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13:43 giovedì 11 dicembre 2025
Da quando è stata introdotta la verifica dell’età, nel Regno Unito il traffico dei siti porno è calato ma è anche raddoppiato l’utilizzo di VPN Forse è una coincidenza, ma il boom nell'utilizzo di VPN è iniziato subito dopo l'entrata in vigore della verifica dell'età per accedere ai siti porno.
Secondo una ricerca, nel 2025 abbiamo passato online più tempo che durante i lockdown Oramai i "vizi" presi durante la pandemia sono diventati abitudini: ogni giorno passiamo online tra le quattro e le sei ore.
Si è scoperto che Oliver Sacks “ritoccò” alcuni casi clinici per rendere i suoi libri più appassionanti e comprensibili Un'inchiesta del New Yorker ha rivelato diverse aggiunte e modifiche fatte da Sacks ai veri casi clinici finiti poi nei suoi libri.
Lo 0,001 per cento più ricco della popolazione mondiale possiede la stessa ricchezza della metà più povera dell’umanità, dice un rapporto del World Inequality Lab Nella ricerca, a cui ha partecipato anche Thomas Piketty, si legge che le disuguaglianze sono ormai diventate una gravissima urgenza in tutto il mondo.
È morta Sophie Kinsella, l’autrice di I Love Shopping Aveva 55 anni e il suo ultimo libro, What Does It Feel Like?, era un romanzo semiautobiografico su una scrittrice che scopre di avere il cancro.
La Casa Bianca non userà più il font Calibri nei suoi documenti ufficiali perché è troppo woke E tornerà al caro, vecchio Times New Roman, identificato come il font della tradizione e dell'autorevolezza.
La magistratura americana ha pubblicato il video in cui si vede Luigi Mangione che viene arrestato al McDonald’s Il video è stato registrato dalle bodycam degli agenti ed è una delle prove più importanti nel processo a Mangione, sia per la difesa che per l'accusa.
David Byrne ha fatto una playlist di Natale per chi odia le canzoni di Natale Canzoni tristi, canzoni in spagnolo, canzoni su quanto il Natale sia noioso o deprimente: David Byrne in versione Grinch musicale.

Dopo 48 anni l’ultimo film di Orson Welles arriva su Netflix

Dopo aver esordito a Venezia, l'ultimo lavoro di Orson Welles, "The Other Side of the Wind" arriverà presto su Netflix.

03 Settembre 2018

Era il 1970 quando Orson Welles chiese a Peter Bogdanovich giusto un paio d’ore del suo tempo, per girare un film che non avrebbe richiesto più di «un paio di settimane di riprese». Le cose poi andarono diversamente e alle due settimane iniziali si aggiunsero una quarantina d’anni. Più precisamente, sono 48 gli anni intercorsi tra l’ultimo ciak e la prima di The Other Side of the Wind, presentato venerdì scorso al Festival del Cinema di Venezia.

La produzione del più famoso film mai concluso, interrotta alla morte di Welles nel 1985, è passata negli ultimi anni attraverso una lunga serie di guai economici e finanziamenti inconcludenti. E se il pubblico della kermesse veneziana ha potuto ammirarlo è solo grazie al produttore 71enne Frank Marshall, rinomato a Hollywood per essere in grado di trasformare l’impossibile in possibile. Dopo il contributo di Marshall, è arrivato quello di Netflix, aggiuntosi come finanziatore lo scorso anno.

Peter Bogdanovich e Jhon Huston in The Other Side Of The Wind

Manichini, cubetti di ghiaccio, una bambola mutilata e parecchie lanterne: The Other Side of the Wind è un sogno psichedelico e politicamente scorretto. Il racconto di un dissennato festino organizzato dal regista Jake Hannaford e raccontato attraverso gli occhi dei suoi invitati. Il risultato di oltre 100 ore di pellicola, con alcune parti a colori e altre in bianco e nero, girate in 35 o 16 millimetri o in Super 8. Un film-collage che ha rappresentato un’ardua sfida per coloro che ci hanno lavorato, spaventati all’idea di «non avere abbastanza materiale per dar vita a qualcosa che avesse un minimo di senso», così come confessato dallo stesso Marshall al New York Times.

Se un senso alla fine è stato trovato saranno gli spettatori a dirlo che, dal 2 novembre, potranno trovare il film su Netflix e in qualche cinema illuminato. Nel frattempo, le opinioni di quelli che hanno visto l’anteprima di Venezia sono contrastanti. C’è chi pensa che, se ci fosse giustizia, The Other Side of the Wind vincerebbe una valanga di Oscar e chi, invece, lo ha descritto come una lunga serie di sconclusionati roll-eyes.

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