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14:26 lunedì 13 ottobre 2025
Secondo l’Onu, il 92 per cento delle abitazioni nella Striscia di Gaza è stato distrutto e chi sta tornando non trova altro che macerie Dall'ottobre 2023 il conflitto ha causato la morte di oltre 67.700 persone oltre a far precipitare Gaza in una crisi umanitaria (anche se quando che le macerie verranno sgomberate il conto dei morti potrebbe salire)
Woody Allen ha raccontato il suo primo incontro con Diane Keaton in un lungo e bellissimo omaggio all’attrice  Su The Free Press, Allen ha ricordato la prima volta che la vide, nel 1969, durante le prove di Provaci ancora, Sam.
Una streamer ha partorito in diretta su Twitch e il Ceo di Twitch le ha scritto in chat durante la diretta per congratularsi con lei Durante il parto, Fandy ha continuato a interagire con gli spettatori nella chat, parlando tra una contrazione e l'altra e facendo pure delle battute.
Bret Easton Ellis ha stroncato Una battaglia dopo l’altra dicendo che è un film brutto e che piace solo perché è di sinistra Lo scrittore e sceneggiatore ha utilizzato il suo podcast per criticare quella che considera una reazione eccessiva dell'industria al film di Anderson
È uscito il primo trailer di Father Mother Sister Brother, il film con cui Jim Jarmusch ha vinto il Leone d’oro a Venezia Nelle sale americane lo distribuirà Mubi a partire dal 24 dicembre, in Italia invece lo porterà Lucky Red.
L’unico uomo ad aver fatto ricorso in appello nel processo Pelicot in secondo grado ha preso una pena più severa di quella presa in primo grado Husamettin Dogan era stato condannato a 9 anni nel primo processo. Alla fine di quello d'appello, la sua condanna è salita a 10 anni.
Tutti abbiamo visto la bandiera italiana che sventola nei festeggiamenti a Gaza, ma solo Tajani ha pensato che fosse un ringraziamento al governo Il ministro è l'unico che in quelle immagini ha visto un «segno di riconoscenza e gratitudine nei confronti di quello che ha fatto e farà l’Italia».
Il Nobel per la pace 2025 l’ha vinto la politica e attivista venezuelana María Corina Machado per la sua opposizione al regime di Maduro È una delle leader dell'opposizione venezuelana, da 15 anni contrasta il governo chavista capeggiato prima da Hugo Chávez e poi da Nicolás Maduro.

Ci vorrebbe un’intelligenza artificiale contro i ricatti emotivi

Tra il moltiplicarsi delle associazioni e degli escamotage narrativi finalizzati a farci sentire in colpa, anche decidere a chi donare è diventato complesso.

17 Maggio 2021

Mi sono fermato a sette. Erano di più. Mi ricordo, Save the Children, Action Aid, Telethon. Questo in Tv, perché poi ho fatto un bancomat e sullo schermo è apparsa la domanda: vuoi donare qualcosa? Passeggiando, delle ragazze mi hanno chiesto se conoscessi la loro associazione, e se volessi contribuire al progetto, e pochi passi più avanti, un’associazione concorrente, con un altro banchetto, sistemato come se fosse un check point, mi ha fatto la stessa domanda. Vicino l’ufficio, quelli di Greenpeace mi hanno sollecitato ad occuparmi della moria d’api. Sulla questione sono abbastanza informato. Li ho messi pure alla prova: quali sono – ho chiesto – le culture agrarie impollinate dalle api? Non lo sapevano. Adesso qui si apre la questione. Pensate che voglio contestare le Onlus? Soffermarmi sul metodo, diciamo così, sullo spregiudicato uso di immagini di sofferenza? Che voglia questionare perché fanno leva costantemente sul mio senso di colpa? Oppure, che voglia paragonare certi metodi narrativi usati dalle suddette, con quelli utilizzati da alcuni commentatori televisivi che (alcuni a sere alterne, altri ospiti fissi) elaborano lunghe prediche laiche. Pensate che me la prenda con quei club esclusivi di massa, che accolgono a braccia aperte quelli che dicono cose buone e giuste? Volete che dica che questi commentatori, i buoni e giusti o al contrario quelli che dicono cose ingiuste e cattive (ma sono speculari, accumunati dalle stesse tecniche e dai medesimi obiettivi: il proprio posizionamento), vengono pagati per recitare il ruolo, quindi alla fine si arriva alla inquietante polarizzazione emotiva? Invece no, io voglio donare. Perché, vuoi con escamotage narrativi, vuoi perché i problemi ci sono, vuoi perché cominciano dalla mattina presto, mi hanno fatto credere che sono responsabile di tutto il male del mondo.

