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Negli Usa il Parmigiano Reggiano è così popolare che un’agenzia di Hollywood lo ha messo sotto contratto come fosse una celebrity La United Talent Agency si occuperà di trovare al Parmigiano Reggiano opportunità lavorative in film e serie tv.
I farmaci dimagranti come l’Ozempic si starebbero dimostrando efficaci anche contro le dipendenze da alcol e droghe La ricerca è ancora agli inizi, ma sono già molti i medici che segnalano che questi farmaci stanno aiutando i pazienti anche contro le dipendenze.
Kevin Spacey ha raccontato di essere senza fissa dimora, di vivere in alberghi e Airbnb e che per guadagnare deve fare spettacoli nelle discoteche a Cipro L'ultima esibizione l'ha fatta nella discoteca Monte Caputo di Limisso, biglietto d'ingresso fino a 1200 euro.
Isabella Rossellini ha detto che oggi non è mai abbastanza vecchia per i ruoli da vecchia, dopo anni in cui le dicevano che non era abbastanza giovane per i ruoli da giovane In un reel su Instagram l'attrice ha ribadito ancora una volta che il cinema ha un grave problema con l'età delle donne. 
Da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco, le donazioni per Gaza si sono quasi azzerate Diverse organizzazioni umanitarie, sia molto piccole che le più grandi, riportano cali del 30 per cento, anche del 50, in alcuni casi interruzioni totali.
Lorenzo Bertelli, il figlio di Miuccia Prada, sarà il nuovo presidente di Versace Lo ha rivelato nell'ultimo episodio del podcast di Bloomberg, Quello che i soldi non dicono.
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.

Giornali: buone notizie

I due grandi giornali americani vivono un momento di rilancio (anche grazie a Trump): le lezioni di New York Times e Washington Post.

26 Luglio 2017

Recentemente ho avuto la piacevole opportunità di chiacchierare con Mark Thompson, Ceo del New York Times dal 2012 e già Director General della Bbc. L’occasione è stata la presentazione dell’edizione italiana del suo libro, pubblicato da Feltrinelli, sulla presunta fine del dibattito pubblico, una solida ricostruzione storica sui linguaggi condivisi della politica, della società e dei media. Media che ovviamente, visto il ruolo ricoperto da Thompson, sono stati uno dei principali argomenti della nostra breve conversazione. «Al New York Times» – ha raccontato Thompson – «sul tema del modello di business da adottare, abbiamo una tesi molto definita: investire nel giornalismo di qualità ti dà la possibilità di trovare lettori impegnati e clienti disposti a pagare. Siamo arrivati a due milioni di abbonati digitali globali, che si vanno aggiungere al milione dell’edizione cartacea. Io credo che possiamo arrivare tranquillamente a dieci milioni. Crediamo che avere fiducia in un pubblico che ha fame di capire cosa succede nel mondo e avere il coraggio di investire nella qualità di quello che fai sia il miglior business model possibile».

I numeri ufficiali pubblicati sembrano effettivamente dargli ragione: i nuovi abbonati digitali nel solo ultimo trimestre del 2016, secondo quanto diffuso dallo stesso quotidiano, sono stati 276 mila, più di quelli del 2013 e del 2014 messi insieme. A cosa si deve questa tendenza positiva? Gli analisti, per riassumere velocemente discorsi altrimenti complessi e appassionanti solo per gli addetti ai lavori, individuano due grandi cause: da una parte un 2016 storico e portatore di instabilità e grandi novità in campo politico, dalla Brexit all’elezione di Trump soprattutto; dall’altra al miglioramento costante del livello dei contenuti e dei prodotti offerti dalle testate più autorevoli. L’effetto Trump è fuori discussione: si pensi a quello che ha rappresentato dalle presidenziali americane fino alle ultime ore sulla scena pubblica americana e mondiale un brand come il Washington Post, capace di andare così a fondo nelle trame politiche del nuovo inquilino della Casa Bianca, da meritarsi, insieme al Times di cui sopra e alla Cnn, l’appellativo di «vera opposizione» da Trump in persona.

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La rinascita del WaPo, suggellata dai dati ufficiali che dicono che il giornale della capitale americana è tornato a fare utili nel 2016 dopo un decennio di declino costante, non parte con Trump. Parte nel 2013, con Jeff Bezos, il capo di Amazon, che lo acquista con una missione ben precisa: portare nella contemporaneità un marchio storico, calandolo nell’era digitale senza disintegrarne il fascino e l’autorevolezza, rendendolo attrattivo per le nuove generazioni senza spiazzare quelli più in là con l’età. Il messaggio di Bezos è stato “non si sbaracca, anzi, si rilancia”, conscio di una lezione appresa da Amazon con i libri: l’ossessione sono il lettore e la sua esperienza, di lettura, di intrattenimento, di acquisto, di affiliazione. Morale della favola, si legge in un comunicato ufficiale di fine 2016 a firma del Ceo del Washington Post Fred Ryan: «Stiamo assumendo dozzine di giornalisti nuovi; abbiamo visto cos’ha funzionato nel 2016 e stiamo investendo lì». Dove «lì» vuol dire: da una parte l’esperienza e le piattaforme “i video, l’esperienza da mobile”, e dall’altra il giornalismo di qualità, che resta il core business della ditta, con il potenziamento del team investigativo che tante soddisfazioni sta regalando a lettori e giornalisti.

A ottobre, di passaggio a Washington, ho avuto occasione di chiedere a uno storico e ancora attivo opinionista del Post stesso, uno di quelli che anagraficamente avrebbe tutto il diritto di interessarsi il giusto al digitale e ai modelli per il futuro, come procedeva con la gestione Bezos. «Benissimo», mi ha confessato, «del resto come vuoi sentirti quando una delle persone più ricche e intelligenti del pianeta si innamora di quello che fai e decide di investirci? Capisce il nostro lavoro e la nostra visione, e noi ci siamo messi sotto a capire il suo di lavoro e la sua di visione. Con entusiasmo e con umiltà. E credo che i lettori se ne stiano accorgendo». Pare proprio di sì. Una bella lezione per tutti.

Dal numero 31 di Studio, in edicola
Immagini Getty Images
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