse non esiste È stato fotografato davanti al museo dopo il colpo, vestito elegantissimamente, così tanto che molti pensano sia uno scherzo o un'immagine AI.
L’azienda che ha prodotto il montacarichi usato nel colpo al Louvre sta usando il furto per farsi pubblicità «È stata un'opportunità per noi di utilizzare il museo più famoso e più visitato al mondo per attirare un po' di attenzione sulla nostra azienda», ha detto l'amministratore delegato.
I dinosauri stavano benissimo fino all'arrivo dell'asteroide, dice uno studio Una formazione rocciosa in Nuovo Messico proverebbe che i dinosauri non erano già sulla via dell’estinzione come ipotizzato in precedenza.
Nelle recensioni di Pitchfork verrà aggiunto il voto dei lettori accanto a quello del critico E verrà aggiunta anche una sezione commenti, disponibile non solo per le nuove recensioni ma anche per tutte le 30 mila già pubblicate.
Trump ci tiene così tanto a costruire un’enorme sala da ballo alla Casa Bianca che per farlo ha abbattuto tutta l’ala est, speso 300 milioni e forse violato anche la legge Una sala da ballo che sarà grande 8.361 e, secondo Trump, assolverà a un funzione assolutamente essenziale per la Casa Bianca.
L’episodio di una serie con la più alta valutazione di sempre su Imdb non è più “Ozymandias” di Breaking Bad ma uno stream di Fortnite fatto da IShowSpeed Sulla piattaforma adesso ci sono solo due episodi da 10/10: "Ozymandias" e “Early Stream!”, che però è primo in classifica perché ha ricevuto più voti.

A Parigi quest’anno si terrà la mostra definitiva sull’impressionismo

02 Gennaio 2024

Quello che è successo all’impressionismo è uno dei massimi esempi del triste destino che il più delle volte colpisce le avanguardie e i movimenti underground: nato come movimento artistico radicale, scandaloso e sperimentale, oggi l’impressionismo è diventato il soggetto tipico della mostra blockbuster da visitare con la famiglia la domenica pomeriggio, mostra che solitamente riunisce una serie di ciofeche intorno a un paio di opere significative, con infinite variazioni sul tema “Gli impressionisti e…” (da Gli impressionisti e la neve a Gli impressionisti e il Giappone). Ora, 150 anni dopo la famosa mostra che scioccò il mondo dell’arte parigino, una grande mostra al Musée D’Orsay dal titolo Paris 1874: Inventing Impressionism, si impegnerà finalmente a restituire al movimento il suo carattere originario.

Inventing Impressionism sarà un’ottima occasione per ragionare sul rapporto tra la pittura impressionista e la fotografia (cercando spunti per gestire la versione contemporanea di questa querelle: quella tra l’intelligenza artificiale e le immagini autoriali): non è un caso che la prima mostra dell’impressionismo sia stata ospitata nello studio di un pioniere della fotografia, il fotografo e caricaturista Nadar, pseudonimo di Gaspard-Félix Tournachon. Come ricorda il Guardian, la mostra inaugurò il 15 aprile 1874 e comprendeva opere respinte dalla giuria dell’annuale Salon dell’Académie des Beaux-Arts che si teneva al Louvre, dove venivano esposti esclusivamente dipinti allineati alla tradizione e al gusto comune del tempo. Tra i pittori esclusi dal Salon e “salvati” da Nadar c’erano Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Edgar Degas, Camille Pissarro, Alfred Sisley, Paul Cézanne e Berthe Morisot. Quella che si studia sui libri di storia dell’arte, la prima mostra dell’impressionismo, fu un flop totale e non ebbe alcun successo, né di critica né di pubblico.

A quei tempi il termine “impressionista” era addirittura un insulto: l’aveva coniato il brillantissimo giornalista parigino Louis Leroy criticando un’opera di Monet (che si chiamava appunto “Impression, Soleil Levant”) e giudicandola “incompiuta”: da quel momento dire che un ‘opera era “impressionista” significava dire che era abbozzata, difettosa, incompleta. Come tutti sappiamo, oggi “Impression, Soleil Levant” è giustamente considerata come uno dei più grandi capolavori di Monet. E così, quest’anno, dal 26 marzo al 14 luglio, il Museo che ospita la più grande collezione al mondo di capolavori impressionisti e postimpressionisti ripercorre l’evento che ha segnato l’avvento delle avanguardie. Per non deludere il grande pubblico, ovviamente, non mancherà l’esperienza immersiva: per la prima volta, i visitatori potranno servirsi della realtà virtuale per compiere un viaggio (della durata di ben 45 minuti) all’interno della mostra del 1874.

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