Sono onnipotente. Certo, voi dite, solo un pazzo può pensare che il suo battito d’ali causi il tornado e comunque questa logica non è logica, perché poi il tornado cosa causerebbe? Si andrebbe avanti all’infinito in una apocalittica e perversa spirale atmosferica. Non mi convincete: davvero, fatemi diventare buono, uno che si interessa al mondo. Vi chiedo una carità: posso scegliere (simbolicamente parlando) razionalmente una associazione e non 100 emotivamente? Posso impegnarmi in un progetto perché capisco il senso della battaglia?  Bene, questa cosa non si può fare. Perché la realtà, metti per esempio la fame nel mondo, è molto complicata da affrontare, non è come la raccontano in prima battuta i suddetti soggetti (vedi il problema della moria delle api) e richiede analisi, passione per la complessità, e un certo sospetto per le semplificazioni.

Purtroppo, il mondo si complica, i soggetti richiedenti si moltiplicano (tutti chiedono ma potrei rimanere solo io a donare) ma il mio apparato decisivo è rimasto al paleolitico. Vista la difficoltà di dire un sì o un no, ragiona per euristiche: scelte semplificate. Che sì, spesso conservano una saggezza atavica, altre volte sono piene di errori. Soprattutto soggette ad umori. Se un giorno mi sveglio storto, non dono niente. Se un altro giorno hanno pubblicato un mio articolo e sono felice, faccio il biglietto alla macchinetta della stazione e dono 0.50 centesimi. Questa cosa non riguarda solo me. Ma pure i predicatori, le Onlus e noi tutti cittadini del mondo: tutti noi scegliamo di far leva sulle emozioni e drammatizzare, e solo per essere ascoltati. O seguiamo l’onda o la creiamo. Problema: tutto ciò esclude in gran parte l’arte della misurazione. Uno dei pochi modi che abbiamo per entrare in disaccordo con le nostre opinioni: i fatti misurati possono fornirci un buon punto di partenza, a lordo dei nostri umori, per prendere decisioni più sagge. Problema: la misura non è per noi umani. Siamo in tanti, vogliamo farci sentire, semplifichiamo, qualcuno alla fine donerà. Come uscirne? Ci vuole, temo, l’intelligenza artificiale. Che non vuole conquistare il mondo, non ha corpo, né desideri, quindi non vuole andare nei programmi alla moda a dire la sua, più semplicemente conta e misura: potrebbe fornirmi indicazioni valide sulla mia scelta.

Così che, invece di sentirmi sopraffatto dalle immagini, dalle prediche come se diluviasse, invece di bisticciare sul contenuto del bicchiere, se è mezzo pieno o mezzo vuoto, io arrivo a dire grazie alla A.I. che si tratta di 45 cl. Abbastanza per decidere. Poi libero da immagini e ricatti, posso tornare a essere umano: sbagliare, cadere, contraddirmi, pensare, ragionare e maledire, senza che nessuno mi fermi facendomi sentire responsabile di tutto: ah e solo per avere 9 euro. Ps. le api impollinano kiwi, frutto della passione, sorbo, anguria, zucca e zucchine, i pomodori in serra si preferiscono i bombi alle api. E in più: il 90 per cento del cibo che mangiamo non dipende dall’impollinazione entomofila (per dire il grado di complicazione).

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