Il video è stato registrate dalle bodycam degli agenti ed è una delle prove più importanti nel processo a Mangione, sia per la difesa che per l'accusa.
Si è scoperto che Oliver Sacks “ritoccò” alcuni casi clinici per rendere i suoi libri più appassionanti e comprensibili
Un'inchiesta del New Yorker ha rivelato diverse aggiunte e modifiche fatte da Sacks ai veri casi clinici finiti poi nei suoi libri.
Oliver Sacks interveniva narrativamente su alcuni dei suoi celebri casi clinici, per renderne la lettura più gradevole e coinvolgente. A rivelarlo è stato il New Yorker, che ha pubblicato un’indagine della giornalista Rachel Aviv condotta analizzando i diari, le lettere e gli appunti d’archivio di Sacks conservati alla New York Public Library. Dal confronto tra questi materiali e i testi dei suoi libri emerge che Sacks aggiungeva dettagli, riorganizzava episodi e inseriva elementi personali per rendere più efficaci le storie che hanno contribuito alla sua fama di divulgatore scientifico. Le “libertà creative” riguardano soprattutto testi come Risvegli e L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, che resero il neurologo più famoso del mondo.
Il nodo centrale, spiegano gli studiosi citati dal New Yorker, riguarda il rapporto tra fedeltà tra gli atti clinici e la ricostruzione degli stessi a fini narrativi e divulgativi. Sacks privilegiava spesso un registro letterario che gli consentiva di raccontare la vita interiore dei suoi pazienti, enfatizzando episodi o dialoghi che rendessero più chiaro il funzionamento dei disturbi neurologici. Questa scelta contribuì enormemente all’efficacia e quindi al successo dei suoi libri, avvicinando un pubblico vastissimo a temi complessi, ma adesso sta sollevando interrogativi sulla rappresentazione della malattia e sulla trasparenza nel racconto medico. Secondo Aviv, Sacks stesso era consapevole di camminare su una linea sottile: voleva proteggere l’identità dei pazienti, ma anche creare storie che “funzionassero” sul piano letterario.
Le nuove analisi alimentano un dibattito che riguarda non solo Sacks ma l’intero genere della “narrativa clinica”. Il fatto che Sacks si inserisse come un personaggio nei suoi stessi racconti, come mostrano gli archivi, era per lui un modo per rendere esplicito il coinvolgimento emotivo del medico, ma questa scelta, che potremmo definire “autoriale”, suscita oggi molti e profondi dubbi etici e deontologici. Alcuni però difendono l’approccio di Sacks, sostenendo che il suo lavoro di medico e di scrittore sia da inserire in un’epoca storica molto diversa, con una sensibilità molto distante da quella attuale, fatto che permetteva alla narrativa clinica di prendersi libertà difficili da contemplare oggi. Per molti studiosi le sue scelte costituiscono un precedente che continua a segnare la scrittura scientifica contemporanea, nonostante i difetti, le imperfezioni e anche gli errori.
Nati negli Stati Uniti e arrivati adesso anche in Europa, a quanto pare sono un efficace (e soprattutto gratuito) strumento di gestione dello stress.
Parole come narcisista, codipendenza e neurodivergente fanno ormai parte del linguaggio comune. Ma spesso le usiamo senza capirle davvero e il loro abuso sta contribuendo al peggioramento della salute mentale di tutti.